Addio alla Graziosa, ultimo trans di De André

  

Da "la Repubblica"


GENOVA – A dare l'ultimo saluto alla Morena, la "graziosa" di via del Campo, c'erano poche amiche dei tempi gloriosi: la Ursula, Anna la barese, Natasha. La Topolina e la Cabiria sono rimaste a casa bloccate dagli acciacchi dell'età, mentre Marilyn che era la Bocca di Rosa, aveva lasciato questo mondo qualche anno prima del suo cantore, Fabrizio De André. Ieri mattina, nella chiesa di San Siro, nei caruggi di Genova, una piccola folla eterogenea – trans, suore, bottegai, prostitute con i capelli grigi e qualche beat oggi nonno – ha partecipato ai funerali del transessuale sessantenne Morena, che ispirò uno dei personaggi più noti delle canzoni di Faber. C'era un clima strano fra le panche in cui sedevano in prima fila le vecchie "ragazze" che negli anni 60 non erano solo sfogo sessuale, ma rappresentavano anche l'anima di una vita notturna oggi profondamente mutata. C'era un'atmosfera triste, anche perché non si poteva fare a meno di ricordare che fra qualche giorno, l'11 gennaio, saranno passati due anni dalla morte di Fabrizio. E con la scomparsa di Morena se ne va davvero l'ultimo pezzo di una Genova che non c'è più. Quello dei vicoli e dell'angiporto che promettevano la perdizione.

Strano come il tempo trasformi in "Storia" ciò che qualche anno prima era "feccia", "poco di buono", "equivoco". Fa quasi sorridere che oggi anche la maggioranza di centrodestra che governa la Regione Liguria stanzi 30 milioni per partecipare all'asta su Internet per acquistare la chitarra che fu di De André. Quei 30 milioni istituzionali andranno a mescolarsi con le diecimila lire unte e stropicciate, raccolte con una colletta anche fra i trans e le prostitute antiche come i loro soprannomi.

Dicono che anche la Morena avesse dato qualche spicciolo agli amici per consegnarli a Gianni Tassio, organizzatore della raccolta. Ma la Morena era una che non amava comparire. Ormai badava solo al suo banco di frutta secca, fra via Gramsci e via Prè e gli amici li riceveva nella sua casa piena di santini e immagini sacre che uscivano pure fuori dalle riviste erotiche. Gli anni, e soprattutto il diabete, avevano trasformato e appesantito quel corpo trent'anni fa prosperoso. Morena non era neppure andata al funerale di De André. "Qualcuno mi avrebbe guardato male, quello non era il mio ambiente" aveva raccontato in un'intervista dopo la morte del cantautore. Aveva anche accettato di ricordare la frequentazione con Faber e ne era uscito un ritratto inedito: "Amava il nostro mondo, quello dei travestiti e delle prostitute non per morbosità, ma perché era curioso. Voleva conoscere le stranezze dei nostri clienti, le storie di vita. Bocca di Rosa era la Marilyn, una milanese, e quel soprannome, beh immaginate voi perchè gliel'avevano dato. Io invece ero la "graziosa" perché a quel tempo via del Campo era il mio territorio. Una volta mi disse che voleva scrivere una canzone su di me. Io gli risposi: fai quello che vuoi, basta che non dici il mio nome, perché a me non è mai piaciuta la pubblicità".

Il De André che ricordano le graziose non era l'intellettuale della sua maturità: "Macché, a quei tempi non sembrava neppure di sinistra. Forse era perché era giovane e timido e così faceva lo sbruffone, ci chiamava "buliccioni", faceva lo snob. Ma bastava rispondergli per le rime e ci si guadagnava il suo rispetto". Quello stesso rispetto che a Morena ha tributato ieri mattina don Luigi. Per tutta la messa ha nominato il "fratello Mario", che era vero nome del transessuale, ma alla fine anche lui ha ceduto: "Sorella Morena, per te si aprano le porte del paradiso".


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