ASSEMBLEA DELLE PERSONE ASSOCIATE 16.03.2023
RELAZIONE DELLA PERSONA INCARICATA DELLA PRESIDENZA
Carissime persone associate, carissime persone amiche, carissime persone, la prima parola che vorrei dirvi è questa: grazie. Grazie per essere qua oggi.
Grazie perché la vita è incontrarsi è illuminare il buio.
Qualcuno di voi lo ricorderà; quando il Consiglio Direttivo, l’otto maggio scorso, ha scelto me come presidente ho detto proprio questo: “Entriamo nel buio e illuminiamolo. Basta stare nei meandri della società e agli angoli delle piazze.”
Abbiamo illuminato questo buio? Lo stiamo illuminando?
Arcigay Ragusa sta cercando di farlo con dignità. Questo processo di “illuminazione” tuttavia non è esente da pericoli, cadute ed errori. Abbiamo un desiderio comune però: quello di illuminare insieme.
Il consiglio direttivo non può essere il solo membro attivo di questo cambiamento. Ecco perché tendo a richiamare spesso la responsabilità delle persone associate.
Io non desidero affatto un’associazione piena di persone associate non attiviste. Il rischio è quello di aggiungere, così come si fa con le calamite sul frigo, tessere all’interno del nostro portafoglio.
E così, magari per un eccessivo zelo o per un’opportunità politica del momento, accanto alla tessera Conad aggiungiamo anche quella di Arcigay. Così facendo coloriamo le tasche del
nostro portafoglio.
Avere qualcosa con l’arcobaleno incorporato fa fighi oggi. Desiderio un’associazione che abbia persone associate per convinzione e non per convenzione.
Ancora oggi Arcigay Ragusa ha bisogno del sostegno di tutte e tutti. Lo sappiamo bene: dietro l’acronimo LGBTQIA+ si nascondono vite. Ecco perché non possiamo tacere di fronte
agli atteggiamenti poco opportuni di una certa politica.
Questo può essere divisivo però vorrei essere chiaro su un punto: prendere posizione non è scontato ma è necessario. Arcigay, voglio dirlo, lo farà sempre quando lo riterrà opportuno. Questo ci isolerà forse, ci è già successo. Ma prendere posizione è nella nostra carta di identità. Saremo sempre lì dove sarà la minoranza. Non grideremo festanti ai primi della classe ma ai dimenticati.
Qualcuno ci ignora agendo. Qualcuno ci ignora non agendo. Ma anche la non azione è
un’azione.
È il caso dell’amministrazione del comune di Scicli ad esempio. Il Ragusa Pride, lo scorso 30 novembre, ha protocollato la richiesta per fare proprio a Scicli il Pride. Nessuno
ci ha mai risposto nonostante diversi tentativi di ricerca di dialogo.
Ecco anche la non azione è un’azione.
E ancora, vedete quanto accade a livello nazionale? Avete sentito quanto successo a Milano nei giorni scorsi?
“Ogni bambino deve avere una madre e un padre”
“le relazioni omosessuali sono meno stabili e non offrono continuità familiare”
“i figli di persone omosessuali hanno maggiori probabilità di sviluppare problemi psicologici”
Cinquant’anni di ricerche svolte soprattutto negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nei Paesi Bassi, in Spagna e più recentemente anche in Italia, dimostrano che non ci sono differenze nella qualità della genitorialità o nello sviluppo psicologico del bambino tra famiglie eterogenitoriali e omotransgenitoriali.
In Italia, sulla base di questi pregiudizi il governo porta avanti una crociata ideologica dove intima lo stop al riconoscimento e alle trascrizioni di queste famiglie, bocciando il certificato
di filiazione europea che permetterebbe ai figli delle coppie dello stesso genere il riconoscimento dei propri diritti in tutta Europa.
Se al governo Meloni importasse del benessere di questi bambini guarderebbe alla qualità dei processi interni a queste famiglie: alla qualità della relazione di coppia e alla capacità dei
genitori di accordarsi nelle funzioni genitoriali.
Ci stiamo avvicinando a un’idea di purezza che è molto pericolosa. La genitorialità è un desiderio che andrebbe incoraggiato e sostenuto. E poco importa ai bambini delle aspettative sociali legate al genere, all’orientamento, a loro basta essere amati. Vietare il riconoscimento di queste famiglie significa di fatto epurarle, discriminarle.
Teniamoci per mano in questo momento storico cupo, pesante. Vorrei farlo proponendovi una sfida, la prima: possiamo proporre ai comuni della nostra provincia l’istituzione del
registro comunale di genere? Il registro di genere è un registro comunale in cui viene riconosciuto il genere di elezione. Consiste nella possibilità di creare una identità alias corrispondente al genere di elezione. Vogliamo vedere chi accetterà? Ci lavoriamo insieme?
Mi piacerebbe lavorare a delle proposte da poter fare inserire nelle agende politiche del nostro territorio.
Le sfide e i sogni nuovi.
Nelle prossime settimane firmeremo un accordo con Cgil provinciale. Ogni sede Cgil sarà a disposizione di Arcigay Ragusa. Questo grazie al lavoro di Graziana Stracquadanio che oggi
non è qui per impegni di lavoro ma che per Arcigay ha fatto e continua a fare tanto. Ringrazio di cuore il segretario provinciale, Peppe Scifo e la Cgil tutta.
Collaboreremo, e lo abbiamo già fatto, con Kina e con la Chiesa Evangelica Metodista di Scicli. A questo proposito vi annuncio già che il 17 maggio, in occasione della giornata contro l’omofobia, vivremo insieme una veglia di preghiera per le vittime dell’odio omotransfobico.
Vi annuncio anche, con tanto orgoglio, che la nostra presidente nazionale, Natascia Maesi, sarà qui con noi il 12 maggio.
Vi lancio anche un’altra sfida: che Arcigay, Kina e Casa delle donne possano, assieme a chi vorrà, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre organizzare una grande mobilitazione provinciale.
Tutto questo è orgoglio in movimento. Così come la nascita delle reti: la rete donne e transfemminismo, la rete scuola, la rete giovani, la rete Pride ed eventi. Non ci sovrapponiamo a nessuno semplicemente vogliamo rendere anche Arcigay Ragusa, così come Arcigay Nazionale, un posto sicuro per tutte le persone che lo vorranno.
Il Ragusa Pride 2023 avrà questo slogan: differenze, unicità, bellezza.
Ecco perché:
Sogno una Arcigay Ragusa che sia il più possibile simile al Cammino di Santiago. Gemellata con tutte le realtà presenti. Popolata di persone di ogni condizione socio-economica, di ogni
formazione culturale e di ogni credo, dal viaggiatore ventenne che può permettersi solo un ostello economico al ricco collezionista d’arte austriaco, passando per il rifugiato politico, l’operaia delle poche fabbriche rimaste, l’impiegato o il dirigente delle assicurazioni, l’artista bohémien che crea sul Molo Audace e cerca una stanza in affitto disadorna ma luminosa, il kebabbaro turco e il pizzaiolo napoletano, il figlio di militari pugliesi e la vignaiola slovena, il muratore serbo e il direttore d’orchestra baltico, la scienziata indiana. Sul Cammino di Santiago tutti condividono tutto e vengono ricevuti nello stesso modo da chi li accoglie, senza distinzioni. Tutta quell’umanità porta grazia, chi li accoglie mette la propria grazia, tutta quella grazia si percepisce, si sparge sul sentiero, si mette nello zaino, si riporta a casa.
Un’ Arcigay inquieta come se un grido, dal profondo della terra, la scuotesse.
Siamo marea e nessuno ci fermerà.
Andrea Ragusa,
Consigliere Nazionale Arcigay
Presidente Arcigay Ragusa