Tempo Scaduto, Arcigay Bari si confronta con in partiti

  

Alla luce del convegno Cambia Italia tenutosi il giorno 18 Febbraio 2013 a Roma e seguendo la campagna di Arcigay “Tempo Scaduto” vogliamo confrontarci con i partiti politici per essere consapevoli del voto che andremo a esprimere il 24 e il 25 Febbraio.
Il dibattito verterà sui 4 punti della campagna Tempo Scaduto:

MATRIMONIO

“Lo dico non solo perché credo nell’eguaglianza ma perché credo appassionatamente nel matrimonio. Credo che il matrimonio sia un grande istituto: penso che aiuti le persone a prendersi responsabilità e impegni, a dire che si prenderanno cura e vorranno bene a qualcuno. Penso aiuti le persone a mettere da parte l’egoismo e pensarsi come unione, insieme all’altro. Il matrimonio mi appassiona molto e penso che se funziona per gli eterosessuali come me, dovrebbe funzionare per tutti: per questo dovremmo avere i matrimoni gay e per questo li introdurremo.”
David Cameron – Premier del Regno Unito

Queste sono le parole di un leader conservatore europeo in un paese che si appresta ad approvare il matrimonio per le coppie omosessuali.

Dal 1994, come ricordiamo nel nostro appello, il parlamento europeo ha invitato gli stati membri a riconoscere la parità dei diritti alle cittadine e ai cittadini omosessuali.
Nel 2010 la Corte Costituzionale con la sentenza 138 nel 2010 ha sgombrato il campo da qualsiasi ipotesi d’incostituzionalità chiarendo che il riconoscimento di uguali diritti, anche attraverso l’estensione del matrimonio civile, non sia incostituzionale.

La prima ragione per chiedere l’estensione del matrimonio civile alle coppie lesbiche e gay è che non c’è davvero nessun motivo valido per dire no mentre sono molte le ragioni per dire di si.

Riconoscere il diritto al matrimonio vuol dire semplicemente guardare la realtà, le coppie lesbiche e gay formano famiglie e già oggi si sposano, magari con cerimonie simboliche oppure all’estero.

Riconoscere il diritto al matrimonio significa dare piena applicazione al principio costituzionale di uguaglianza, vuol dire riconoscere pubblicamente e tutelare il valore di tutti gli amori e di tutte le famiglie e quindi dare anche un’importante risposta all’omofobia, vuol dire riconoscere davvero la piena cittadinanza di lesbiche e gay, vuol dire rimuovere tutti gli ostacoli, che oggi sono pesanti discriminazioni, che incontrano coppie che per lo stato e le isituzioni non esistono.

Proprio in questo periodo un progressista come il Francese Hollande e un conservatore cone l’Inglese Cameron stanno sostenendo con forza l’estensione del diritto al matrimonio che a breve sarà riconosciuto nei loro paesi.

Non ci sono più scuse per rimanere, quasi in solitudine, fuori dall’Europa dei diritti. Oramai è scaduto il tempo di ipotizzare soluzioni al ribasso, che riconoscano le coppie gay in maniera diversa dal matrimonio, che altri paesi d’Europa stanno superando.

L’unico ostacolo al riconoscimento del matrimonio per le coppie lesbiche e gay è la volontà politica del parlamento italiano, per questo chiediamo a candidate e candidate alle prossime elezioni un impegno chiaro per l’estensione del matrimonio civile alle coppie lesbiche e gay.

IL TEMPO É SCADUTO.
Non c’è più nessuna ragione, nessuna identità politica, per dire no al matrimonio tra persone dello stesso sesso.

OMOFOBIA

In Cile la chiamano Legge Zamudio, negli Stati Uniti è la “legge di prevenzione dai crimini d’odio Matthew Shepard e James Byrd Jr.”.

Sono due leggi contro i crimini d’odio.

Daniel Mauricio Zamudio Vera era un giovane cileno che nel 2012 è stato torturato a morte da un gruppo di ragazzi perchè omosessuale.

Matthew Shepard era uno studente americano, è stato torturato a morte perchè omosessuale da due persone che gli avevano offerto un passaggio in macchina nel 1998.

James Bird Jr. è stato ucciso nel 1998 per razzismo, quanto afro-americano.

Il Parlamento Europeo è intervenuto più volte, a partire dal 1984 (con una risoluzione proposta già all’epoca da un’eurodeputata italiana) chiedendo agli stati membri di legiferare in materia antidiscriminatoria anche per quanto riguarda l’orientamento sessuale e l’identità di genere e oggi in gran parte dell’Unione Europea esistono leggi in merito.

In Italia esiste una legge contro i crimini d’odio, la 205 del 1993, nota come legge Mancino (dal nome del proponente).

La legge Mancino comprende però solo le discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

Nel frattempo in Italia, è sufficiente seguire la cronaca, l’omofobia e la transfobia sono all’ordine del giorno, la lista delle vittime di aggressioni, dei suicidi causati da bullismo, delle vittime di tante altre discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere è già troppo lunga.

IL TEMPO É SCADUTO.
In Italia i morti e le vittime di omofobia e transfobia ormai non si contano più, per questo
chiediamo l’estensione della legge Mancino anche ai reati motivati da omofobia e transfobia.

LEGGE 40

La legge 40 norma in Italia il ricorso alle tecniche di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita).

Insieme a tante e tanti altri abbiamo provato a contrastarla da subito per via referendaria nel 2005.

La legge 40, nonostante chi la difende spesso si riempia la bocca in “difesa della famiglia”, è una legge che fa nascere meno bambini, che impedisce di fare tutto il possibile per farli nascere sani, che non tutela la salute e la libertà di scelta delle donne, che si mette di traverso alla ricerca scientifica, quando questo paese potrebbe offrire più speranze di cura a chi soffre di malattie gravi.

Ma la legge 40 è anche altro.
Infatti si tratta della prima legge italiana che discrimina le persone sulla base del loro orientamento sessuale, limitando l’accesso alla fecondazione assistita alle sole coppie “di sesso diverso”; in questo modo la legge costringe le coppie gay e lesbiche a quello che è stato chiamato “turismo procreativo” ovvero a dover affrontare spese altissime (che non tutte le coppie possono affrontare) e viaggi all’estero per la legittima aspirazione ad essere genitori.

L’abbiamo detto in tante e in tanti, da subito, che era una brutta legge, una legge sbagliata e cattiva, una legge da abrogare o da cambiare radicalmente.

Il 28 agosto 2012 l’ha finalmente detto anche un’istituzione autorevole come la Corte Europea dei Diritti Umani che ha dato la propria autorevole bocciatura a quella legge.

Ci sono sempre state ottime ragioni, oggi la Corte Europea dice che la legge 40 viola la Convenzione europea sui diritti umani.
Anche in questo caso non ci sono più scuse.

IL TEMPO É SCADUTO
Per questo chiediamo che la legge 40 sia abrogata o sia modificata radicalmente, permettendo alle donne single e alle coppie lesbiche di poter ricorrere in Italia alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.

TRANS

La legge 164 è una legge che depenalizza la chirurgia di riassegnazione sessuale (RCS), ma regola in modo lacunoso la rettifica anagrafica e lo scioglimento dell’eventuale matrimonio per le persone trans.

Le persone trans che affrontano il percorso di transizione di genere sono spesso ingabbiate e ostacolate di fatto nella propria quotidianità da un sistema che obbliga la riattribuzione chirurgica del sesso al fine di poter vedere sui propri documenti un nome e un sesso anagrafico che sia coerente con la propria identità di genere.

Questo ha ripercussioni pesanti sulla vita quotidiana e sulla concreta vivibilità del rapporto tra la propria identità di genere e il mondo circostante: sul piano professionale, del rapporti con le istituzioni, in mille vicende della quotidianità che per una persona non trans scorrono lisce, mentre per una persona in transizione diventano ostacoli e talvolta drammi.

Non necessariamente le persone trans decidono, per sé, per mille ragioni insindacabili che riguardano la propria vita e il proprio sentire, di arrivare fino alla riattribuzione chirurgica del sesso. E quand’anche lo decidano, c’è tutto uno spazio di tempo in cui si vive nel limbo, in cui la propria carta d’identità parla diversamente rispetto al proprio aspetto.

C’è la necessità, ed il modello potrebbe essere la recente legge Argentina sulla Identità di Genere (“Ley de Identidad de Género y atención integral de la salud de las personas trans” n. 26743 del 9 maggio 2012, ), di una legge che regoli invece il DIRITTO ALL’IDENTITA’ DI GENERE. La riassegnazione anagrafica senza riattribuzione chirurgica primaria del sesso infatti si fonda proprio su questa considerazione: il genere di una persona non è definito univocamente solo dal sesso biologico (quello gonadico o cromosomico per intenderci), ma dipende da altri fattori, che attengono alla sfera psicoloneurofisiologica.

Solo la piena comprensione e condivisione di questi dati scientifici può consentire una corretta impostazione di una nuova legge sul Diritto all’Identità di Genere. Nel frattempo, un passaggio essenziale è chiarire una volta per tutte, eventualmente riformandola, che la riattribuzione chirurgica del sesso non può e non deve essere condizione necessaria per la riassegnazione anagrafica.

IL TEMPO É SCADUTO
Chiediamo una modifica della legge 164/1982 che permetta il cambiamento del nome e del sesso anagrafico alle persone transessuali e transgender anche senza l’intervento chirurgico di riattribuzione del sesso.

PARTITI CONVOCATI:
PDL
FRATELLI D’ITALIA
IDV
PD
SEL
RIVOLUZIONE CIVILE
SCELTA CIVICA LISTA MONTI
MOVIMENTO 5 STELLE
RIFONDAZIONE COMUNISTA
AMNISTIA, GIUSTIZIA, LIBERTA’

Il dibattito si terrà nella Galleria Area Giovani in Via Venezia 41 presso l’assessorato alle politiche giovanili.


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