Foto gay, fermi i computer del Senato

  
Il Senato della Repubblica

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ROMA – Hanno approfittato della domenica, giorno di riposo al Senato. Sono riusciti a bucare la Rete, sfruttare i suoi punti deboli e colpire i circa 2 mila computer collegati al sistema. Quando lunedì mattina i funzionari di Palazzo Madama sono tornati in ufficio (i senatori rientrano il martedì) hanno trovato le postazioni inutilizzabili: e-mail bloccata, internet bloccato, le agenzie di stampa bloccate. Sullo schermo, ma questo non è successo a tutti, l’immagine fissa di due uomini in rapporti intimi. Per questo qualcuno ha pensato che dietro l’attacco informatico ci fosse una vendetta. Una rappresaglia contro il vice presidente Domenico Fisichella per il caso di Dario Mattiello, il collaboratore licenziato dopo la pubblicazione su Panorama di una sua foto al Gay village.

«Più che altro penso si tratti di una goliardata», dice Franco Grillini, deputato dei Ds che, come presidente onorario dell’Arcigay, ha seguito da vicino la vicenda Mattiello. E aggiunge: «È però possibile che i pirati informatici abbiano deciso di colpire proprio per questo motivo. Certo non aiuterebbero chi si batte contro le discriminazioni». «Se davvero così fosse – osserva Fiorello Cortiana, senatore dei Verdi ed esperto di informatica come presidente del gruppo parlamentare per l’innovazione tecnologica – sarebbe un fatto gravissimo perché provocherebbe non un’apertura della discussione sulle pari opportunità ma una chiusura preconcetta che non farebbe bene a nessuno». Parole che hanno spinto lo stesso Mattiello a ringraziare per telefono Cortiana, aggiungendo: «Naturalmente io non c’entro nulla».

Sotto quell’immagine fissa non c’erano scritte, rivendicazioni non ne sono arrivate. Le foto spinte, anche gay, sono spesso usate dagli hacker. E una nota ufficiale di Palazzo Madama dice che l’azione aveva «come unica finalità quella di intasare e bloccare la rete interna». Ma nei corridoi del Senato, specie tra i parlamentari della maggioranza, c’è chi è convinto che proprio di vendetta si tratti. Il segretario generale di Palazzo Madama ha disposto un’indagine interna. Le banche dati non sono state danneggiate così come le memorie interne dei singoli computer. Già oggi tutti i pc dovrebbero funzionare regolarmente, dopo essere stati controllati uno ad uno.

È probabile che il virus (un virus finora sconosciuto il Worm-rbot.zy) sia entrato con un file allegato ad una e-mail. Da lì è stato inviato automaticamente a tutti gli indirizzi in rubrica. Ed è proprio questo aspetto a suscitare qualche preoccupazione sulla sicurezza del sistema. La rete di Palazzo Madama, tranne poche eccezioni, è un tutt’uno: se il virus riesce ad entrare, si trasmette a tutti i computer. Non è divisa in aree separate che consentirebbero di limitare il problema. Non è un caso che proprio ieri il servizio informatica di Palazzo Madama abbia comunicato agli utenti che dal mese prossimo «sarà avviata la segmentazione della rete che consentirà di circoscrivere le eventuali infezioni» e che è «in fase avanzata la preparazione del progetto della nuova rete informatica». Come in gran parte degli uffici pubblici, il software utilizzato dai computer del Senato è targato Microsoft. Ma negli ultimi mesi una parte del sistema è stata affidata a Linux, il software libero, grande rivale dell’azienda di Bill Gates: «Un maggiore coraggio in questa scelta – dice il senatore verde Cortiana – avrebbe evitato quanto è avvenuto».


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