Coppie di fatto, via alle iscrizioni In fila Hutter e la figlia di Vecchioni

  

L’ex consigliere: la penna per firmare l’avrei voluta arancione
di MASSIMILIANO MINGOIA MILANO LA PENNA è enorme e rossa. «L’avremmo voluta arancione (il colore della campagna elettorale del sindaco Giuliano Pisapia, ndr), ma non l’abbiamo trovata», scherza Paolo Hutter, ex consigliere comunale milanese ed ex assessore a Torino. Hutter e il suo compagno Paolo Oddi sono la prima coppia a iscriversi al registro delle unioni civili istituito dal Comune di Milano. La penna enorme e rossa serve ai due Paoli per firmare l’atto e ottenere il relativo attestato. Costo complessivo delle registrazione: 29,56 euro. Tant’è. Ore 8.45 di ieri mattina, ufficio al secondo piano di via Larga, sede dell’anagrafe cittadina. In totale, compresi Hutter e Oddi, sono 18 le coppie (14 eterosessuali, 4 omosessuali) che si sono prenotate per l’iscrizione al registro delle unioni civili nel primo giorno utile per farlo (le prenotazioni totali, per ora, sono 128: 88 coppie etero, 40 omo). Tra le quattro coppie gay ci sono anche Francesca Vecchioni, figlia del cantautore Roberto Vecchioni, e la sua compagna Alessandra Brogno. Al momento della firma, in braccio alle due donne, ci sono le loro gemelle di quattro mesi, nate in Olanda con la fecondazione eterologa. A FARE GLI ONORI di casa, in via Larga, c’è l’assessore ai Servizi civici Daniela Benelli, che regala un bouquet di fiori a tutte le coppie registrate. Presenti anche la presidente della commissione Affari istituzionali Marilisa D’Amico (Pd) e i consiglieri comunali Paola Bocci (Pd) e Luca Gibillini (Pd). Nella stanza 231 c’è una piccola folla. Coppie in attesa di registrarsi, parenti, esponenti del Comune, giornalisti. Spunta anche il presentatore dell’«Infedele» Gad Lerner, vecchio amico di Hutter e Oddi. Lerner scopre lì che il fratello e la compagna di lui sono in Comune per iscriversi al registro. «Due piccioni con una fava», sorride. C’è un clima di festa nella stanza 231 e nei corridoi di via Larga. Oddi si sbilancia: «Alla fine sono emozionato, non me l’aspettavo». Hutter, invece, è polemico: «È un atto minimale, non è l’emozione che avremmo voluto vivere. L’utilità pratica devo ancora capirla». Non basta. «Quello che vogliamo, una legge nazionale sui matrimoni omosessuali, non è ancora realtà». Non a caso Hutter, Oddi e un gruppo di militanti dell’Arcigay, al termine della «cerimonia» in via Larga, vanno in piazza della Scala e attaccano una targa ai lucchetti della statua di Leonardo da Vinci. La scritta recita: «27 giugno. In questa piazza nel 1992 si celebrarono 10 matrimoni omosessuali. Dopo vent’anni abbiamo chiuso questi lucchetti che verranno aperti quando l’Italia avrà una legge per le coppie omosessuali». Il presidente dell’Arcigay Milano Marco Mori, subito dopo, affonda il colpo: «Le bugie di Pdl e Lega si sciolgono come neve al sole. Questo strumento parla alla città e ai tanti cittadini che in pochi giorni hanno chiesto di registrarsi, forse in numero superiore ad alcuni Comuni dove il registro esiste da dieci anni». L’OPPOSIZIONE di centrodestra in Comune, intanto, ribadisce la sua contrarietà al registro. Il consigliere del Pdl Matteo Forte nota: «Massimo rispetto per le persone che si stanno iscrivendo al registro delle unioni civili. Ma la delibera uscita da Palazzo Marino le prende in giro: non ha alcun risvolto pratico e non aggiunge nulla a quanto già si poteva fare prima del provvedimento». Un altro pidiellino, il consigliere regionale Romano La Russa, parla di «autentico flop, come previsto», mentre il leghista Luca Lepore è netto: «Inaugurato il circo del nulla».


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