Coppia gay chiede trascrizione matrimonio a Fano. Arcigay: “La politica li sostenga. Siano i contrari a dover ricorrere, non più noi”

  

Bologna,  3 maggio 2013 – Flavio Romani, presidente di Arcigay, interviene sulla vicenda di Fausto ed Elwin, la coppia sposata in Olanda che ha chiesto la trascrizione di quel matrimonio all’anagrafe di Fano, il Comune dove risiedono. “È incomprensibile – dice Romani – l’atteggiamento di buona parte della nostra classe politica, di tanti amministratori e amministratrici progressisti o liberali, che dinanzi all’occasione di stabilire il primato delle idee sulle burocrazie, lasciano cadere nel silenzio o nella delega  la legittima richiesta di diritti di due uomini che si amano. Dopo la sentenza del Tribunale di Grosseto – prosegue Romani – che imponeva la trascrizione di un matrimonio tra due persone dello stesso sesso celebrato a New York, diverse coppie omosessuali hanno avanzato la medesima richiesta ai propri comuni e solo in rari casi, e Latina ad esempio è uno di questi, gli organi rappresentativi hanno preso in mano quella richiesta e l’hanno sostenuta con determinazione, ricordandoci che il riconoscimento dei diritti è una priorità della politica, non un cavillo burocratico. È quantomeno deludente vedere primi cittadini,  assessori e consiglieri trincerarsi nel silenzio e demandare le risposte all’esito di un iter burocratico, nella combinazione casuale dei commi e dei vizi di forma in cui l’istanza potrà inciampare. E dire che molti sindaci in Italia, quando si tratta di usare le ruspe contro i rom, di sgombrare spazi occupati o addirittura di precludere le panchine ai clochard, esercitano con dimestichezza il proprio ruolo e con disinvoltura, a volte decisamente troppa, stabiliscono il confine politico tra il diritto e l’abuso. Pochi amministratori, troppo pochi rispetto a quelli che predicano i diritti a parole, hanno fatto un passo avanti dinanzi a questa  possibilità di dare cittadinanza alle unioni tra gay e lesbiche. Troppi tacciono, troppi attendono la risposta di un funzionario, troppi smettono il coraggio e addirittura la politica. Siano innanzitutto le Giunte e i Consigli comunali – esorta Romani – a Fano come in tutte le altre città d’Italia, a riconoscere le unioni tra persone dello stesso sesso. Siano le Giunte e non i Tribunali, il Parlamento e non le Alte Corti. Perché questa partita a ruoli invertiti, in cui i diritti vengono riconosciuti per via giuridica, mette gay e lesbiche nella condizione di dover dimostrare ogni volta di essere “idonei” a quel riconoscimento. Solo la politica può capovolgere questo meccanismo, rispondere alla domanda di diritti nei luoghi della democrazia e mettere chi si oppone nella condizione di dover dimostrare le proprie tesi. Siano loro a dover fare ricorso – conclude Romani – non più  noi “.