Il Cassero festeggia i suoi primi 30 anni: «Vinse il diritto»

  

Era caldo come in questi giorni, ma soffiava una leggera brezza, che accompagnò il corteo da Piazza Maggiore a Porta Saragozza con uno striscione in testa che recitava «L’è mei un fiol leder che un fiol buson». Ancora non si chiamava «pride», ma il 28 giugno di trent’anni fa si realizzò una conquista importantissima per Bologna e per tutto il movimento gay italiano: l’inaugurazione dell’autogestione del Cassero da parte del Circolo di cultura omosessuale XXVIII Giugno. Da quell’esperienza, chiamata come i locali della Porta, tre anni dopo è nata l’Arcigay, nel 2001 c’è stato il trasferimento negli spazi molto più ampi dell’ex-Salara e oggi gli iscritti all’Arcigay sono 228mila. E pensare che quel giorno erano solo 200, ricorda Beppe Ramina, primo presidente della neonata Arcigay: «Erano due anni che battagliavamo per quella sede, c’era una certa ritrosia da parte della giunta a darci il Cassero, perché la Porta ospita la lapide dedicata alla Madonna, ma noi insistevamo». E in un incontro avvenuto poche settimane prima del 28 giugno con Renzo Imbeni, allora segretario del Pci bolognese, il movimento gay fece valere le sue ragioni: «Non si trattava di un luogo sacro, c’erano già altre associazioni, come una polisportiva, e pensavamo di mettere a posto il circolo Fabris, che era andato a fuoco ed era gestito da Ivano Marescotti», dice il consigliere Idv Franco Grillini, anche lui in quella storica marcia. Ci fu una raccolta di firme. Annamaria Carloni, futura moglie di Antonio Bassolino, era responsabile della federazione femminile del Pci e disse: «Dobbiamo fidarci degli amici del circolo XXVIII giugno», ma poi ci si mise anche la Curia bolognese con l’ostruzionismo del cardinale Antonio Poma. «La decisione fu abbastanza combattuta e alla fine Imbeni cedette continua Ramina , ebbe la lucidità di capire e antepose il diritto alla realpolitik. Fu il momento di svolta. Comunicammo la notizia da Radio Città dove ero in trasmissione». E quando il Cassero, quel 28 giugno, per la prima volta aprì al movimento gay, in terrazza Ramina fece suonare un valzer di Strauss e lo ballò abbracciato all’allora assessore alla Cultura Sandra Soster, in un momento che fu immortalato dai fotografi per sempre. A. Rin.


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