
Ormai da mesi, come Cassero LGBTQIA+ Center e circolo locale di Arcigay, sentiamo una distanza e una difficoltà forte rispetto alla direzione presa da alcune realtà del movimento a livello nazionale. Abbiamo aspettato – forse troppo – a prendere parola, nella convinzione che in questo momento storico sia più che mai importante presentare un fronte unito e superare le divisioni interne, cercando di portare la nostra posizione nei contesti interni del movimento. Ma non possiamo fare fronte comune se sempre più compagnə vengono lasciatə indietro, alla ricerca di alleanze inquietanti.
Non condividiamo la decisione di partecipare alla manifestazione nazionale del 15 marzo a Roma. Se e quando ci siamo sentite europeiste, è stato contro i nazionalismi di destra e contro le frontiere, e per un avanzamento dei diritti sociali e civili. Ma la corsa agli armamenti invocata da Von der Leyen, con la quale la manifestazione del 15 è in un rapporto ambiguo e ad oggi non chiarito, non ha niente a che fare con questi valori, e ci sembra anzi espressione di un nazionalismo e di una corsa al rafforzamento delle frontiere, con cui noi non vogliamo avere niente a che fare. Con cui le lotte del movimento LGBTQIA+ non hanno niente a che fare. Crediamo molto nelle manifestazioni e nelle piazze e abbiamo rispetto di chi sente l’esigenza di abitarle, ma una chiamata come questa rischia di prestare il fianco alla necessità di ammantare di un’aura democratica un progetto di riarmo scellerato.
È il genocidio in corso a Gaza a ricordarci che i discorsi guerrafondai si nascondono sempre dietro invocazioni alla difesa e alla sicurezza. Un genocidio sul quale non vediamo un posizionamento forte (neanche una menzione in realtà nel testo di adesione), neanche adesso che Trump parla così esplicitamente di pulizia etnica, deportazione, occupazione e turistificazione della striscia di Gaza. Quello che sta succedendo in Palestina riguarda e interroga le responsabilità dell’Europa.
Un’adesione così compatta delle realtà del movimento LGBTQIA+ ci porta ad interrogarci sulla direzione da prendere. E non siamo da sole per fortuna, visto che Arci Nazionale ha espresso una posizione fortemente critica di questa chiamata, scrivendo “Ma oggi quella piazza non riesce ad essere la nostra piazza fino in fondo e lo diciamo con grande serenità e rispetto”, così come anche ANPI Nazionale ha detto no al riarmo, chiedendo “un’altra Europa” e l’associazione ha lasciato ai singoli territori la libertà di aderire o meno
Qualche settimana fa, inoltre, Arcigay nazionale ha deciso di incontrare la ministra Roccella, a seguito dell’ondata di attacchi omolesbobitransafobici. L’ex portavoce del Family Day, che oggi ha la delega alla natalità, alle pari opportunità e la famiglia, continua ad attaccare pubblicamente le persone trans e non binarie, è una convinta oppositrice del “gender” ed è stata una delle più fiere oppositrici delle unioni civili. La decisione di incontrarla ci sembra già di per sé problematica. Il fatto di farlo senza coinvolgere altre realtà e associazioni LGBTQIA+, e soprattutto lasciando indietro l’attivismo trans, è inaccettabile. Una scelta del genere rischia di dare il messaggio che la comunità LGBTQIA+ è pronta a negoziare con il governo Meloni per un avanzamento legislativo di sorta, dato che questo è stato di fatto oggetto della conversazione con Roccella, sulla base di quanto dichiarato da Arcigay stessa.
Abbiamo sempre più l’impressione che una parte di movimento sia tentata da una politica al ribasso, per sopravvivere alla confusione e alla paura del momento che stiamo vivendo. Temiamo che chi rientra nelle categorie considerate più “accettabili” o comunque meno centrali nell’attacco della destra di governo e internazionale voglia lasciare indietro le istanze e le identità più “sovversive”, quelle all’intersezione tra più discriminazioni, quelle trans. Come Cassero abbiamo subito quattro attacchi fascisti negli ultimi mesi e sappiamo che cosa significa sentirsi bersaglio e avere paura. Ma è nostra responsabilità ricordarci di chi abbiamo paura e non cadere nelle trappole che ci tende. Il movimento LGBTQIA+ è antifascista e con i fascisti non ci parla.
Non c’è politica queer senza lə compagnə trans e non binariə. Non c’è politica queer senza solidarietà con il popolo palestinese. Non c’è politica queer lasciando indietro lə compagnə più vulnerabili per cercare l’appoggio di amici potenti. Non c’è politica queer nella corsa agli armamenti.
Oggi nell’Europa di Meloni e di AfD non si può affermare con onestà che “l’orgoglio di essere ciò che si è si grida a voce alta”. Dirottare la spesa sociale verso l’acquisto di armamenti non fermerà l’avanzata dell’estrema destra. Cosa non abbiamo imparato dalla storia lontana e recente? Vogliamo dire a tutte le compagne della comunità LGBTQIA+ che non credono nel riarmo, che sotto una bandiera blu indistinta non si sentono a loro agio, che continuano a credere che costruire una narrazione critica e intersezionale sia più efficace che schierare le proprie bandiere a legittimazione di una chiamata populista, che non sono sole e che insieme possiamo portare questo sguardo dove serve, per non arrendersi.
L’articolo In una piazza di un blu indistinto, così come al tavolo con la Roccella: noi non ci stiamo! proviene da Cassero.
Articolo tratto da https://cassero.it/
Difendi i diritti, sostieni il nostro lavoro
Promuovere diritti, azioni, benessere, campagne, manifestazioni, monitorare e fare pressione sul parlamento e sulle istituzioni affinché in Italia vi siano sempre più politiche e leggi egualitarie in favore di lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali, costa.
Arcigay cerca di dare corpo e realtà ad ognuno di questi obiettivi con specifici programmi e iniziative… che costano!
Per questo ti chiediamo di sostenerci. Puoi farlo con una donazione una tantum o con donazioni periodiche anche di piccolo importo ma che ci consentono di fare una programmazione migliore delle nostre attività, con il 5×1000, con un lascito, finanziando specifiche iniziative, sollecitando la tua azienda a sostenerci… A tuo vantaggio sono previste anche agevolazioni fiscali.
Tu ci metti un po’ di sostegno e di fiducia. Noi ci mettiamo lavoro, testa e passione e ci impegniamo a tenerti informato sulla progressione del nostro lavoro comune e a informarti su come investiremo il tuo contributo.
Perché una società migliore fa bene a tutti, a te e a noi.