«Firmalove», la Cgil con Arcigay Oliari contro Frau (Pdl): straparla

  

Alla campagna «Firmalove» aderisce anche la Cgil del Trentino. Lo comunica in una nota la segreteria della confederazione di via dei Muredei che ricorda l’impegno costante del sindacato a favore dei diritti civili e contro ogni forma di discriminazione. La Cgil del Trentino quindi sosterrà la raccolta di firme promossa da Arcigay e Arcilesbica, a favore della discussione in consiglio provinciale di una legge di iniziativa popolare affinché la Provincia di Trento garantisca la parità di diritti di ogni persona in ordine al proprio orientamento sessuale e alla propria identità di genere, riconoscendo ogni discriminazione come una violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali e promuova adeguate iniziative per il superamento delle condizioni di discriminazione fondate sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sull’intersessualità, per realizzare l’uguaglianza delle cittadine e dei cittadini. A questo proposito, anche allo scopo di promuovere la raccolta di firme, la Cgil del Trentino organizzerà un incontro pubblico sul tema della discriminazione sessuale la sera di lunedì 24 settembre con la presenza a Trento dell’onorevole del Pd, Paola Concia e della segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica.
Per parte sua, Enrico Oliari, presidente di GayLib (gay di centrodestra), replica alle esternazioni di Raimondo Frau: «Trovo incredibile che vi sia ancora chi, del Pdl, osi dare la colpa ai gay della “disgregazione della famiglia italiana”: è evidente che Frau straparla, perché se la famiglia è disgregata lo di deve al costo della vita, al caro-casa, alle politiche inadeguate, a quanto costa mandare un foglio all’università, tutte cose di cui è responsabile la classe politica, non i gay italiani». Oliari, nella nota che ha diffuso ai media, continua dicendo che «mentre le famiglie italiane annaspavano, Berlusconi si concedeva le serate con Ruby ed il suo partito lo difendeva: è assurdo che siano loro a parlare di “valori della famiglia”, non ne hanno diritto».


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