Famiglie omosessuali, uno studio europeo

  

L’università di Trento capofila. Il progetto (620.000 euro) finanziato dall’Ue
TRENTO L’omonima associazione, presente anche in Trentino con quattro nuclei iscritti, le chiama «famiglie arcobaleno». Sono le unità familiari composte da due genitori omosessuali, realtà presenti in Italia nonostante la legislazione vieti ai gay matrimoni, procreazione medicalmente assistita e adozioni: si possono formare ad esempio tramite la fecondazione eterologa all’estero, oppure molto più semplicemente per la convivenza con un compagno dello stesso sesso da parte di un padre o una madre che ha avuto un figlio in una precedente relazione eterosessuale. Tutte queste situazioni, e in particolare i risvolti legali che ne conseguono, sono al centro del progetto internazionale di ricerca «Rights on the move» («Diritti in movimento») coordinato dall’università di Trento e cofinanziato dalla Commissione europea con 500.000 euro. Obiettivo dello studio, arrivare a un libro bianco con le indicazioni legislative per uniformare le normative a livello comunitario, garantendo a queste famiglie la mobilità dentro i confini dell’Unione. «Rights on the move-Rainbow families in Europe», partito il primo gennaio di quest’anno, culminerà nell’ottobre 2014 con la conferenza internazionale di chiusura a cui parteciperanno 200 persone. A metà marzo 2013 è invece previsto il simposio di lancio. Si tratta del primo progetto di ricerca di queste dimensioni a livello europeo. Il finanziamento totale ammonta a 620.000 euro. Lunga la lista dei soggetti aderenti: oltre all’università di Trento, la capofila, ci sono l’ateneo «P. Sabadier» di Toulouse, l’università autonoma di Barcellona, il Peace Institute di Ljubljana. Tra i partner anche la Cgil Ufficio nuovi diritti con sede a Roma e CaraFriend (Belfast). Il progetto «mira alla protezione dei diritti delle famiglie, focalizzandosi su quelle arcobaleno, che si muovono da uno Stato all’altro all’interno dell’Unione europea» precisa Alexander Schuster, ricercatore a Giurisprudenza (Trento), coordinatore e ideatore del progetto. «I diritti del minore in particolare possono essere lesi in una serie di casi, a seconda delle diversità delle legislazioni dei vari Paesi» spiega a voce il giurista 35enne, di nazionalità italiana e tedesca, che nel curriculum vanta numerose attività di ricerca all’estero e in Trentino sta aiutando professionalmente Arcigay e Arcilesbica nella promozione della legge popolare contro l’omofobia. Tre le fasi dello studio. La prima si occupa di come nascono le famiglie arcobaleno: le possibilità variano a seconda delle legislazione nei vari Stati. «Questi nuclei prosegue Schuster possono nascere tramite la procreazione assistita, principalmente la fecondazione eterologa (utilizzata dalle donne omosessuali, ndr) permessa in Belgio, Spagna, Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Islanda, Paesi bassi e Norvegia». In Italia è vietata dalla legge 40, osteggiata da associazioni e partiti di sinistra e invece voluta dai cattolici. C’è poi il capitolo adozioni, oggetto di forti polemiche nel Belpaese. «È permessa in Spagna, Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Norvegia, Regno Unito, Islanda, solo per alcune ipotesi in Finlandia, Germania, Slovenia. Si parla di adozione congiunta da parte di coppie omosessuali oppure dell’adozione del figlio biologico del partner da parte dell’altro partner». L’ultima possibilità è la «gestazione per altri», volgarmente l’utero in affitto (ma non ci deve essere compenso economico), ammessa ad esempio in alcuni Stati degli Usa, in Canada, Sudafrica e Brasile. Riguardo invece ai matrimoni gay, sono possibili in Spagna, Portogallo, Germania, Paesi scandinavi, Paesi bassi e Belgio. In Francia valgono i Pacs. La seconda fase del progetto riguarda i problemi della vita quotidiana dei genitori e dei loro figli. «I co-genitori continua , compreso i conviventi omosessuali di genitori con figli da precedenti relazioni eterosessuali, in Italia non hanno potestà genitoriale. Hanno bisogno della delega del partner per le udienze a scuola, per le visite mediche, non possono prendere decisioni sulle cure e assentarsi dal lavoro in caso di malattia del bimbo». La terza fase è la crisi del nucleo familiare, per decesso di un genitore oppure per separazione. «Se non è il genitore biologico, il figlio in Italia non ha nessun diritto sull’eredità. Quanto alle separazioni, il nostro obiettivo è approfondire le problematiche relative agli affidamenti prima che i casi approdino nei tribunali italiani». Qualche caso capofila in realtà c’è già stato, ricorda Schuster. Il tribunale dei minori di Milano con una sentenza del 2007 non ha ritenuto applicabile l’istituto dell’affido condiviso a favore della madre non riconosciuta, ma ha indicato altresì una strada per la tutela del legame affettivo tra lei e il minore. Il risultato finale sarà il libro bianco per uniformare le legislazioni europee. Le proposte normative metteranno al centro la tutela dei minori: «Le lacune legislative fanno sì che i minori delle famiglie arcobaleno abbiano meno diritti dei coetanei delle altre famiglie conclude Schuster . Proprio su questo vogliamo intervenire». Stefano Voltolini


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