“Quando la politica si fa indicare la strada da una confessione religiosa, è a rischio la libertà di religione e sono a rischio le libertà individuali”.
Questo è il commento di Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay, a seguito delle dichiarazioni di contrarietà alla proposta di una legge sul Pacs, Patto civile di solidarietà, da parte del presidente della Cei Camillo Ruini.
“Che il cardinale Ruini possa liberamente esprimere la sua contrarietà ideale al riconoscimento giuridico delle relazioni d’amore e convivenza fra gay e fra lesbiche è fuori discussione — prosegue il presidente di Arcigay — Che il capo dei vescovi italiani intervenga direttamente e con geometrica organizzazione nelle vicende politiche italiane, esercitando una continua pressione elettorale sull’incerto scenario politico e suscitando strumentali devozioni preelettorali è il segno di una malattia profonda della democrazia italiana.
Scatenare contrapposizioni basate sulla negazione dei diritti di una parte della popolazione, com’è accaduto con la manifestazione antigay andata in scena lo scorso sabato a Madrid, rischia di avvelenare in profondità il tessuto sociale, come dimostrano i tristi precedenti del Novecento.”
“Il cardinal Ruini è uomo dal grande potere politico, sebbene non legittimato dalla volontà del popolo italiano, potere che ha già avuto occasione di utilizzare bloccando, nel 1999, la proposta di una legge contro gli atti di violenza e discriminazione verso le persone omosessuali. Tutto ciò è male per la democrazia e spinge verso una forma insidiosa di totalitarismo culturale”.
“Facciamo appello — conclude Lo Giudice — al senso di responsabilità di una classe politica il cui dovere preciso è tutelare le istituzioni repubblicane da intromissioni indebite di un ente esterno qual è la Conferenza episcopale italiana e salvare il Paese da una pericolosa deriva clericale. Non si svenda oggi per un pugno di voti presunti la dignità delle istituzioni laiche così faticosamente costruite dai padri Costituenti”.