Dalle parole ai fatti.
Un passo sempre più breve.
Un pestaggio violento e organizzato, un ragazzo di 21 anni che si suicida, una scuola che organizza incontri volti a sminuire il valore della famiglia che non rientri nei suoi canoni prestabiliti.
Il presidente di Arcigay Torino Marco Giusta commenta i recenti fatti che hanno scosso la comunità LGBT torinese (e non solo) nelle ultime settimane.
Oggi siamo vicini a Davide Betti, Coordinatore Nazionale GayLib, picchiato a Torino perchè gay. Ormai anche nella nostra città l’omofobia sta prendendo piede e, dopo l’aggressione di qualche mese fa, il livello di preoccupazione sale.
Davide Betti era stato aggredito da due uomini nella notte tra il 22 e il 23 ottobre scorso, nei pressi della vecchia stazione di Porta Susa, a Torino. Dopo diversi giorni di prognosi, in cui le sue condizioni restavano gravi, gli è stato comunicato che non dovrà subire alcuna operazione per le lesioni subite. La sua colpa? Essere gay.
A tutto questo si aggiungono le spinte omofobe di chi vuol portare avanti idee discriminatorie che grondano odio, spacciandole per libertà di opinione, stracciandosi le vesti quando giustamente qualcuno interviene per fermarli, con l’appoggio di politici che non comprendono la differenza tra un dibattito e un tentativo di inoculare veleno.
Il presidente Marco Giusta si riferisce così alla serie di incontri che la scuola paritaria convenzionata Faà di Bruno aveva organizzato, e poi annullato, di stampo chiaramente omofobo e discriminatorio e risponde a Silvio Viale, consigliere comunale presidente dei Radicali italiani, che ha commentato di non condividere la cancellazione dell’iniziativa della scuola, in quanto diritto di libertà di espressione e di pensiero. Quella stessa libertà che, a quanto pare, ha indotto un 21enne di Roma nel mese scorso a buttarsi da un palazzo e farla finita. In Italia forse non ci saranno matrimoni gay, ma sicuramente tanti sono i funerali. Conclude il presidente:
“Evidentemente il sonno della ragione genera mostri, e molti stanno dormendo in questo periodo. Nel frattempo, c’è chi si arrende e si lancia da un tetto, e chi viene aggredito e picchiato, in un’Italia che qualcuno ha il coraggio di definire “non omofoba” e in cui “l’omofobia non esiste”.
Allora che si parli chiaro, senza nascondersi dietro questioni giuridiche o religiose: abbiate il coraggio di affermare che le persone gay, lesbiche, bisessuali, trans, intersessuali e chiunque non si conformi alla vostra morale deve essere corretto, rieducato, raddrizzato e indirizzato sulla retta via. Con qualunque metodo. Rivelate il vostro vero volto, voi, figli dell’ideologia dell’unica morale e di uno stato confessionale. Vi conosciamo da sempre, nei corsi e ricorsi della storia, sostenitori di questo o quel regime che vi assicura l’uniformazione alla miopia della vostra visione”.