Giusta la battaglia della coppia gay di Latina

  

Il Tribunale di Latina ha rinviato l’attesa decisione, prevista per oggi, sulla trascrizione del matrimonio fra Antonio Garullo e Mario Ottocento, celebrato a l’Aja, in Olanda, il 1° giugno 2002.

"Questa vicenda sta continuando come da copione manzoniano, secondo il leit motiv ‘Questo matrimonio non s’ha da registrare’" — commenta il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice"In Italia ci sono troppi don Rodrigo. Il primo è stato il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, che aveva espresso parere negativo alla richiesta di trascrizione del matrimonio in Italia, in quanto ‘contraria all’ordine pubblico’. Da qui il ricorso dei due coniugi al Tribunale di Latina, che aveva già visto l’opposizione di Procura, Comune e Avvocatura generale dello Stato. Infine il rinvio del Tribunale di Latina."

"É inaccettabile" – continua Lo Giudice – "che, secondo il Governo, non si possa registrare in Italia per motivi di ‘ordine pubblico’ un matrimonio contratto in un paese dell’Unione europea, soprattutto se questo avviene dopo pochi mesi dalla firma del Trattato costituzionale che pone le basi per un’Europa unita."

"La formula scelta da Pisanu significa che il riconoscimento di quell’unione metterebbe in gioco la salvaguardia dei valori fondamentali dell’ordinamento. È possibile un giudizio di tale gravità per un contratto previsto da un altro Stato dell’Unione? Ci pare che sia piuttosto questa rigida chiusura, verso i matrimoni celebrati in Olanda, a minare la tenuta stessa del patto costituzionale firmato a Roma dagli Stati dell’Unione europea."

"In Italia le associazioni gay e lesbiche non chiedono l’estensione del matrimonio civile, ma il varo di un istituto distinto qual è il Pacs – Patto civile di solidarietà – che riconosca diritti e doveri reciproci delle coppie, anche omosessuali. È per promuovere questo progetto di legge che il 21 maggio a Roma avrà luogo il “Pacs day” e il 4 giugno, a Milano, si terrà il Gay pride nazionale."

"Questo non ci esime" — spiega Lo Giudice — "dall’essere pienamente al fianco di Antonio e Mario nella loro giusta battaglia per il riconoscimento dei loro diritti di cittadini europei. Se la loro richiesta non arrivasse ad una conclusione positiva, questo non sarebbe una sconfitta dei due coraggiosi ragazzi di Latina, ma dell’idea stessa di un’Europa dei diritti, in cui i cittadini siano liberi di scegliere, a parità di condizioni, lo Stato dove vivere e lavorare."


  •