A rischio le attività contro le discriminazioni e i progetti portati avanti dall’Ufficio Antidiscriminazioni Razziali. La spending review taglia i finanziamenti. Appello delle associazioni lgbt.
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La spending reviwev di cui tutti i giornali parlano in questi giorni, ovvero i tagli alle spese ideati dal governo Monti, rischiano di infliggere un colpo fatale all’Unar, Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale. A denunciarlo sono alcune associazioni italiane impegnate nel campo dei diritti umani e contro le discriminazioni, tra cui molte lgbt, che in una nota esprimono ” sgomento e massima preoccupazione nel constatare come l’enorme lavoro svolto dall’ente, grazie alla direzione di Massimiliano Monnanni, sia in pericolo a causa di un’applicazione indiscriminata della spending review che non ne riconosce i meriti”. Le associazioni denunciano, la mancanza di “un’attenta valutazione politica” che sarebbe dovuta avvenire “prima di arrivare a conseguenze che oggi rischiano di stroncare il futuro stesso dell’ufficio, attraverso la contemporanea perdita della direzione, il drammatico ridimensionamento dell’organico , la dispersione di competenze, conoscenze e esperienze assolutamente insostituibili in un momento complesso come quello che viviamo”.
“In questi tre anni – scrivono le associazioni -, l’Ufficio nazionale contro le discriminazioni ha infatti scritto pagine importanti nella diffusione di prassi antidiscriminatorie, costruzione di reti, contrasto ai fenomeni di discriminazione e apertura di tavoli che hanno creato preziose relazioni, sollecitando straordinarie sinergie e ottenendo riconoscimenti dal Consiglio d’Europa, dalla Commissione europea e dalle Nazioni Unite. Unar ha messo in campo attività finanziate in larghissima misura da fondi europei e grava assai poco sul bilancio del nostro Paese e soprattutto dovrebbe essere assunto a modello per la capacità di utilizzo dei fondi europei”.
Basti pensare agli ultimi mesi per citare solo alcuni esempi delle attività svolte dall’Unar e dei progetti avviati. Si parla di iniziative che non potrebbero andare avanti senza un coordinamento forte e un coinvolgimento delle autonomie locali, ruolo che, secondo le associazioni, solo l’Unar può svolgere al meglio. Si tratta della Strategia nazionale di inclusione dei ROM, Sinti e Camminanti, del Piano nazionale di azione contro razzismo e xenofobia, del Programma per l’applicazione della Raccomandazione del Consiglio d’Europa su orientamento sessuale e identità di genere, dell’apertura e la programmazione di attività di Unar al contrasto della discriminazione sulla base della disabilità.
La preoccupazione principale delle associazioni è “il rischio che si spezzi qualunque continuità d’azione nel contrasto alle discriminazioni, con gravi infrazioni di obblighi derivanti da trattati e direttive dell’Unione e gravi e concrete sofferenze per la vita di tante persone”. Per questo si ritiene “urgentissima un’assunzione di responsabilità delle Istituzioni e dei partiti, e invochiamo una nuova riflessione da parte del Governo e del Presidente del Consiglio, perché si adottino tutte le soluzioni possibili per mantenere ad UNAR, e al nostro Paese, le condizioni per una seria strategia di contrasto alle discriminazioni tutte, in un momento in cui sulla convivenza civile, l’equità, la dignità, si gioca tanta parte della nostra capacità e credibilità nel rilancio dell’Italia”.
Al momento, hanno sottoscritto l’appello al governo le seguenti associazioni: Agedo, Arcigay, Associazione Nevo Drom, Associazione Sucar Drom, Associazione radicale “Certi diritti”, ENAR – European Network Against Racism Italia, Federazione Rom e Sinti Insieme, FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, MIT – Movimento identità transessuale, Parks – Liberi e Uguali, Rete Lenford, Sinti nel mondo e Telefono Azzurro.
Sul sito di Arcigay, l’elenco aggiornato con le adesioni.