Palermo. No ad ogni forma di razzismo

  

Circa 700 studenti abbracciano il Teatro Massimo in una catena umana per la «Giornata mondiale contro il razzismo» dell’Onu. Una modalità – comune ad altre 34 città italiane – scelta dall’Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale per commemorare le vittime di colore dell’eccidio di Sharpeville del 1960. « I valori positivi – spiega Patrizia Montemaggiore, maestra della materna Villagrazia – bisogna apprenderli fin da piccoli». Il coordinamento palermitano è dell’Arcigay: «L’obiettivo è dire ”no” a tutti i razzismi, mentre la cronaca parla di gay pestati a Varese, di sbarchi a Lampedusa e della strage di Tolosa. Nella catena umana estranei si danno la mano in cerchio, forma nella quale tutti sono uguali».
La multiculturalità è realtà negli istituti palermitani. «I ragazzi – commenta Sara Di Gesu, insegnante all’Antonio Ugo – sono abituati a convivere con varie etnie. Gli stranieri sono più bravi a scuola, ma sono divisi tra cultura d’origine e pressioni dei coetanei per l’omologazione». Un esempio è Michael, ghanese in Italia da 4 anni, che va in terza media: «All’inizio – spiega – ho avuto difficoltà ad integrarmi, ma ora sto bene. Però una parte di me avrebbe voluto rimanere in Africa». A sostegno c’è la Provincia di Palermo: «Aiutiamo – dice Massimo Rizzuto, assessore alle Politiche sociali – per logistica e progetti. Ad esempio, promuoviamo un corso sul modo di rapportarsi alla comunità Rom». «Abbiamo comitati degli studenti – racconta Marilena Salemi, professoressa dell’Antonio Ugo – per l’interculturalità o l’ambiente e facciamo incontri con personaggi di quell’ambito. Per questa giornata abbiamo studiato il romanzo ”Il razzismo spiegato a mia figlia”». «Noi – evidenzia Anna Rosa Crivello, professoressa dell’Itc Crispi – siamo già multietnici. L’anno scorso avevo in classe ragazzi da Ucraina, Colombia e Sri Lanka».
Massimo Gucciardo


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