Milano. Firma in Comune per 18 coppie le unioni civili diventano realtà

  

OTTANTOTTO coppie eterosessuali e quaranta omosessuali: aumentano le prenotazioni per iscriversi al registro delle unioni civili del Comune di Milano, inaugurato ieri da 18 coppie che tra formalità, qualche momento di commozione e tante aspettative per il futuro hanno deciso di registrarsi come nell’ufficio dell’Anagrafe di via Larga. Nessuno di loro è contrario al matrimonio: i più, e per i motivi più diversi e più simili, al momento non hanno alternativa, in attesa di divorzi o perché la legge non permette i matrimoni gay.
Nessuna cerimonia, come annunciato da Palazzo Marino nei giorni delle polemiche furiose contro il registro, ma un fuori programma di Paolo Hutter e Paolo Oddi, la prima coppia registrata, che dopo la firma sono andati in piazza Scala e hanno “lucchettato” alle cancellate della statua di Leonardo una targa per ricordare come lì, vent’anni fa, furono celebrate simbolicamente le prime unioni gay d’Italia, chiedendo una legge per le coppie omosessuali che dia anche a loro i diritti oggi solo abbozzati da un registro comunale. Con loro Marco Mori, presidente provinciale di Arcigay che, guardando il susseguirsi di coppie nell’ufficio del registro, commenta: «Questo dimostra le bugie di Lega e Pdl, perché questo strumento vale per tutti, non solo per le coppie gay, ma per i tanti cittadini che in pochi giorni hanno chiesto di registrarsi. Non è questione di quantità: un diritto in più a uno non ne toglie uno a qualcun altro ».
Non c’era il sindaco, forse
per evitare di offrire il fianco ad altre polemiche, ma l’assessore ai Servizi civici Daniela Benelli, che dopo l’approvazione in Consiglio comunale del registro ha organizzato gli aspetti pratici, e alcuni consiglieri di maggioranza — D’Amico, Bocci, Sonego, Gibillini — che hanno portato avanti la battaglia in aula, scontrandosi anche con l’ala cattolica del Pd. «Utilizzeremo il registro per mettere ordine negli strumenti di sostegno al reddito, consapevoli che sul terreno della lotta alle discriminazioni siamo solo all’inizio. Milano sta tornando a essere laboratorio sociale e modello per tutto il Paese, ma ora il Parlamento non ci lasci soli» chiosa l’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, che ora dovrà difendere in aula un altro registro contestato dai cattolici anche della maggioranza, quello sul testamento biologico. È un altro collega di giunta, Stefano Boeri, a spiegare le prossime mosse dedicate alle coppie che, da ieri, si possono registrare come unione
civile: «Stiamo lavorando per ampliare la gamma dei servizi a cui potranno accedere, lo stiamo facendo in modo serio sapendo bene che oltre un certo limite non si può andare perché i diritti sostanziali sono regolati da leggi nazionali».
Nei prossimi giorni saranno due i funzionari che si alterneranno nella registrazione delle coppie, visto che si attendono altre iscrizioni. Ma per il consigliere
regionale del Pdl Romano La Russa quello di ieri «come era facilmente prevedibile è stato un autentico flop: il fantomatico registro ha solo fini meramente statistici senza dare alcun vantaggio o diritto. Vorrei sapere quanto costa ai contribuenti mantenere un ufficio che nasce per un capriccio ideologico». Il registro è definito «una carnevalata laicista» dal consigliere comunale del
Pdl Riccardo De Corato e «un pezzo di carta inefficace» dal consigliere leghista Luca Lepore. Su Facebook, per tutto il giorno, circolano le fotografie delle coppie appena iscritte, commentate da centinaia di persone, positivamente o meno. Sintetica la felicità dell’assessore Benelli: «Che bella festa, Milano è in Europa».
(oriana liso)


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