Lo strumento del Green Pass, insieme alla vaccinazione, è strumento fondamentale e importantissimo per continuare a lottare contro la diffusione del virus Covid-19. E’ però evidente che il sistema, come strutturato, è lesivo della privacy delle persone trans che si ritroveranno a dover essere continuamente identificate con il nome di nascita.
<<Tante persone trans infatti non hanno i documenti adeguati per la complessità burocratica del nostro paese, come ad esempio nel mio caso – dichiara Luce Visco, presidente di Arcigay Molise -. Questo è un evidente problema perché in tantissimi luoghi una persona trans, che già aveva difficoltà di accesso, adesso dovrà essere ancor di più costretta ad esibire documento e nome anagrafico, con relativa violazione della privacy.
In un paese totalmente impreparato a gestire le persone trans, con tante segnalazioni di situazioni imbarazzanti e poco rispettose, questo spingerà ulteriormente le persone trans a isolarsi. E’ quanto registrato anche con le campagne vaccinali, dove spesso si poneva il dubbio se la persona sul documento fosse davvero quella presentatasi. Ciò porterà – continua Visco -, in un momento di riapertura, ad un ulteriore isolamento per persone invece che vogliono tornare a vivere serenamente, anche da vaccinate e con green pass.
E’ necessario che si trovino soluzioni che garantiscano la privacy, evitando un continuo outing discriminatorio. La continua identificazione infatti potrebbe essere anche un rischio violenza nei confronti delle persone trans. Sui social abbiamo già individuato dei commenti che puntano all’identificazione delle persone trans tramite strumento del green pass. Ribadiamo – conclude Visco – quindi l’importanza dello strumento del green pass e della sua applicazione, ma che possa garantire la privacy.>>