Le elezioni si avvicinano e questa volta sarà più che mai importante che lesbiche gay, bisex e transgender usino il loro voto nel modo più utile a promuovere i propri diritti. Non lasciamoci tentare dall’astensione. Il voto è uno dei modi principali in cui la nostra comunità può cercare di influenzare il quadro politico: rinunciarvi per delusione significherebbe non approfittare di uno strumento di pressione, il “voto gay”, che può diventare nel tempo una delle nostre armi più efficaci.
La maggioranza di centrodestra che ha sostenuto Berlusconi si è rivelata la più antilibertaria della storia della Repubblica. Costretta da una direttiva dall’Unione Europea, ha varato una legge antidiscriminatoria così maldestra da introdurre nuove discriminazioni antigay dove non c’erano, come nelle forze armate. Ha varato una legge sulle droghe leggere per cui chi fuma qualche spinello rischia di finire in carcere. Ha tagliato del tutto i fondi per la prevenzione AIDS fra i gay. Si è distinta per i suoi ministri ferocemente omofobi, come Calderoli, Tremaglia, Buttiglione. Invotabile.
Veniamo all’Unione. Arcigay, insieme ad Arcilesbica e alle altre organizzazioni lgbt, ha cercato in tutti i modi di fare pressione sulle forze del centrosinistra perché inserissero una legge sui Pacs nel programma dell’Unione. Quell’impegno è stato assunto da DS, Rifondazione, Verdi, PdCI, Italia dei Valori, Movimento Repubblicani Europei. La Rosa nel Pugno ne ha fatto un punto centrale della propria identità e della propria azione politica. Lo stesso Romano Prodi si era schierato per la nostra proposta. Purtroppo al tavolo del programma, l’Udeur di Mastella e la Margherita di Rutelli, telecomandata dal cardinal Ruini, si sono rifiutati di sottoscrivere l’accordo sulle unioni civili ed hanno imposto un compromesso inaccettabile: il riconoscimento di alcuni singoli diritti ai componenti di una coppia di fatto, senza nessuna registrazione né un nuovo istituto giuridico come accade nel resto d’Europa.
Quel programma non ci rappresenta e per questo non appoggeremo l’Unione in quanto tale. Rimane la necessità di votare quei partiti del centrosinistra che si sono impegnati sui Pacs, anche se con una forte amarezza per la loro incapacità a portare sulle loro posizioni anche gli alleati del centro cattolico. Li voteremo, a partire dalle liste che garantiranno l’ingresso in Parlamento di nostri rappresentanti. Li voteremo consapevoli che i patti sono saltati e che, come già in questi giorni, anche dopo le elezioni saremo nelle piazze a farci sentire, senza fare sconti a nessuno.
Chiederemo la piena uguaglianza giuridica delle persone lgbt e il superamento di ogni discriminazione presente nel diritto di famiglia. E vigileremo sull’attuazione degli altri punti della piattaforma programmatica che, in accordo con le altre principali associazioni lgbt, stiamo sottoponendo in questi giorni a partiti e candidati: una seria legge contro le discriminazioni, la tutela della nostra salute attraverso campagne informative, una nuova legge che permetta alle persone transessuali di cambiare i dati anagrafici anche senza operazione chirurgica, il riconoscimento del diritto d’asilo per chi è perseguitato per orientamento sessuale o identità di genere.
Oggi subiamo una battuta d’arresto, ma andiamo avanti sicuri che il nostro movimento di liberazione, come già quello dei neri d’America e quello delle donne, segnerà un punto di non ritorno nella storia delle libertà civili.