Sì di Prodi alle unioni gay

  
Pacs Day

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“Bravo Prodi: finalmente rompe gli indugi e, per la prima volta, si pronuncia apertamente a favore di una legge sul Pacs. In poche parole, da cattolico, ha dato una lezione sul corretto rapporto fra sentimento religioso personale e laicità delle istituzioni, superiore a quella di tanti falsi laici “.

È di grande soddisfazione la reazione del presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, di fronte alle parole pronunciate da Romano Prodi che stamattina, durante la conferenza stampa tenuta presso l’Associazione della stampa estera, ha confermato che l’Unione è orientata a riconoscere i diritti civili delle coppie gay e lesbiche tramite una legge sul Pacs (Patto civile di solidarietà), secondo il modello francese.

“Il Pacs — spiega Lo Giudice — non ha niente a che vedere col matrimonio, ma rappresenta un istituto differente ed estraneo a quello. Anche se Arcigay guarda con grande ammirazione alle riforme attuate in Spagna, deve essere chiaro che Zapatero col Pacs non c’entra niente.

Abbiamo proposto un altro modello che consideriamo percorribile nella particolare situazione italiana e siamo lieti che il nostro sforzo di trovare un percorso comune che non innescasse guerre di religione è stato compreso. Adesso si lavori per inserire questo impegno nero su bianco nel programma dell’Unione”.

L’introduzione in Italia del Pacs consentirebbe a due persone che scelgano di condividere una parte importante della propria vita una serie di responsabilità e diritti reciproci: assistersi liberamente in ospedale in caso di malattia, prendere decisioni importanti sulla salute del partner in caso di sua incapacità, ereditare reciprocamente senza i limiti e gli svantaggi di un testamento, ricevere la pensione di reversibilità, essere tutelati in caso di separazione, godere della miriade di diritti e agevolazioni concesse alle coppie eterosessuali sposate.

Leggi che riconoscono le unioni civili fra gay e lesbiche con istituti differenti dal matrimonio esistono in dodici paesi europei (Danimarca, Norvegia, Svezia, Lussemburgo, Finlandia, Ungheria, Francia, Germania, Islanda, Portogallo, Slovenia e Gran Bretagna). Olanda, Belgio e Spagna (come anche il Canada e il Massachusetts) hanno invece optato per l’estensione a gay e lesbiche del matrimonio civile.


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