PALERMO – Palazzo d’Orleans, sede della giunta regionale, non sarà il «centro di gravità permanente» di Franco Battiato, il colpo grosso messo a segno dal neo governatore della Sicilia Rosario Crocetta. L’artista catanese sarà il futuro titolare alla Cultura in maniera «parziale perché non voglio cambiare mestiere», afferma, e lo farà a titolo gratuito e senza l’etichetta di assessore «che mi offende», quindi, dice il cantautore, «chiamatemi Franco». Più franco di così si muore: «Non voglio avere assolutamente a che fare con i politici – sottolinea infatti Battiato -. Ho bisogno di avere uno spazio dove ci sia libertà di organizzare degli eventi speciali che mettano in contatto la Sicilia con il resto del mondo, dalla Cina all’America e alla Germania. È un progetto ambizioso e si può fare anche con pochi soldi, come abbiamo dimostrato in passato. L’altra cosa che ho chiesto a Rosario Crocetta è di non ricevere stipendio perché ciò mi rende libero di poter lasciare l’incarico da un momento all’altro».
Crocetta si dice comunque «entusiasta» del sì ricevuto dal cantautore: «Battiato è uno dei siciliani più in gamba che ci sono. Può dare un grande contributo e per questo gli ho rivolto l’invito chiaro e onesto a scendere in campo». E mentre sul web nel pomeriggio si scatenavano commenti di tutti i tipi, ironici e compiaciuti, e il mondo politico si complimentava per la designazione – qualcuno l’ha paragonata a quella di Gilberto Gil in Brasile – in serata il neo governatore spiegava di «voler costruire tutta la squadra di assessori», partiti permettendo, sulla stessa scia, ossia in base «alle riconosciute e riconoscibili competenze». Crocetta sottolinea di voler «ripristinare il principio gramsciano degli intellettuali in politica: in un Paese dove gli intellettuali in questi ultimi anni sono stati emarginati, io dico con estrema sincerità che voglio costruire un percorso nuovo».
Che lo voglia o no, Crocetta – dovrebbe essere ufficialmente proclamato presidente della regione entro questa settimana dall’ufficio elettorale della corte d’appello – avrà a che fare con le fortissime pressioni dei partiti e dei politici che lo hanno sostenuto, Pd e Udc, ma anche con quelli di opposizione, visto che non ha maggioranza sufficiente per poter governare tranquillamente: «Voglio dialogare con i partiti, ci mancherebbe – spiega – ma loro devono proporre dei nomi validi. È questo l’appello che faccio: presentate dei nomi e io deciderò se hanno le caratteristiche che intendo dare alla giunta».
La squadra è ancora in gran parte da comporre. In questi giorni sono circolati tantissimi nomi, da quello del procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, già procuratore a Palermo, a quello del docente universitario Alfredo Galasso, avvocato antimafia, già deputato regionale del Pci ed ex membro del Csm, e Mariella Fedele, moglie del procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Nessuna conferma.
Si dà invece per certa Lucia Borsellino, figlia del giudice ucciso dalla mafia, alla guida dell’importantissimo assessorato alla Sanità. Altrettanto sicuri dovrebbero essere Emanuele Rapisarda, insegnate di liceo a Catania, non vedente, cui andrebbe la delega alle politiche per la disabilità; e Marina Lafarina, dell’Arci gay, «alla quale mi piacerebbe assegnare la delega sui diritti civili». Un altro nome che Crocetta ha in mente è quello di Mariella Maggio, ex segretaria regionale della Cgil, «che vedrei bene, considerata la drammatica situazione occupazionale».
Sulla futura giunta Crocetta non dice di più, anche perché le caselle da riempire sono ancora parecchie e alcune anche abbastanza pesanti, come quella al bilancio. C’è poi da assegnare la presidenza dell’Ars: andrà alla maggioranza o all’opposizione? E inoltre: in casa Pd chi la spunterà tra Beppe Lumia e Antonello Cracolici, gli sponsor principali del molto discusso – nonché compromettente governo Lombardo – dati entrambi in lizza per un posto in prima fila? «Non ne abbiamo ancora parlato», taglia corto Crocetta.
«Sarò Franco». Battiato dice sì a Crocetta per la Cultura
Questo articolo è stato scritto il 7 novembre 2012.
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