L’Agesci sugli omosessuali: «Non facciano i capi scout»

  

ROMA Padre Francesco Compagnoni è l’assistente ecclesiastico del Masci, il Movimento italiano degli scout adulti cattolici. Ieri ha parlato di omosessualità durante una lezione per scout dell’Agesci. E non ha avuto dubbi: «Le persone omosessuali adulte nel ruolo di educatore costituiscono per i ragazzi loro affidati un problema educativo. Il capo è il modello per i suoi ragazzi e sappiamo che gran parte dell’effetto educativo dipende dall’esemplarità anche inconscia che proviene dall’adulto». Le polemiche sono arrivate a valanga da tutte le associazioni omosessuali d’Italia. Anche perché padre Compagnoni non si è limitato a parlare di «problema educativo». Ha rilanciato, in un documento pubblicato poi sul sito web dell’Agesci: «Secondo me se un ragazzo o una ragazza presenta in diversi modi tendenze omosessuali bisognerebbe parlare con i genitori e consultare un esperto, uno psicologo dell’età evolutiva o, ancora meglio, un pedagogista». La valanga di polemiche degli omosessuali italiani è andata montando per tutta la giornata, anche dopo altre parole, quello di uno psicologo che anche lui è stato relatore al convegno dell’Agesci, Contardo Seghi. Pure lo psicologo Seghi ha posto la questione del problema educativo di un ipotetico capo omosessuale, senza mezzi termini: «Un capo di questo tipo affetto da protagonismo, se omosessuale nel percorso di rafforzamento della propria identità può sentire di dover passare attraverso l’espressione pubblica del suo orientamento sessuale. Questa situazione può non essere opportuna in riferimento al percorso di crescita dei ragazzi». Fra le reazioni più indignate è spiccata quella di Franco Grillini, già leader storico dell’Arci Gay, oggi responsabile dei diritti civili per l’Italia dei Valori: ha definito «disumane» le affermazioni del convegno degli scout cattolici. E ha aggiunto: «Fino a qualche tempo fa l’Agesci era una delle organizzazioni cattoliche più aperte e sensibili ai cambiamenti della società. E adesso? Con queste dichiarazioni dove si parla di omosessualità come problema, dove si nega la possibilità che un omosessuale ossa fare il caposcout sembra essere tornati a posizioni preconciliari». A ruota la reazione anche un po’ incredula di Paolo Patanè, attuale presidente nazionale dell’Arcigay. «Sono colpito dalla monolitica categoricità delle linee guida degli scout cattolici» ha detto Patanè. E ha aggiunto: «La natura, l’identità e la dignità delle persone viene piegata da Agesci ad un approccio parziale e inevitabilmente ideologico che a mio avviso intacca profondamente quella stessa cultura del rispetto di cui il movimento scout dovrebbe essere portatore». Più pacato il commento di Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia: «Il fatto che l’Agesci si confronti con il tema dell’omosessualità e le relative discriminazioni è certamente positivo. Il nostro augurio, però, è che si apra un confronto con tutte le opinioni in campo. Ma, soprattutto, si comprenda che l’omosessualità è una variante naturale della sessualità, come ha dimostrato la scienza mondiale». Laconico, invece, il commento di Flavia Madaschi, del comitato organizzatore del prossimo gay pride nazionale che si svolgerà a Bologna il 9 giugno: «Il documento è la fiera del pregiudizio anti gay: un tuffo in un passato di banalità e ignoranza, stereotipi e volgarità». L’Agesci risponde alle polemiche affermando che il seminario è stata un’occasione per riflettere sul tema dell’omosessualità: «Abbiamo chiesto il contributo di esperti di varie discipline: le loro opinioni sono riportate negli atti e, da parte nostra, riteniamo di avere nessuna risposta preconfezionata». Al. Ar.


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