Cinquanta sì al castello «Mantova capitale gay»

  

Festa per le coppie arrivate da tutta Italia per sposarsi simbolicamente Provenzano di Arcigay a Sodano: «Subito il registro delle unioni civili»

di Nicola Corradini «Oggi Mantova è la capitale del movimento di gay e lesbiche. Rivendichiamo il diritto di essere liberi e uguali». Davide Provenzano, presidente del circolo La Salamandra di Arcigy ha salutato così, dalla scalinata della grotta di Isabella d’Este del Castello di San Giorgio, le coppie gay arrivate da tutta l’Italia del nord per partecipare al matrimonio collettivo. Sono almeno una cinquantina di copie gay e lesbiche – metà delle quali residenti a Mantova e provincia– a cui si sono aggiunte per solidarietà e appoggio diverse coppie etero, ad aver detto sì alla cerimonia simbolica avvenuta nella limpida ma gelida mattinata di ieri sotto la mole del castello. Un clima sereno e festoso, per quanto sobrio, dominato dai colori arcobaleno della bandiera di Arcigay (che ricorda quella delle manifestazioni pacifiste) e del giallo di quella di Amnesty International, una delle associazioni che ha patrocinato l’evento. Un clima che nemmeno le intemperanze di un gruppetto di estrema destra che si è affacciato sul lungolago urlando slogan e facendo scoppiare botti sono riuscite a rovinare. E in ogni caso la manifestazione per chiedere il riconoscimento legale del matrimonio tra persone dello stesso sesso, su modello di quanto già accade in molti paesi dell’Unione Europea, ha ottenuto il suo obiettivo principale: dare visibilità nazionale alle rivendicazioni del movimento Lgbt (lesbiche, gay, bisex, transessuali) in piena campagna elettorale. La presenza di inviati di quotidiani e tv nazionali non era casuale. Lo sa anche Provenzano – lui e il suo compagno sono stati la primo coppia ad essere simbolicamente unita in matrimonio – che più tardi definirà quella di ieri «una giornata storica, sicuramente significativa per la straordinaria dimostrazione di civiltà, di coesione, di universalità che tantissimi cittadini (non solo quelli scesi sul prato di San Giorgio) ci hanno voluto testimoniare. Per questo, per il comune anelito alla speranza di uguali diritti e dignità, ringrazio le mantovane e i mantovani, e tutti coloro che erano al nostro fianco» Ad officiare le nozze, il sindaco di Pegognaga Dimitri Melli (Pd), l’assessore provinciale al welfare Elena Magri (Sel) e i consiglieri comunali Fiorenza Brioni (candidata al Senato) e Giovanni Buvoli entrambi del Partito Democratico. Le coppie si sono riunite sotto la scalinata e attorno alle 11 gli officianti hanno iniziato a leggere le formula del matrimonio civile. La parte collettiva del rito si è conclusa con un applauso. Nel prato e nella passeggiata del castello c’erano amici degli sposi, fidanzati etero che hanno aderito con spirito di militanza e appoggio alla parità di diritti, famiglie con bambini e persone che semplicemente sono venute ad assistere all’evento. Ogni coppia ha poi potuto registrarsi ufficialmente con il fac simile dei certificati di matrimonio che vengono rilasciati dai Comuni. Tra le centinaia di partecipanti anche diversi esponenti politici, tutti del centrosinistra. Da Francesco Tiana e Claudio Morselli (Sel) ad Andrea Murari (Pd) e Paolo Refolo (Idv). C’erano anche i rappresentanti delle associazioni che hanno patrocinato l’iniziativa, come Mattia Palazzi dell’Arci , Rita De Santis presidente nazionale di Agedo e Marta Balasso, presidente dell’associazione Masala e candidata alle regionali di Etico a sinistra. «Stiamo chiedendo ai candidati di impegnarsi su un pacchetto di proposte che comprende il riconoscimento delle nozze gay e l’abolizione della legge 40 – spiega Valerio Barbini della segretria nazionale di Arcigay – Nichi Vendola e Antonio Ingroia hanno già aderito e altri lo stanno facendo. Aspettiamo Bersani». Durante la manifestazione, il presidente del circolo la Salamandra ha chiesto ufficialmente al sindaco Nicola Sodano, che non era presente all’iniziativa, di istituire anche a Mantova il registro delle unioni civili. «Oggi Mantova è diventata capitale del movimento Lgbt (lesbiche, gay, bisex, transessuali) che rivendica il diritto di essere liberi e uguali – ha detto – Ai sindaci Nicola Sodano e Giorgio Penazzi (sindaco di Sabbioneta per il centrosinistra che aveva definito «carnevalesca» l’iniziativa, ndr) diciamo che qui non stiamo facendo una carnevalata. Chiediamo a tutti i Comuni mantovani, ma in particolare a quello del capoluogo, di istituire il registro delle unioni civili come primo passo. Sono certo che sarà possibile un confronto con Sodano che è persona disponibile e, purtroppo solo ex post, avrà ben compreso il senso e la portata della nostra iniziativa al di là di ogni fraintendimento e discorso d’odio».

Replica alle critiche «Non accettiamo lezioni di etica»

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«Hanno definito impropria quest’iniziativa perché coincide con la commemorazione delle vittime delle foibe. Non accettiamo lezioni di etica, visto che noi omosessuali siamo stati torturati, perseguitati e uccisi sotto ogni regime, anche in quelli democratici». Così Davide Provenzano di Arcigay di Mantova ha comentato le critiche avanzate da alcuni politici nei giorni scorsi.


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