Outing, lettera di un socio al presidente Arcigay

  

Caro Presidente,

ti scrivo dopo aver letto il tuo comunicato sull’annunciato “outing” da parte di Equality Italia.

Mi pongo -e ti pongo- la seguente domanda: è davvero così crudele e scandalosa la pratica dell’outing applicata a personalità pubbliche che assumono posizioni apertamente razziste nei confronti della popolazione LGBT?

In molti Paesi -a cominciare dagli Stati Uniti per finire alle vicine Francia e Austria- queste iniziative accadono e hanno portato alle dimissioni di taluni politici o ad un cammino di consapevolezza da parte di alcuni di loro (in realtà, la minoranza). In un caso -penso, se non erro, ad un ex-Vescovo austriaco- persino all’allontanamento di taluni personaggi anche religiosi dalla loro funzione istituzionale.

Lo riconosco, si tratta di un rimedio estremo. Ma non è forse una legittima richiesta -estrema, ripeto- di coerenza politica e morale, quella di tenere certi comportamenti privati quando pubblicamente si attaccano quelli opposti? Non è forse ora di squarciare il velo di cattolicissima ipocrisia che ammanta la diffusissima pratica della “doppia morale”?

Ribadisco che non stiamo parlando di “povere vittime” costrette dall’ambiente familiar-social-culturale ad abbozzare i colpi di una società che li reprime ineluttabilmente: quest* signor* sono persone che hanno scelto di usare gli argomenti razzisti come strumento del loro consenso e quindi del loro successo politico e sociale. Persino a fondamento della loro rispettabilità e autorevolezza! Sono persone che hanno seminato, seminano e semineranno sofferenze inaudite creando attivamente tutti i presupposti per perpetuare quel fenomeno di doppiezza che infesta la vita della maggioranza delle lesbiche e dei gay di questo Paese. Che nega loro (e CI nega) la possibilità di realizzare qualsiasi progetto di vita alla luce del sole distruggendo i nostri sogni, le nostre aspirazioni e quindi le nostre esistenze. Non pensi che un “sano” outing sia un estremo, forse anche esasperato richiamo alle responsabilità personali di quest* signor*? Certo, dolorosissimo. Certo, discutibilissimo: ma forse anche necessario.

Vedremo se l’annuncio a effetto di Aurelio Mancuso sarà stata solo una boutade pubblicitaria o se alle parole seguiranno i fatti. Sicuramente dobbiamo impegnarci molto di più per rimediare al grande fallimento dell’Associazionismo storico LGBT in Italia: non aver saputo creare una CULTURA DELLA VISIBILITA’, del coming out come atto necessario e ineluttabile di onestà verso se stessi e verso gli altri. Cioè di liberazione e di felicità.

Vorrei che queste righe siano pubblicate sul nostro sito e sulla ML dei Circoli affinché susciti un dibattito tra noi, i nostri soci e chiunque vorrà partecipare.

Con affetto,

Luca Perilli
Vice-Presidente Arcigay Agorà – Pesaro Urbino


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