A Rossana Praitano
Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
E p.c. Alle realtà glbt italiane
Carissima Rossana,
ho letto con grande piacere la lettera che hai inviato al movimento perché vi ho trovato diversi stimoli nuovi e interessanti. Due aspetti in particolare mi hanno colpito favorevolmente. Il richiamo all’unità e il forte riferimento al tema delle unioni civili.
L’unità dei tanti in un corpo unico, la federazione di realtà gay e lesbiche distanti fra loro geograficamente — e spesso anche politicamente — è alla base dell’idea stessa che ha portato alla nascita di Arcigay. Il mantenimento, da quasi vent’anni, di quell’idea di unità spesso ci ha sottoposto a tensioni. Tensioni interne, come nel ’96, quando per molti prevalsero le differenze e si produsse così non solo una maggiore articolazione del movimento, per certi aspetti positiva, ma anche una forte ed inutile conflittualità. Tensioni esterne, come quando la nostra identità di associazione nazionale viene fraintesa come segno di una volontà egemonica sulle realtà locali o come quando un atteggiamento di prudenza e paziente tessitura, indispensabile a trovare la sintesi fra diversi punti di vista, viene scambiato per eccesso di timidezza o di moderatismo.
Noi sappiamo bene che l’obiettivo dell’unità comporta per ognuno il sacrificio di uno spicchio delle proprie certezze, la consapevolezza di non detenere verità assolute. Leggo nelle tue parole quell’umiltà disincantata che, per quanto possa sembrare una virtù piccola, è invece una virtù grande, perché è dalla consapevolezza dei propri limiti che si producono le grandi azioni.
La seconda questione riguarda il tema delle unioni civili che, come sai, è da sempre un nostro cavallo di battaglia. Ingiustamente nel passato questo tema è stato inteso come tema moderato, familista, perbenista. È, al contrario, la più rivoluzionaria delle nostre battaglie, perché va ad incidere sulle relazioni sociali, sulla struttura familiare, sulle dinamiche di genere, cioè sui fondamenti stessi della nostra società e della nostra cultura. Non è un caso che in questi anni di fronte alle nostre richieste il silenzio delle forze politiche è stato coperto dalle cannonate vaticane contro di noi. Perché lì non c’è umiltà, non c’è disincanto, non c’è volontà di sintesi fra le diversità (atteggiamenti pur così presenti dentro la stessa chiesa cattolica) ma c’è l’arroganza della verità assoluta ai cui fondamenti tutto va piegato, la stessa natura umana, gli stessi sentimenti d’amore.
Così, alla richiesta di un Pride unitario a Roma sul tema delle unioni civili, o del Patto Civile di Solidarietà, non possiamo che dare una nostra adesione convinta.
In passato siamo stati divisi fra due opzioni: un Pride annuale nella capitale o un Pride nazionale itinerante. Da diversi anni ci stiamo avvicinando insieme all’idea, semplice, che le due cose non sono in contrapposizione e che il legittimo e utile obiettivo di segnare anno dopo anno la nostra presenza nella capitale non sia in contrapposizione con l’altrettanto significativo obiettivo di portare la forza modificatrice del Pride in giro per le città italiane.
Oggi possiamo esplicitare in modo chiaro l’intesa sul perseguimento comune di entrambi gli obiettivi, lavorando insieme perché l’idea di un Pride nazionale itinerante continui nel tempo e affinché la Toscana, e in particolare Grosseto, sede della manifestazione del 19 giugno, rappresentino l’incontro unitario di un movimento glbt costantemente in marcia dal nord al sud del paese.
Accanto a questo, l’altro importante tassello della stagione dei Pride italiani: il Pride di Milano, che per primo ha mostrato come la stagione aperta dal World Pride poteva coinvolgere nel profondo tutto il paese, a partire da quella straordinaria concentrazione glbt che è rappresentata dalla comunità milanese. Anche quell’esperienza, il cui proseguimento nel tempo si è rivelato utile a potenziare una comunità che è una risorsa per tutto il paese, reclama un nostro impegno unitario per la sua ottimale riuscita.
Noi ci stiamo, ci stiamo sinceramente e convintamente, sapendo che un giorno considereremo le divisioni del passato come un nostro inconsapevole contributo al rallentamento del nostro cammino verso la società che sogniamo.
Un abbraccio
Sergio Lo Giudice
Presidente Nazionale Arcigay
Ecco la lettera al Movimento GLBTQ della presidente del Circolo Mario Mieli, scritta alla fine di Aprile
PRIDE DI ROMA 2004. LETTERA AL MOVIMENTO GLBTQ ITALIANO
1994, il primo Pride di Roma: ricordiamo tutti il sindaco Rutelli che saluta e sfila con gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. 1994, la risoluzione di Strasburgo sulla parità dei diritti degli omosessuali e sulle coppie di fatto: ricordiamo tutti le speranze di allora.
2004, il decennale del Pride romano, nonché dieci anni di lotte forti e crescenti di tutto il movimento glbtq italiano.
Proviamo a fare un confronto.
Il sindaco di Roma, la capitale d’Italia, che appoggia un Pride è da allora cosa semplicemente incredibile, e non aggiungo altro se non l’amarezza.
Rutelli è oggi un leader del centro-sinistra, ovvero un Dr Jekill e Mr Hyde all’opera in quello che è il nostro fronte ideale e politico di riferimento: paradossalmente era molto meglio il più coraggioso e “meno presentabile” Mr Hyde del 1994, e poi c’è il problema di non trovare spesso riscontri nei nostri riferimenti, e … non aggiungo altro se non l’amarezza.
La risoluzione di Strasburgo, diritti e unioni civili: mi sono persa qualcosa oltre l’amarezza?
Ma non è tutto, non vorrei che si dimenticasse l’impantanamento della politica “alta” e il silenzio con cui si copre tutto quello che di serio e vigoroso ci riguarda.
Nel 2004 inoltre si sono inventati anche di celebrare “L’anno internazionale della famiglia” e già si vedono spot televisivi che affrontano il tema nella solita ottica della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio.
Conclusioni: c’è bisogno di altro per condividere tutti il disincanto? C’è bisogno di altro per sostenere che non si può smettere di crederci, che va alzato il tiro, che dobbiamo aumentare le nostre pressioni?
A me personalmente l’amarezza fortifica, mi nutro di disincanto da sempre, e la testarda, incorruttibile, indipendente voglia di ottenere ciò in cui credo e che mi spetta non me la toglie niente e nessuno. Inutile aggiungere che l’associazione che rappresento, il Circolo Mario Mieli, in questo è peggio di me. So bene inoltre che questa “fortezza” appartiene a molti; per questo motivo e per quel che ho ricordato all’inizio, scrivo queste righe a voi, esponenti del movimento glbtq italiano, associazioni e movimenti, gruppi e singoli, per proporvi l’idea del Pride di Roma di quest’anno, che il Mario Mieli, da organizzatore, vuole “fortissimamente” condividere.
Per prima cosa voglio ribadire l’importanza per il Mario Mieli della esistenza di molti momenti di orgoglio pubblico, specificatamente di Pride; quindi appoggiamo e cercheremo di supportare come meglio potremo tutte le iniziative politiche di giugno, Pride Toscano compreso, perché, a meno di impostazioni per noi errate o imbarazzanti, è fondamentale dare voce e forza anche al lavoro politico di altri.
Inoltre voglio ribadire che per il Mieli, mi si conceda la parola, il Pride è sacro.
Infine poiché il Pride di Roma, per ovvi motivi di centralità politico-mediatica, è essenziale e rappresenta una opportunità politica pura, pensiamo che sia fondamentale dargli sempre più forza.
L’uso della parola “forza”, nel senso etico positivo, è in queste righe proposta di continuo, non per caso, ma perché ci deve contraddistinguere il più possibile.
L’idea del Pride di Roma (la cui marcia si svolgerà sabato 3 luglio, a chiudere come da tradizione il periodo dei vari Pride) è quest’anno quella di un PRIDE UNITARIO, non solo dunque una faccenda romana.
Il contenuto politico poi è apparentemente banale, apparentemente vecchio, apparentemente parziale e ridotto. Il semplice documento politico che vi proponiamo e che vi chiediamo di supportare con decisione è: VOGLIAMO LE UNIONI CIVILI. Null’altro che una rivendicazione, nient’altro che una richiesta senza replica, un banco di prova, senza se e senza ma, da presentare alla società ma soprattutto alla classe politica, nazionale e locale.
Il Mario Mieli ha una tradizione, insieme a molte altre realtà, secondo cui nella questione glbtq non si dovrebbe puntare principalmente sull’aspetto delle unioni civili; ma oggi riteniamo, essendo comunque questa una richiesta comune, la necessità di farla risaltare in tutta la sua urgenza. Questa nostra scelta nasce proprio da quel che si diceva all’inizio: 10 anni e non è cambiato nulla sui diritti di omosessuali e transessuali.
Non solo. Dopo 10 anni le unioni civili disturbano i politici, così come disturbano i Pride (ci siamo sentiti dire da esponenti dell’amministrazione comunale di Roma che la manifestazione organizzata da Arcigay nazionale, il Kiss2Pacs, è stata una esagerata ostentazione!)
Se non ci uniamo tutti in una sola voce, non ci ascoltano; se non andiamo ad uno dei noccioli del problema, i problemi non vengono sollevati. Sentiremo ancora dire che in fondo i gay oggi vivono meglio, e che quella faccenda delle coppie è delicata, o è sorpassata o altre idiozie (ci siamo sentiti dire, sempre da esponenti dell’amministrazione comunale di Roma, che un registro delle unioni civili è inutile e superato, e in fondo solo simbolico!)
Zapatero e la Regina del Regno Unito ultimamente hanno dichiarato cose diverse.
A onor del vero nella citata amministrazione comunale, così come in altre sedi istituzionali o all’interno dei partiti di sinistra di Roma e non solo, vi sono voci amiche attive, ma l’eco di quelle tentennanti o mute ci colpisce sicuramente di più.
Va chiesta, pubblicamente con la forza di una manifestazione, una legge sulle unioni civili, così come i vari “simbolici” registri a livello di amministrazioni locali. Se il 3 luglio a Roma ci sarà una manifestazione unitaria siffatta, sarà difficile coprirci del solito silenzio. E sarà forse più facile vedere quali politici troveranno coraggio. Sarebbe anche una prova di compattezza e unità di tutti quelli del movimento che non si accontentano.
Propongo a tutti voi dunque, se credete in questa idea, di chiedere immediatamente il registro delle unioni civili a ciascuna amministrazione comunale delle vostre città di appartenenza, così da giungere a luglio con un’azione politica capillare di ampio respiro nazionale, che creerebbe inoltre già molto rumore politico. Mi rendo conto questa idea della rivendicazione secca può sembrare troppo semplice, ma spesso le cose semplici sono quelle che fanno più clamore e riescono meglio, World Pride docet, e non solo.
Se tutto ciò vi par buono, mandate le adesioni, fatene un tam-tam, attiviamoci tutti. Se qualcuno poi avesse iniziative da accompagnare a tale rivendicazione durante i giorni precedenti il 3 luglio (sempre dunque sul tema delle unioni civili), le faccia pervenire al Circolo senza riserve; tutto quello che si riesce a fare, si farà.
Chiedo infine, se credete in questa idea, di usare energie per portare più persone possibili a Roma. Sembra un progetto complesso, ma è semplicissimo e rapido, se rapide saranno le adesioni, e facile alla fine dovrebbe essere portare migliaia di persone a sfilare per le strade di Roma, persone dalle più svariate diversità, ma con una voce sola e una richiesta assordante.
Fino ad ora ho sempre rispettosamente ripetuto “se credete in questa idea”; togliere la domanda e trasformarla in una affermazione collettiva, potrebbe veramente smuovere le acque. Con forza.
Rossana Praitano
Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli