Solo al mondo?

  

Al Salerno Pride 2005 ci sono anche le mamme del’Agedo. Vengono da Catania, Brescia, Lecce. Parlano del’orgoglio di essere madri. Madri orgogliose dei propri figli omosessuali. Le senti parlare e comprendi quanto è viscerale il sentimento che lega una madre al figlio.

«Per lui farei di tutto» dice Rita De Santis, over sessanta bresciana.

A un certo punto non ti spieghi co’è possibile che ‘orientamento sessuale delle persone possa far soffrire, inutilmente e spesso per colpe inesistenti, così tante famiglie.

Al convegno del’Agedo prendono parte non solo i genitori che hanno figli omosessuali ma anche giovani e adulti, insegnanti di liceo, docenti universitari, poliziotti in divisa.

‘uditorio è attento e ne approfitto per leggere questa poesia:

Pensavo di essere il solo al mondo,
Pensavo di essere un finto giocondo,
Pensavo di essere la mia ombra,
‘ombra di un me che non aveva forma;

Pensavo che la mia esistenza fosse un reato,
Pensavo che il mondo non mi avesse creato,
Pensavo di volare oltre il cielo
E di cadere al’istante e morire;

Pensavo di essere un animale,
Pensavo che ero di tutti rivale,
Pensavo di non possedere alcun valore
E di non dare al mondo ciò che il mondo vuole;

Pensavo guardandomi di odiare me stesso,
Pensavo che io non avrei mai fatto sesso,
Pensavo che il Sole solo conoscesse c’io fossi
E volavo oltre le nuvole per bruciarmi con esso

E credevo che il mio desiderio era sbagliato
Proprio come la mia esistenza era un reato,
E volevo andare lontano, non longitudinalmente,
Ma volare lontano dalla terra verticalmente,

E volavo con il pensiero, e mentre pensavo
E capii che mi ero sbagliato
E capii che non ero sbagliato
E capii che il mondo era al contrario a pensare che io fossi il contrario.

È la poesia che Luigi mi ha inviato al’indirizzo di posta elettronica del Salerno Pride 2005.
«Non so – dico al convegno dopo aver letto la poesia – se Luigi sia un uomo o un adolescente, non so quanti anni abbia.»

In cuor mio spero che qualcuno in sala riconosca il suo testo, le sue parole, magari u’amica o un amico che, tornando a casa, possa dirgli: «Hanno letto la tua poesia al Salerno Pride!».

Cinque secondi e un ragazzo seduto in una poltroncina di vimini alza la mano: «Sono io, sono io Luigi!».

Le mamme del’Agedo gli vanno incontro. Lo abbracciano. Qualcuno si commuove. Invito Luigi a raccontarci la sua storia. È imbarazzato, ha gli occhi lucidi ma non si tira indietro:

«Ho 17 anni. Sono qui da solo anche se sono fidanzato, felicemente, da due mesi. Non ero sicuro di riuscire a trovare il coraggio di raggiungervi…».

«Un solo raggio di sole – scrisse san Francesco ‘Assisi – è sufficiente per cancellare milioni di ombre». Il Salerno Pride 2005, caro Luigi, ha respirato anche grazie a te.


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