Bersani assicura: Vendola uomo di governo

  

L’INCITAMENTO Per il leader del Partito democratico «dobbiamo fare uno sforzo finale sapendo che la destra esiste, non va mai sottovalutata»
Nicola Barone ROMA Non vuol apparire un «cagnolino da salotto» dentro il centro-sinistra Nichi Vendola ma si fida di Pier Luigi Bersani. Quasi di riflesso all’alleato più di sinistra e “discusso” il segretario democratico, in tour ieri proprio nella sua Puglia, ha voluto riservare parole ben oltre la difesa formale. «Certamente quando penso a Vendola, a differenza di tanti altri, penso a lui come ad un uomo di governo, e infatti sta governando una Regione da otto anni». Troppo presto per dire se ciò si tradurrà in una delega vera e propria nel prossimo esecutivo («è chiaro che bisogna parlarne con lui, vediamo come vanno queste elezioni dopodiché decideremo insieme»), resta comunque fuori luogo immaginare schemi a Palazzo Chigi alternativi a quelli attualmente in ballo: «È inutile che mi dicano con Vendola no, perché vuole dire con Bersani no». Ormai a un passo dalla volata finale, per Bersani è il momento di serrare le fila dando qualche spinta ulteriore agli indecisi. Viene prima di tutto esclusa ogni tensione con il Quirinale per le affermazioni fatte due giorni fa a Washington dal Capo dello Stato. «Il presidente ha chiarito e richiarito che non si è trattato di una interferenza nella campagna elettorale, il punto da condividere è che dobbiamo assolutamente nel futuro preservare, confermare quel tanto di credibilità internazionale che è stata riacquisita dopo Berlusconi». Chi puntasse a questo risultato ha poche strade davanti malgrado un’offerta politica solo apparentemente più diversificata. «Sapete chi è l’avversario, o vinciamo noi o vincono Berlusconi e la Lega, il resto sono tutte balle. O lo smacchiamo noi o non lo smacchia nessuno». Il giaguaro, quel Berlusconi capace di una bruciante ripresa nelle ultime settimane, deve essere temuto sino in fondo. «Dobbiamo fare uno sforzo finale arringa il leader del Pd sapendo che la destra esiste, non va mai sottovalutata. Non ho mai creduto che non fosse in grado di rimettersi in posizione competitiva». Prima a Lecce e poi, ancora in serata a Brindisi, Bersani concentra il fuoco polemico sulla personalizzazione nei partiti dilagata nell’arco di vent’anni, il difetto genetico dei recenti populismi ora con il vento in poppa. Grillo deve rispondere è l’attacco di Bersani se «lui li nomina i parlamentari» e poiché «sta dicendo in giro che dà mille euro a testa a tutti, per tre anni, mi chiedo perché non ne dà duemila». Sul piano delle azioni cui dar velocemente seguito dopo le urne, il segretario ha annunciato una legge sull’omofobia entro sei mesi e un’altra, nel giro di un anno, sulle unioni civili fra persone dello stesso sesso. Una proposta che ha ricevuto il consenso dell’Arcigay e dalle principali associazioni nazionali per i diritti degli omosessuali e dei transessuali ieri riuniti a convegno. Bersani ha anche promesso di estendere la legge Mancino ai reati di omofobia e transfobia e a prendere in considerazione la legge tedesca sulle unioni omosessuali e tradurla nella legislazione italiana. RIPRODUZIONE RISERVATALE FRIZIONIGli attacchi di Monti Sin dalle prime battute di campagna elettorale il leader di Sel Nichi Vendola è stato bersaglio delle critiche di Mario Monti. «Se avesse un grande impatto nel governo ha detto qualche giorno fa il premier – prima che i mercati si accorgano che è un solido cultore della tenuta dei conti, qualche problemino ci sarebbe» Bersani in difesa dell’alleato «Dire no a Vendola è dire no a me», ha tagliato corto ieri Bersani parlando a Lecce


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