Bologna, 3 dicembre 2014 – “Siamo nella jungla dell’illegittimità, non c’è più norma o senso di giustizia che tenga”: Flavio Romani, presidente di Arcigay, commenta amaro la notizia dell’avvenuto annullamento delle trascrizioni dei matrimoni same sex da parte del Prefetto di Bologna. “A pochissimi giorni dal pronunciamento della procura di Udine che aveva messo in chiaro l’illegittimità di questa procedura, il prefetto di Bologna, coi tempi dettatigli dalla politica, ha comunque proceduto col suo abuso di potere. In nome di che cosa? Del popolo italiano? Della sua Carta costituzionale? No, nulla di tutto questo, è la stessa Giustizia ad averlo messo in chiaro. Questo avviene in nome di accordi politici sottobanco e convincimenti personali. Si compie l’abuso consapevolmente, con l’arroganza di chi scarica sul cittadino l’onere di dover dimostrare ancora una volta il confine tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. Siamo al mobbing di Stato, al dileggio totale delle persone e dei loro diritti, alla prevaricazione ostinata. Una vera e propria umiliazione. E in questo contesto – prosegue Romani – non sappiamo nemmeno a chi appellarci: a un Presidente della Repubblica in uscita dal Quirinale? A un premier evidentemente inaffidabile? A un governo fondato su un patto ideologico e liberticida? A un Parlamento completamente scollato dal Paese, rintanato nel bunker delle Camere a elargire voti di fiducia in nome non del Paese ma della Ditta, quale che sia il simbolo che si rappresenta?”. “Siamo nella palude della reiterata e indisturbata violazione dei diritti – conclude Romani -, ben oltre l’assenza del riconoscimento: e questo è il fatto grave e disperante”.