ROSARIO DI RAIMONDO
SI POTREBBE definire il «presidente rottamatore ». Che vuole forzare gli schemi di un’associazione, Arcigay, diventata negli anni «troppo simile a un partito», indebolita dalle lotte interne, poco unita sulle istanze del movimento lgbt. Vincenzo Branà, 35 anni, giornalista, è il nuovo numero uno del Cassero di Bologna. Prende il posto di Emiliano Zaino alla guida di uno dei più importanti avamposti omosessuali in Italia.
«Siamo in trincea — avverte Branà, spiegando come intende lavorare nei prossimi tre anni di mandato assieme alla vicepresidente Valeria Roberti e agli attivisti — somigliamo troppo ai partiti, con le loro promesse e i loro linguaggi politicamente corretti. Dobbiamo tornare ad essere un movimento, continuare le nostre battaglie e le nostre rivendicazioni».
BEN vengano, dal suo punto di vista, le manciate di riso e brillantini lanciate alla presidente del Partito democratico Rosy Bindi alla Festa dell’Unità o il matrimonio omosessuale celebrato dal capogruppo Pd Sergio Lo Giudice tra due donne, Ida e Mariagrazia. Gesto che ha scatenato le polemiche di Curia e cattolici. «Quelle donne sono felici. Uno degli aspetti più brutti di questa polemica è che non si tiene conto della realizzazione di un desiderio da parte di una persona che ha lottato una vita per emanciparsi assieme alla compagna, e che vede questa vita scorrerle tra le mani senza poter vedere riconosciuti i propri diritti». Il presidente rottamatore promette queste ed altre battaglie. Solo il tempo dirà se serviranno e saranno utili alle istanze reclamate a gran voce dal movimento omosessuale. «Il Cassero è una parte di Arcigay, una delle più forti, importanti, storiche. Il suo ruolo è quello di portare un contributo positivo in questo momento di difficoltà che la comunità gay sta vivendo».
Per questo motivo il neopresidene mette subito sul piatto, come ipotesi e come provocazione, la clamorosa uscita da Arcigay: «O si lavora in rete e si è forti oppure rischiamo di essere evanescenti nel nostro dibattito. Non comportiamoci da partito» è il concetto che sottolinea più volte. Per ottenere il riconoscimento delle istanze lgbt, a partire dai matrimoni omosessuali, è«necessario incidere, non ritirarsi sull’Aventino ».
E la debolezza dell’associazione nazionale, che a novembre si riunirà a Ferrara per scegliere a sua volta il proprio presidente tra due fazioni agguerrite, «non aiuta la nostra battaglia. Noi abbiamo a che fare con la vita delle persone, questo aspetto non può passare in secondo piano rispetto alla struttura interna di Arcigay. Noi dobbiamo suonare la sveglia ai partiti».
Arcigay Bologna: Branà nuovo presidente
Questo articolo è stato scritto il 24 settembre 2012.
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