La Rassegna stampa sulle iniziative dei Circoli locali
RICCIONE
Da "Corriere Romagna" di Andrea Oliva
I gay aprono la sede
RICCIONE – Oggi, 17 maggio, ricorre la giornata contro l’omofobia: una parola il cui significato letterale è paura dell’omosessualità.In tutto il Paese sono appena nove le città in cui sono previste iniziative, Riccione è tra queste in compagnia di Milano, Roma, Verona, Piacenza, Bari, Catania, Padova e Bagheria.
Per ricordare ai cittadini cos’è l’omofobia e quali conseguenze provoca ancora oggi in molte parti del mondo, l’associazione Arcigay Arcilesbica Alan Mathison Turing aprirà per la prima volta la nuova sede in piazza Amendola 3 a due passi dalla biblioteca comunale. “Rimarremo aperti – spiega il presidente Davide Piccioni – da mezzogiorno all’una e dalle 17 alle 19 distribuendo materiale e volantini”. Sono trascorsi 15 anni da quando l’Organizzazione mondiale della sanità cancellò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Non in tutto il mondo questo è accaduto nei fatti. “In circa 70 paesi – spiega Piccioni -, vi sono leggi che ancora oggi puniscono l’omosessualità con la detenzione e persino la pena di morte. Tra questi ultimi molti paesi sono musulmani”. Omofobia non è solamente violenza contro i gay. “Con questo termine si indicano l’intolleranza e i sentimenti negativi nei confronti delle donne e degli uomini omosessuali”. Perciò è omofobia anche “la battuta su una persona gay che passa per la strada” e questo non capita solamente in paesi lontani da noi.Alla domanda: dove ha origine questo tipo di paura? Piccioni risponde: “Il pregiudizio antigay è rafforzato dall’ignoranza e dalla mancanza di contatti con la comunità omosessuale; di fatto gli individui omofobici non conoscono la realtà lesbica e gay e ne hanno un’idea astratta basata su ciò che hanno sentito dire dagli altri”.C’è anche un altro aspetto dell’omofobia: la paura che porta a non riconoscere le coppie gay. Il 13 febbraio scorso il sindaco Daniele Imola aveva annunciato di voler istituire un registro per le unioni civili come è stato fatto in pochi altri comuni d’Italia. Ad oggi però, fa presente l’Arcigay, non sono stati fatti passi avanti. E al termine dell’estate se l’idea del sindaco non avrà avuto un seguito, l’Associazione chiederà ufficialmente l’istituzione di un registro. “Il riconoscimento delle coppie di fatto omosessuali è un atto di civiltà – chiude Piccioni -. Non intendiamo togliere nulla ad alcuno”.
BRESCIA
Da "Brescia Oggi" di Luca Ceglia, Presidente Arcigay Orlando — Brescia
Le battaglie dei gay
LETTERE
Caro direttore, con orgoglio anche Arcigay ha appena celebrato, insieme alle forze migliori della nostra democrazia, i sessant’anni di libertà. Forse sono passati indarno, per la nostalgica Maurizia Brunelli, che li condanna, e che ha avuto spazio sul Suo giornale proprio grazie alla libertà per cui altri hanno combattuto contro chi sui diritti degli omosessuali la pensava proprio come lei. Ma per noi sono ancora pochi: sempre vivo è il ricordo di persecuzioni plurisecolari che gli omosessuali nella storia hanno subito, e si rinnova spesso, quando ritorna in parole violente quanto i manganelli, che sempre minano la libertà di cui peraltro imperfettamente godiamo, con l’accusa di non "seguire l’ordine naturale delle cose". Mi chiedo se chi ancora utilizza questi slogan continui a vivere in una grotta "secondo natura" vestito di pelli di animali "secondo natura", comunicando a gesti e pittogrammi "secondo natura", accoppiandosi ad ogni ciclo "secondo natura" (senza protezioni, ovviamente, perché è la Natura che ci protegge anche dall’Aids), e magari eliminando "secondo natura" il vicino di grotta, se nel branco non ci sono femmine per tutti, per poi morire sereno vittima di uno tsunami "secondo natura".
Noi non crediamo con Leopardi che la Natura "madre è di parto e di voler matrigna", e non ci adoperiamo per sovvertirla, ma abbiamo imparato che la Cultura è un dono prezioso che è stato fatto agli uomini perché vivano di più e meglio, combattendo le piccole difficoltà quotidiane al pari delle malattie mortali, che sono naturali ma non per questo giuste e provvidenziali. Purtroppo però colti non si nasce, la Cultura non è un attributo naturale al pari dei polmoni o dei succhi gastrici, e forse quando l’hanno distribuita qualche lettrice stava arrostendo il bisonte che i maschi avevano appena abbattuto. Quindi a poco varrebbero le nostre argomentazioni culturali per contrastare certi naturali pregiudizi.
Inutile dire che l’omosessualità non è una scelta ma una condizione, e che chi non lo è non lo può diventare, per quanto possa trovarlo allettante; che figure materne e paterne, in pedagogia, non sono solo il papà e la mamma, perché se così fosse, maledetti gli orfani, i vedovi e le ragazze-madri; che nessuno come Arcigay è attento alle differenze di genere, per arricchirsene però, e non per farne gabbie comportamentali; che "il mondo sottosopra, decadente, privo di ideali, di morale" è forse la grigia camera stagna dei nostalgici, non certo il colorato corteo che vediamo sfilare al GayPride. Eppure, nonostante le amarezze che questi pregiudizi suscitano in noi come in tutte le persone di Cultura, vorremmo dare un messaggio di fiducia e di serenità ai lettori, soprattutto a quelli, e li ringraziamo, che sono intervenuti prontamente a censurare le esternazioni omofobe di Maurizia Brunelli. Arcigay ha lottato, lotta e lotterà sempre perché da sessant’anni di libertà indietro non si torni.
MANTOVA
Da "Gazzetta di Mantova"
La Giornata contro l’omofobia: oggi i gay incontrano la Brioni
Per la comunità mondiale gay oggi è una giornata importante. Quindici anni fa, era il 17 maggio 1990, l’assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità eliminava l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, mettendo fine così a più di un secolo di omofobia medica. La comunità internazionale Lgbt si sta mobilitando per promuovere una Giornata mondiale contro l’omofobia da celebrarsi il 17 maggio di ogni anno. E oggi anche il gruppo MantovaGay si mobiliterà per presentare al sindaco Fiorenza Brioni un ordine del giorno da discutere in consiglio comunale. Il documento, già presentato in altri consigli comunali, provinciali e regionali, impegna il consiglio «a promuovere, in coordinamento con le associazioni e gli organismi operanti nel settore, iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica a una cultura delle differenze e alla condanna di una mentalità omofobica, intervenendo, in collaborazione con le istituzioni, anche e soprattutto nelle scuole, per formare i giovani al rispetto dei diritti di ciascuno». Sarà Antonio Benazzi, fondatore del gruppo MantovaGay, a consegnare il documento al sindaco. Domani in città (circolo Papacqua) è atteso inoltre Aurelio Mancuso, segretario nazionale di Arcigay.
PADOVA
Da "Il Mattino di Padova" di ALBERTA PIEROBON
Vita da gay, nascosta tra le frustrazioni
Dagli approcci «old» all’aperto, ai giovani frequentatori delle «dark room»
Come cambia la geografia del sesso fra uomini: gli storici giardini a Pontecorvo soppiantati dai nuovi angoli nascosti di città Il principale punto di ritrovo è la zona industriale
Il PadovaPride nel 2002
PADOVA. La vita col doppio fondo. Sopra ci stanno i giorni di uomo al lavoro, a casa, magari anche con moglie e figli, l’uomo normale, mimetico, acquattato in mezzo al normale resto del mondo.
Sotto, scavano crateri nell’anima le notti di omosessuale non dichiarato e problematico, privato di sentimenti e sessualità appaganti, prigioniero di frustrazioni. E non perchè il coming out (ovvero dire pubblicamente: eccomi qui, io sono gay) sia l’unico toccasana, chè mica tutti hanno voglia di fare bandiera dei propri gusti sessuali, ma perchè si marcisce con il cuore e la pelle chiusi in un doppio fondo sigillato, e così pesante da trascinarsi a fondo tutto il resto. Magari anche la vita. Avvelenandola, aggrovigliandola, angosciandola. Se non annientandola del tutto. Come capita. In un argine o ad un angolo di strada.
Argini, giardini, parchetti, ponticelli, angoli di spiagge, autogrill, parcheggi, «il boschetto» lo chiamano in gergo: sono i luoghi degli incontri occasionali. Gli unici luoghi, almeno fino agli anni Ottanta, dove vedersi, incrociarsi, scegliersi, corteggiarsi, seguendo i codici di un linguaggio clandestino.
Dove stare assieme e consumare, in quel modo un po’ compulsivo con cui molti gay vivono la sessualità. Tutto succede in fretta: un perfetto sconosciuto che nel giro di un’ora diventa conoscente, poi intimo, poi di nuovo estraneo. Per reciproco gratuito piacere o a pagamento: in città pare che sia via Loredan l’unica zona bazzicata dai gigolò – così lo chiamano, con eleganza, nei siti specifici – che sarebbero quelli che fanno marchette (tariffa di 50 euro per rapporti orali, quasi il doppio per il resto ma l’offerta è molto ridotta) che non hanno sfruttatori né racket, sono italiani ma soprattutto albanesi, rumeni e algerini tra i 20 e i 30 anni, spesso tossicodipendenti.
Le altre zone di «battouage», così in gergo i luoghi degli incontri all’aperto, sono viale della Navigazione Interna dove il tam tam gay dice che ci si va in auto di notte ma anche di giorno, si rimedia sempre e poi ci si apparta nel boschetto di fianco; dietro l’aeroporto, al ponte ferrato; nell’argine di Noventa; nel parcheggio dell’autogrill a Limenella; dietro la Fiera e nel piazzale della stazione, solo per stare in città. Tutti luoghi dove fare «cruising», altro gergo per dire incrociarsi, adesso frequentati per lo più dagli «old»: non importa se gay dichiarati o no, se hanno una casa dove potrebbero portare chi vogliono oppure dividono il letto con la moglie che certo non sospetta, il luogo aperto dal respiro pasoliniano, dove scegliersi un incontro occasionale, dove osare e il rischio sta nel gioco, fa parte del dna omosessuale dei non più giovani. Che ai loro tempi, mica lontani, non avevano alternative, nei «battouage» hanno incrociato sesso, amori e vita.
Lo raccontano gli «old» (ancora gergo) come fosse una romanticheria: il vedersi, il gioco degli sguardi, ti fumi una sigaretta, ti presenti quasi sempre con nome falso ma non importa, ti scegli e ti corteggi. Quei luoghi dove uno sguardo estraneo vede tristissimi uomini soli che camminano piano, si affacciano alla ringhiera di un ponte, di colpo spariscono, poi uno passa in auto a 10 all’ora, ne arriva un altro, un girare di occhi che sembrano assenti e invece guardano. Si guardano con spasmodica attenzione.
In città, il luogo «storico» dell’andirivieni gay è stato fino a 20 anni fa il parco a Pontecorvo: sopra i 50 anni tutti i gay ci hanno passato ore nelle sere ghiacciate dell’inverno scaldandosi con il fumo della sigaretta e con quell’eccitazione senza oggetto preciso tanto raccontata nella letteratura omosessuale, Busi in testa. Aspettando qualcuno che piacesse, di piacere a qualcuno.
E la storia si ripete, in altri battouage. Dove invece bazzicano molto poco i gay più giovani, quelli che adesso già a 20 anni combattono la grande guerra del come dirlo in famiglia, che arrivano a rivoluzione (quasi) fatta a condividere la loro scelta con una comunità numerosa, orgogliosa e organizzata. Loro frequentano i locali, più che i boschetti. Accusati dagli old di fare sesso spersonalizzato, di preferire il demone della dark room dove quasi manco sai con chi stai. Ma quelli però sono luoghi sicuri, dove all’ingresso distribuiscono preservativi, dove si entra con la tessera. Ce n’è un bel tot a Padova, il mercato omosessuale è un ricco business. Si va dalla Torre a Torreglia, chic e costoso gay friendly hotel, camere con bagno turco e idromassaggio, alle saune: il nuovissimo Blu in via Avanzo e il Metro in via Turazza, dove arrivano da mezza regione, aperti dalle 14 alle 2; dal Velvet cocktail bar alla Sacra Famiglia all’affollatissimo e ormai cult Perchè no? in via Manzoni, dal Flexovideobar con le serate leather, uniforms ed altro, all’Officina Cruising club a Limena che con labirinti e percorsi vari riproduce appunto il cruising, l’incrociarsi itinerante dei rendez vous all’aperto. E poi ci sono il Gay Disco in via della Navigazione Interna, The Block disco club for men only a Limena, il Glam in via Tiziano Aspetti. Tutti locali che esibiscono la loro specificità in guide e siti internet, e i clienti commentano: lì ci trovi gli «orsi», in gergo sono i gay grandi, grossi e pelosi, là i «cacciatori» (di orsi), lì i leather (appassionati di abbigliamento in pelle) e via catalogando.
Fuori, gli argini, le strade della zona industriale o la spiaggia sul Brenta, mète comunque frequentatissime, d’estate soprattutto. Da chi non vuol dare nome e cognome per la tessera di un locale, da chi ha dato lì appuntamento a uno conosciuto in chat, da chi la vita ce l’ha divisa a metà e deve nascondersi, da chi ogni tanto cerca un’occasione e un brivido, da chi non ha alternative e da chi le ha.
Da "Corriere del Veneto" di Francesca Visentini
Giornata mondiale del’omofobia – Gay discriminati sul lavoro Venti denunce al mese allo Sportello nuovi diritti
PADOVA — Venti richieste di aiuto al mese da gay e lesbiche discriminati sui luoghi di lavoro, arrivano al’Ufficio Nuovi Diritti della Cgil. Storie di ordinaria violenza psicologica, ma anche fisica contro gli omosessuali. Nella giornata mondiale del’omofobia ( che si festeggia il 17 maggio perché è la data in cui ‘Oms depennò ‘omosessualità dalla lista delle malattie psichiche), ‘Arcigay traccia il bilancio dei primi otto mesi dello Sportello Nuovi Diritti. « Sono ancora pesanti le discriminazioni che colpiscono i gay, sia sul lavoro che nel sociale — accusa Alessandro Zan coordinatore Arcigay del Veneto e consigliere comunale Ds — ‘obiettivo è combattere ogni forma di sopruso causato dal’orientamento sessuale. Troppa sofferenza è legata a questi abusi: tra i casi di suicidio dei giovanissimi, tanti si verificano per la solitudine e ’emarginazione legate a u’omosessualità che non riescono a esprimere » .
Due le iniziative del’Arcigay per il 17 maggio: la conferenza e il film « Omofobia » di Lionel Bernard questa sera alle 21 nella sala del quartiere centro storico sotto la Torre del’Orologio. E ‘avvio del servizio « Sos Immigrati omosessuali » , un numero d i telefono ( 340 1734953) per tutelare i gay extracomunitari a rischio espulsione in uno di quei paesi che condannano ‘omosessualità.
« Per intervenire contro le discriminazioni è importante che i gay siano visibili — avverte Alessandro Zan — Si possono evitare emarginazione e sofferenza uscendo allo scoperto » E nella giornata mondiale contro ‘omofobia, il delitto di Alessandro Romito rappresenta per ‘Arcigay del Veneto « una storia su cui riflettere » . « Conoscevo bene Alessandro Romito — racconta Alessandro Zan — era una persona molto colta e preparata, è stato anche mio vicino di casa. Non dichiarava il suo orientamento sessuale. Nascondersi è una condizione che aumenta il rischio, espone a pericoli. E rende ricattabili, sia sul lavoro che nella vita sociale » .
‘Arcigay invita a rivolgersi allo « Sportello Nuovi diritti » .
Claudio Malfitano, presidente provinciale Arcigay, sottolinea: « Sono ancora 83 nel mondo i paesi in cui ‘omosessualità è considerata un reato penale. E i casi di violenza e abuso contro i gay continuano. ‘obiettivo è combattere ogni forma di sopruso, ma anche sostenere e tutelare i giovani che scoprono il loro orientamento sessuale e si sentono soli e impauriti ».