Pd, troppi “blindati” per il listino e Donini brinda con i candidati

  

di SILVIA BIGNAMI
AL PD si è “ristretto” il listino. Si moltiplicano infatti i “papabili” per la quota blindata di candidati. Mentre è partito il conto alla rovescia verso le primarie di domenica tra gli aspiranti a un seggio, a Roma si cercano i nomi giusti da piazzare nella lista sicura dei cento parlamentari scelti direttamente da Pierluigi Bersani, con alcuni “paracadutati” che potrebbero trovare un posto sicuro in Emilia Romagna, e alcuni bolognesi che potrebbero invece emigrare altrove, per evitare di ingolfare la lista regionale e di far slittare in posizioni poco sicure coloro che si piazzeranno in posti eleggibili con le primarie.
Lo stesso segretario nazionale Pd Pierluigi Bersani, piacentino, potrebbe candidarsi come capolista in Emilia Romagna, ma è probabile che alla fine opti per un’altra regione, perché qui l’ingorgo è dietro l’angolo. Sempre in Emilia ci sarebbero infatti anche Dario Franceschini, di Ferrara, e Maurizio Migliavacca. Tutti nomi per la Camera, mentre al Senato secondo alcune indiscrezioni, il primo posto in lista potrebbe alla fine tornare ad Anna Finocchiaro, che affronterà le primarie a Taranto, e che fu capolista al Senato in Emilia già alle scorse elezioni. Il ticket Franceschini- Finocchiaro rispecchierebbe le intenzioni di Bersani, che vorrebbe l’uno e l’altra alla presidenza di Camera e Senato. Un segnale politico, anche se dal Pd regionale assicurano che è ancora presto per le ipotesi.
Spuntano anche nuovi “blindati”. Potrebbe rientrare in quota nazionale l’ex sindaco di Piacenza Roberto Reggi, organizzatore della campagna di Matteo Renzi. È dato ormai per certo nel listino il politologo Carlo Galli, cui s’è aggiunto anche nei giorni scorsi il nome di Alberto Melloni, presidente dell’Istituto di Scienze religiose. Lo stesso deputato cattolico Gianluca Benamati, che ha rinunciato all’ultimo alle primarie, sarebbe già nella lista dei parlamentari indicati per il listino da Beppe Fioroni. Discorso simile per Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, che potrebbe sfruttare la sua origini e finire blindata nelle Marche. Un ingorgo che comincia a preoccupare qualche primarista, spaventato che i blindati romani possano scalzare dai posti sicuri coloro che vincono le consultazioni di domenica. Il segretario Pd Raffaele Donini ha organizzato un evento con tutti i candidati domani mattina alle 10 in piazza Re Enzo: ci sarà un banchetto informativo, e poi un brindisi con primaristi e cittadini alle 12. Nel frattempo, mentre anche Sel ha comunicato ieri i 37 seggi di voto per i candidati vendoliani, i comitati elettorali degli aspiranti Pd si confrontano a colpi di appelli. Ieri Andrea De Maria ha sfoderato una lista di intellettuali a suo sostegno. Tra i tanti, spiccano i nomi di Daria Bonfietti, presidente dell’associazione delle vittime di Ustica, e di Rosanna Zecchi, presidente di quella delle vittime della Uno Bianca, che scegliendo l’ex segretario De Maria snobbano di fatto Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione vittime del 2 Agosto, pure lui candidato
alle primarie. «Deluso? No, perché Daria e Rosanna le conosco… « la replica di Bolognesi. Endorsement di peso della Cgil, dal segretario bolognese Danilo Gruppi a quello regionale Vincenzo Colla, per il senatore uscente Paolo Nerozzi,
sostenuto anche dal capogruppo Pd in Regione Marco Monari, mentre ieri al bar La Linea anche il capogruppo Pd in Comune Sergio Lo Giudice ha presentato la sua lista di supporter (si va da Felicia Bottino a Gianni Sofri
e Lucio Pardo, presidente della comunità ebraica) e il suo programma, col cuore nell’estensione del matrimonio alle coppie di fatto dello stesso sesso e nel riconoscimento dei diritti dei bambini che crescono in famiglie omogenitoriali. Un problema per i cattolici del Pd? «Non credo proprio. Penso che nessuno si debba spaventare per la mia candidatura — dice Lo Giudice, ex presidente di Arcigay — anche perché la mia storia, in Comune, dovrebbe già avere rassicurato tutti».


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