Bologna, 21 luglio 2015 – “Di sentenza in sentenza l’Italia si conferma un corpo estraneo in un Europa che si fonda sulla cultura dei diritti”: Flavio Romani, presidente di Arcigay, interviene sul pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo e interpella il Governo e il Parlamento italiani. “Perché – si chiede – queste condanne per Chi prende le decisioni nel nostro Paese pesano infinitamente meno dei diktat della lobby dei banchieri? Che senso ha corrispondere all’Europa della finanza e non a quella dei diritti e della civiltà? La condanna severa che oggi la Corte europea infligge all’Italia arriva nel solco di altrettanti pronunciamenti analoghi ai quali il nostro Paese è rimasto del tutto indifferente. E se nel dibattito mediocre sulle unioni civili una parte del parlamento si arrovella a quantificarne l’impatto economico, come se gay e lesbiche non versassero tasse e contributi, oggi finalmente l’Europa ci impone di sostenere il costo dell’inciviltà. Bene hanno fatto le coppie ricorrenti a perseverare nella loro rivendicazione e benissimo faranno tutte le copie che seguendo il loro esempio chiederanno conto al Governo del danno provocato loro dall’assenza di qualsiasi riconoscimento e da un’azione legislativa che negli anni non ha saputo produrre alcuna risposta. Rendere onerosi i continui rinvii del nostro premier forse è l’unico modo per interrompere questo teatrino sconfortante: perché con chi non conosce il senso di certe idee e di certi valori evidentemente conta soltanto il linguaggio del denaro. Perciò – conclude Romani – ora Renzi si prepari a pagare”.