Bologna, 16 settembre 2015 – “Apprendiamo da alcune fonti stampa del possibile rinvio della discussione al Senato del ddl sulle unioni civili”: Flavio Romani, presidente di Arcigay, commenta la notizia pubblicata da alcune testate del rinvio del dibattito in aula del ddl Cirinnà. “Senza voler entrar nel merito della cause del ventilato rinvio – dice Romani -, l’ipotesi che il calendario annunciato a più voci salti nuovamente dovrebbe una volta per tutte richiamare i rappresentanti istituzionali a una riflessione molto seria, perché molto seria è la questione dei diritti delle persone lgbt in Italia. La retorica del “presto e bene” sembra essere destinata a franare nuovamente, tanto sul fronte del “presto” quanto su quello del “bene”. L’ostinazione di chi cerca nella mediazione con una minoranza ottusa e retrograda di realizzare una buona legge in tempi ragionevoli sembra più propensa a produrre martiri che buone leggi per le coppie di gay e lesbiche. C’è chi in questo Paese professa la diseguaglianza e vuole tutelare la propria condizione di privilegio: non saranno queste persone a collaborare alla costruzione di un percorso che legittimi degnamente l’unione tra persone dello stesso sesso. Il traguardo si chiama uguaglianza e quel traguardo non lo si raggiunge andando incontro a chi quell’uguaglianza non la vuole. È una perdita di tempo (lo verifichiamo quotidianamente nella puerile strategia ostruzionistica in Commissione giustizia) ed è soprattutto una sconfitta dichiarata in anticipo. Ci sono principi su cui non si può trattare e l’uguaglianza è uno di questi. Ora che l’opposizione di pochi rischia di dimostrarsi di molto più efficace delle buone intenzioni dei tanti che si professano a favore dei diritti, sarebbe opportuno un contropiede, un atto di orgoglio: si punti all’uguaglianza piena, senza compromessi. I contrari sarebbero gli stessi di qualsiasi altra proposta, e nell’ottica del premier – quella del “presto e bene” – il loro ostruzionismo comunque intralcerebbe la via del “presto”. Tuttavia dal punto di vista di chi