Il CIO rompe l´ultima barriera: atleti transessuali ai Giochi

  

I Giochi sono per tutti. Per lui, per lei. Ma anche per loro. Per i transessuali. Il sogno olimpico è un diritto, a prescindere dai cromosomi. E quasi sicuramente Pechino 2008 aprirà la porta del grande sport anche ai transessuali.

Babe Didrikson

Babe Didrikson

Questa la novità più importante. Lo sport non può erigere barriere, né discriminare. Su questo tema ha appena discusso il Cio. Il cui portavoce, Emmanuelle Moreau, ha detto: «La maggioranza dei membri del comitato esecutivo ha appoggiato la proposta, anche se restano dubbi e pregiudizi da parte di alcune federazioni». Jacques Rogge, presidente del Cio, si è dichiarato pronto ad accelerare l´approvazione per il 2008, ma teme che l´accordo non si possa trovare prima dei Giochi di Atene. «Dobbiamo spiegare meglio la situazione al pubblico e agli atleti perché molte persone hanno espresso paure e timori, che spesso sono frutto di ignoranza. Molti dirigenti sono ancora perplessi, non capiscono bene come stanno le cose: non tutti hanno studiato medicina, bisogna spiegare bene ancora tante cose, e scacciare mille paure». Ci sono medici che infatti si oppongono sostenendo che il cambio di sesso potrebbe comportare dei vantaggi nelle prestazioni sportive.

E poi altro problema: dove dovrebbero gareggiare gli atleti? Nel sesso con cui sono nati o in quello che hanno scelto? Victor o Victoria? Anche lo sport deve adeguarsi ai cambiamenti della società e dare visibilità a chi chiede di non essere considerato uno sbaglio della natura. Ha appena esordito a Sydney, nell´Australian Open femminile di golf, Mianne Bagger, 37 anni. La prima golfista transessuale prof. Il torneo tre anni fa ha cambiato i regolamenti e accetta transessuali, purché abbiano completato le procedure chirurgiche di cambiamento di sesso. Invece l´Australian Ladies Professional Golf, come la maggior parte delle sue organizzazioni omologhe nel mondo, mette al bando le golfiste che non sono nate donne. Mianne Bagger si è sottoposta a chirurgia di cambiamento di sesso nel 1995, dopo una vita in cui sentiva che «c´era qualcosa che non andava». Ma giura di non aver avuto vantaggi. «Ci sono donne che trovano difficile accettarmi, ma con tutti gli ormoni femminili che ho dovuto prendere, per frenare la produzione di testosterone, la forza fisica è diminuita notevolmente».

La storia olimpica è piena di casi incerti su lui e lei. Già nel ´32 era molto chiacchierata Mildred «Babe» Didrikson, americana, che ai Giochi di Los Angeles si qualificò per cinque gare di atletica, ma fu ammessa per regolamento solo a tre. Babe vinse 2 ori (in realtà tre, ma nel salto in alto fu squalificata «per tuffo») e un argento: negli 80 ostacoli, nel giavellotto, nell´alto. Praticò anche basket, baseball e football, poi mollò tutto per il golf: dove vinse 18 tornei. Amava sigari e whisky. I giornalisti americani l´accusarono a lungo di essere un uomo, infatti la soprannominarono «Babe» in omaggio a Babe Ruth. Alla domanda: quale sport non avesse praticato, lei amava rispondere: «Giocare con le bambole».

Sempre nel ´32 i cento metri donne andarono alla polacca Stanislava Walasiewicz, trasferitasi bambina in America e divenuta la velocissima Stella Walsh, l´unica a correre per la prima volta sotto i 12 secondi. Stella nell ´80 morirà a Cleveland, uccisa per sbaglio in un parcheggio, durante una rapina in un supermercato. L´autopsia rivelerà che la campionessa dello sprint aveva genitali maschili e da uomo aveva stabilito 11 record mondiali femminili. Altro caso famoso è quello di Richard Raskin, americano, chirurgo ottico con la passione per il tennis, che nel ´75 diventerà Reneé Richards e con una sentenza favorevole della Corte suprema Usa arriverà a giocare gli Us Open femminili. Richards diventerà anche coach di Martina Navratilova.


  •