Belluno. I gay ai sindaci: «Non rimandate la decisione»

  

BELLUNO. È tempo di controllare la tessera elettorale. La gran parte di quelle consegnate nel 2001 è ormai completa: ci sono infatti 18 spazi dove vengono messi i timbri. Quando gli spazi sono esauriti, il cittadino deve attivarsi per rinnovare la tessera. Per farlo occorre rivolgersi agli uffici comunali competenti. Per ottenere il rinnovo basta esibire la tessera vecchia e un documento di identità. Per informazioni rivolgersi agli uffici demografici, via Mezzaterra 45, palazzina esterna lato seminario
di Alessia Forzin wBELLUNO I sindaci hanno preso tempo, loro però chiedono un’accelerata. Gli omosessuali che vivono nel Bellunese ribadiscono la necessità di iniziare un confronto sul tema delle unioni civili, e nel frattempo lavorano per costruire delle occasioni di incontro che mancano. Tra i protagonisti di questo movimento ci sono Eva Vedana, la ragazza che con il suo appello per l’istituzione del registro delle coppie di fatto ha iniziato a smuovere le acque, e Michele Campedel, giovane che vive in Valbelluna. «In passato con alcuni amici avevamo cercato di istituire in provincia dei gruppi simili a un Arcigay», racconta. «Posti in cui parlare, confrontarsi su alcune problematiche». L’idea era passata, ma il progetto è naufragato prendendo una piega diversa da quello per cui era nato. «Ora, anche grazie ad Eva e a due ragazze di Bologna, stiamo pensando di rispolverarlo», continua Campedel. «È necessario creare una base di confronto su cui lavorare, per iniziare ad affermare i nostri diritti». E qui entra in gioco il discorso sulle coppie di fatto. Anche Campedel è convinto che sia il momento di affrontarlo: «Istituire un registro delle unioni civili andrebbe a vantaggio non solo degli omosessuali, ma anche delle coppie etero che non vogliono sposarsi. E non si tratta di un attacco alla famiglia tradizionale: già abitare insieme crea una famiglia, ma se non sei sposato ti mancano tutti i diritti». Per esempio quello di decidere su un trattamento sanitario, nel caso in cui il proprio compagno fosse impossibilitato a farlo. Ma ci sono anche esempi più banali: se due gay vivono assieme e succede un incidente al “padrone di casa”, l’altro non ha alcun diritto a rimanere nell’appartamento. «Per lo Stato risultiamo essere due individui privi di legami. Per questo chiediamo la regolarizzazione delle unioni civili, intanto a livello comunale, poi nazionale», prosegue Campedel. «Ci dev’essere una tutela per chi sceglie o non può sposarsi». Lo chiede con forza anche Eva Vedana, che alla luce delle dichiarazioni dei sindaci di Belluno e Feltre (che avevano spiegato che l’argomento verrà affrontato, ma con calma), afferma: «Se non ora, quando? Non è un tema prioritario di un Comune come Belluno permetterci almeno di unirci civilmente nei nostri Comuni? Siamo cittadini che lavorano, pagano le tasse, le bollette, fanno sacrifici e chiediamo solamente di essere rispettati in quanto tali». Neanche le dichiarazioni del sindaco di Feltre sono piaciute ad Eva: «Ha detto: “L’affronteremo quando si potrà discutere con serenità”. Ma quando? Quando un tema come questo potrà mai essere discusso con serenità, se viene sempre rimandato in attesa di un “momento migliore” che sembra non arrivare mai? Stiamo parlando di diritti civili e non di bisogni secondari». Da qui l’invito a entrambi i primi cittadini a «prendere come esempio la piccola realtà di Vodo di Cadore (unico Comune ad avere istituito il registro delle coppie di fatto in provincia, ndr) dove, a quanto pare, i diritti civili sono una priorità». Alessia


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