Donadi scippa l’Idv a Di Pietro

  

Odore di elezioni. Così Massimo Donadi infittisce il giro d’Italia per lanciare il suo movimento e preparare le liste coi candidati al parlamento. Un vero tour de force per l’ex-fan di Antonio Di Pietro ed ex-capogruppo Idv alla Camera, che sostiene di essere in grado di scippare all’ex di Mani pulite oltre la metà del partito: «perché nessuno riesce a capire il motivo di portarlo su un binario morto». Gli attacchi al presidente della repubblica, i voti contro il governo Monti, il divorzio senza appello dal Pd, la rincorsa di Beppe Grillo avrebbero fatto deragliare il movimento dipietresco. Così l’altra faccia, quella perbenista di Donadi, si presenterà alle elezioni antagonista a Di Pietro e all’interno dello schieramento di centrosinistra. Infatti Donadi e Pier Luigi Bersani si sono incontrati e hanno siglato l’alleanza, Di Pietro rimane isolato, in castigo, nella futura compagine di governo ci saranno invece gli uomini di Diritti e libertà, Dl, il movimento che Donadi sta costruendo, regione per regione. «La mia è stata una scelta difficile e sofferta dopo 12 anni trascorsi nell’Idv», assicura Donadi, «verso Di Pietro rimane stima e affetto personale, ma le sue colpe politiche sono pesantissime, ha ucciso l’Idv. Ciò che è paradossale è che Di Pietro 5 anni fa dichiarava che l’Unione era stata un fallimento per colpa della sinistra radicale, mentre oggi sta con quella stessa sinistra escludendosi dalla coalizione di centrosinistra”. Donadi è a Bologna, nella tana del lupo, o meglio della lupa, che poi sarebbe Silvana Mura, ex-consigliere regionale e ora parlamentare, da sempre braccio destro di Di Pietro e responsabile amministrativo dell’Idv. Qui è scoppiato lo scandalo dell’ex-consigliere regionale Paolo Nanni, che usava il finanziamento pubblico del gruppo in modo allegro, e qui ha lasciato qualche giorno fa l’Idv, il consigliere regionale Franco Grillini, fondatore dell’Arcigay. Donadi non ha dubbi: «Ai primi di gennaio Dl rappresenterà la parte maggioritaria di quello che è stata l’Italia dei Valori. Nei fatti stiamo facendo quel congresso che chiedevamo da un anno e lo stiamo vincendo».L’ottimismo non le manca… «Non si tratta di ottimismo» risponde «i numeri non sono opinioni. In quattro regioni (Liguria, Lazio, Campania e Puglia), l’Idv in pratica non esiste più. In altre dieci, se non è già passata con noi la metà del partito, accadrà nelle prossime settimane. Ho l’impressione di aver sollevato un vaso di Pandora: non ho fatto una chiamata, ma sono stato sommerso da telefonate per dirmi ‘ci siamo’». Secondo Donadi, Silvio Berlusconi fa parte di una stagione passata e la sua discesa in campo non farà che aggravare la crisi del centrodestra e allontanare anche i centristi mentre Grillo «sarà la grande delusione degli italiani nei prossimi anni. Una gestione così padronale del movimento non può che condurre al fallimento».Donadi fa la conta: in Campania hanno salutato Di Pietro tutti i quattro consiglieri che formavano il «suo» gruppo regionale, che è così scomparso: Eduardo Giordano, capogruppo, Anita Sala, Dario Barbirotti e Nicola Marrazzo se ne sono andati, così come i coordinatori Idv, Pino Crispino e Vincenzo Lippiello, e i componenti del coordinamento regionale Luciano Ceccacci e Stefano Buono. Per ora ha aderito a Dl, Anita Sala, ma Donadi sta cercando di raccogliere tutto il gruppo. In Puglia, Dl ha già un coordinatore, è l’ex-segretario regionale Idv, Sebastiano De Feudis: «la passione dei tanti militanti traditi dall’Idv è incoraggiante» dice Donadi «si sono allontanati dalla politica perché non sono mai stati coinvolti nelle decisioni. Adesso si incomincia una nuova, appassionante avventura». Gli fa eco Giovanni De Lorenzi, ex-segretario regionale Idv in Friuli-Venezia Giulia: «Non credo che l’Idv possa rimanere riferimento per le speranze di quanti chiedono il cambiamento. Non corrisponde più alle attese degli italiani, per questo me ne vado in Dl». Mentre a Padova, l’ex-capogruppo in provincia, Antonio Albuzio, passa dall’Idv a Dl «a causa dell’abbandono delle idee che abbiamo creduto essere fondanti di questo partito». Donadi raccoglie le adesioni e si prepara alle elezioni, sarà una spina nel fianco di Di Pietro e porterà voti a Bersani. Agli Idv pentiti riuniti a Bologna dice: «A gennaio presenteremo un programma con la proposta di riforme radicali, sui diritti, soprattutto civili e dei lavoratori, sulla laicità dello Stato e sull’etica pubblica, vi sono 7mila aziende partecipate pubbliche che in molti casi succhiano risorse per consigli di amministrazione onerosissimi senza produrre benefici.Razionalizzando e tagliando in questi settori si recuperano risorse per due finanziarie. Poi bisogna ridurre i livelli istituzionali, le Regioni per come sono strutturate oggi sono inutili carrozzoni che gestiscono male la sanità e poco altro».Poi afferma di avere votato Bersani alle primarie e di sperare che non vi sarà bisogno di un’alleanza con «quell’Udc che vota no alle legge contro l’omofobia. Pierferdinando Casini è l’eterno fidanzato bello, ricco e capriccioso che punta ad un buon matrimonio di interesse, ovvero l’insostenibile leggerezza dell’essere al potere, che va dove lo porta la brezza di governo, chiude, apre, richiude e riapre la bottega dell’Udc a seconda delle ghiotte offerte di mercato».©


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