Torino. Pd e gay, Bragantini prova a mediare

  

DALL’ASSEMBLEA nazionale alla direzione provinciale torinese. Il tema dei diritti e dei matrimoni gay che ha infiammato la riunione romana con lo strappo di tre dirigenti del partito che hanno riconsegnato la tessera (fra questi il torinese Andrea Benedino), si trasferisce oggi a Torino, dov’è in programma la direzione provinciale che deve votare i due ordini del giorno depositati. Quello vicino alle posizioni di Bindi firmato da Gariglio, Lepri, Bobba, Taricco e Merlo, e condiviso dal segretario Gianfranco Morgando, e quello, laico, di Mario Sechi, firmato da una trentina di dirigenti (Curti, Esposito, Stara, Cassiani fra gli altri) che giudica «urgente il voto per il riconoscimento del diritto civile delle persone omosessuali a formare una
famiglia, attraverso l’allargamento dei diritti e dei doveri previsti dal matrimonio civile, anche alle coppie formate da persone del medesimo sesso». La segretaria provinciale Paola Bragantini è al lavoro per trovare una sintesi: «Credo che Benedino e gli altri abbiano reagito d’impulso. Io sono favorevole ai matrimoni gay, ma ritengo che le riforme non possano essere portate avanti con gli strappi». L’Arcigay di Torino interviene chiedendo alla direzione provinciale un gesto di responsabilità: «I nostri diritti non sono un’offerta sacrificale da bruciare sull’altare di un’alleanza con l’Udc e non sono qualcosa sulla quale si possono scontrare correnti per conflitti interni al partito».
(s.str.)


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