Palermo
Oggi, dopo circa dieci anni di assenza, il "sindacato dei gay" con lo stesso nome e lo stesso entusiasmo di allora rilancia la battaglia, riaprendo il Comitato provinciale palermitano. E continuando a reclamare una legge che garantisca anche a loro tutti i diritti civili riconosciuti agli eterosessuali.
Da domani lesbiche e gay potranno tornare a incontrarsi nella nuova sede di via Libertà 165 – messa a disposizione dai Verdi – e come sottolinea il neo presidente, Nicola ‘Ippolito, beneficiare del centro ‘accoglienza e della linea telefonica ‘ascolto.
Il congresso fondativo di ieri giunge a circa tre mesi da quello del Comitato di Catania, e ‘obiettivo è quello di aprire anche alle realtà di Messina e Siracusa. Un segno concreto di quanto Arcigay voglia ripartire dalla Sicilia per diffondere il movimento omosessuale nel Sud Italia.
"’Arcigay è un moltiplicatore di democrazia – osserva il portavoce giovani dei Verdi, Fernando Ciaramitaro – Uno strumento che può trasformare la difficile realtà palermitana e far emergere le diversità". Il comitato palermitano era sorto a seguito della tragedia di Giarre, in cui due ragazzi si erano suicidati perché la loro relazione era osteggiata dal paese. Da quel’esempio nacquero i primi circoli Arcigay in tutta Italia. Ma, proprio mentre ques’esperienza prendeva forma su tutto il territorio, qui si andava poco a poco esaurendo, logorata al suo interno da una divisione che avrebbe portato alla scissione e alla nascita di Arcilesbica Palermo.
In realtà già da qualche anno Arcigay non era più attivamente presente in città. Sostituita da associazioni che in piena autonomia portavano avanti le richieste degli omosessuali palermitani. Adesso tutti concordano sul fatto che occorra ‘unità ‘intenti e salutano con favore il ritorno di Arcigay. Il primo traguardo da tagliare resta quello di un riconoscimento giuridico per le coppie di fatto, i famosi Pacs, patti civili di solidarietà che permetterebbero alle coppie omosessuali di accedere a esempio alla reversibilità della pensione del compagno, al’eredità o alla comunione dei beni. Unioni, non vincoli matrimoniali, precisano da Arcigay. Ma su questi temi si registra la chiusura del mondo cattolico, che vede nel riconoscimento di questi diritti una minaccia al ruolo tradizionale della famiglia.
"Oggi la società è pronta – dice Aurelio Mancuso, segretario nazionale di Arcigay, presente ieri al’inaugurazione – E proprio da Palermo intendiamo ripartire per rilanciare la nostra battaglia. E per questo già da domani ci metteremo al lavoro". Per colmare un ritardo che si protrae ormai da dieci anni.