"Restiamo in prima fila nell’impegno per mandare a casa Berlusconi, liberare l’Italia da una maggioranza liberticida e ripristinare le condizioni minime di uno Stato di diritto. Lo facciamo sottolineando la nostra autonomia da una coalizione, quella dell’Unione, in cui non ci riconosciamo, perchè il suo programma non riconosce i nostri diritti umani fondamentali, a partire dall’uguaglianza di fronte alla legge. Inizia per noi una fase di radicalità sociale: oggi per mandare a casa Berlusconi, domani per richiamare il futuro governo ai suoi doveri costituzionali di fronte al Paese”.
Così Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay, sintetizza il risultato di due giorni di Consiglio nazionale dell’associazione. Una riunione fiume in cui è emersa la delusione della maggiore organizzazione omosessuale del Paese di fronte all’insoddisfacente compromesso sulle unioni civili contenuto nel programma dell’Unione. La relazione di Lo Giudice, approvata dal parlamentino dell’associazione riunito a Bologna sabato e domenica – 62 componenti in rappresentanza dei 35 comitati provinciali e dei 157.000 soci e socie – contiene un giudizio senza appello sulla coalizione guidata da Silvio Berlusconi:
“La Casa delle Libertà, accanto al razzista Calderoli, al fascista Tremaglia, all’integralista clericale Buttiglione, schiera oggi anche gruppi fascisti che si sono caratterizzati per minacce e violenze nei nostri confronti. La vittoria di quella coalizione, rappresenterebbe la vittoria dei nostri più acerrimi nemici”.
Ma è forte anche la delusione per il mancato impegno sui Pacs della coalizione guidata da Romano Prodi:
“Siamo consapevoli che l’impegno contenuto nel programma dell’Unione potrà dare vita ad una legge che affermi una volta per tutte l’uguaglianza di diritti fra le coppie di fatto omosessuali ed eterosessuali. Ma la nostra richiesta di un nuovo istituto giuridico pubblico come il Pacs, che desse anche alle coppie dello stesso sesso uno status civile, era per noi il terreno minimo di confronto. Daremo il nostro voto solo a quei partiti (Italia dei Valori, Pdci, Rosa nel Pugno, Verdi, Rifondazione, Ds) che hanno inserito in modo esplicito le nostre richieste nei propri programmi, ma non ci riconosciamo nell’Unione in quanto tale“.
Dopo avere ribadito il supporto ai rappresentanti del movimento lgbt (lesbico, gay, bisessuale, transessuale) candidati al parlamento, a partire da quelli in posizione eleggibile (Franco Grillini, Titti De Simone, Vladimir Luxuria, Gianpaolo Silvestri), l’associazione si prepara ad assumere un ruolo di spina nel fianco per chi vincerà le elezioni, forte degli enormi successi ottenuti sul piano sociale e culturale negli ultimi anni, fino al dato Eurispes secondo cui il 68,7 fra i cattolici è favorevole a una legge sui Pacs.
“Rilanciamo l’impegno di Arcigay a partire da una rilettura di una nostra storica parola d’ordine: l’uguaglianza giuridica di lesbiche, gay, bisessuali e transgender — si legge ancora nel documento .- Negli scorsi anni abbiamo orientato la nostra azione sulla richiesta di una legge sui Pacs che avrebbe rappresentato un passo avanti in quella direzione. Abbiamo puntato su questo per arrivare ad un accordo, di cui abbiamo definito il limite temporale. Quel tempo è scaduto e l’accordo non ci ha soddisfatti. Da oggi Arcigay si riposiziona sul terreno più proprio dei movimenti, quello sociale, da cui rilanciare con fermezza la parola d’ordine della piena uguaglianza giuridica delle persone omosessuali”