Beautiful and Agony

  

Una performance teatrale che tratta in via trasversale il tema della famiglia tradizionale, abbattendo tante certezze e luoghi comuni.
Spettacolo messo in scena da Tommaso Muto responsabile culturale del’Eos Arcigay Calabria che si terrà il 13 e 14 luglio a Rende (CS) presso il teatro della Barraca.

BEAUTIFUL AND AGONY

Io esercito il potere delle mie idee nella cenere del tempo…………………………

L’orrore e il fascino di un omicidio illustre diventano la base per un movimento drammaturgico.
La tensione e l’inquietudine che genera nell’opinione pubblica un evento infanticida dirotta la mia ansia creativa verso uno spazio delimitato dalle tre pareti, il pavimento-palcoscenico e la quarta parete aperta verso il pubblico, l’occhio che si apre al mondo incredulo.
Le palpebre sono le quinte in cellophane con scritto no scene che delimitano lo spazio dove l’energia si crea e si inscatola, per poi uscire violentemente in senso verticale e perpendicolare verso la parete emozionale dell’osservatore.
Ho voluto, o ha voluto la tensione creativa in sé, che la visione della messa in scena fosse assolutamente delimitata in senso rettangolare; un andamento circolare dell’energia costretta negli angoli retti del rettangolo (spazio che anche se non esiste fisicamente comunque si crea a livello energetico).
No scene è la palpebra oculare che non riesce a chiudersi più.
L’omicidio ormai è compiuto; le quinte sono trasparenti e tutto deve svolgersi inesorabilmente alla nudità dello sguardo.
Il drappo di stoffa sul lato destro timidamente cerca di coprire qualcosa ma la violenza massmediatica non lascia spazio alla privacy.
L’unico tentativo di ricreare il teatro classico sta in questo drappo, come se il teatro si fosse completamente distrutto e a rimanere fosse solo un pezzo di stoffa della quinta scampato al crollo e ad un ipotetico incendio.
La moderna Medea è al centro delle sue manifestazioni d’animo che girano vorticosamente dentro di lei, verso di lei e contro di lei; il marito la sostiene per quello che può ma anche lui deve fare i conti con il nuovo giornalista che non solo prende appunti per i suoi osceni articoli (anche se chiede perdono dicendo di non scriverlo più e di non dirlo più) ma diventa sostenitore del dramma, porta il dramma in scena in senso puramente materiale: trasporta la sedia con rotelle, porta sul vassoio la vittima, l’arma e il fiore che rappresenta una dolcezza antica.
Nel vassoio porta il cervello che è l’oggetto definitivo del sacrificio; durante il suo spappolamento segna con dei cartellini numerici il rigore matematico della sequenza dei 17 colpi.
Il nuovo giornalista crea egli stesso il dramma perché non sa più che scrivere, lo porta sul vassoio, lo offre con un fiore al pubblico e potrebbe decidere di bloccarlo e farne quello che vuole.
Il nuovo giornalista diventa il centro da cui si diparte l’energia che sostiene la messa in scena lottando contro l’altro centro che è la Medea stessa.
Due centri che sorreggono la tensione che a volte sfiora la deflagrazione.
Beautiful and Agony sono le due anime di Medea o la stessa anima sdoppiata;
piacere e sofferenza
gioia e dolore
riso e pianto
fiore e pistola
luce bianca e luce rossa
positivo e negativo
energia entrante ed energia uscente.


Beautiful è la risata moderna,
Agony è l’urlo moderno.
Rappresentano il non lo dovevi fare e lo dovevi fare.
Beautiful è un corpo che aggredisce,
Agony è un corpo che tende a ridursi.
Insieme, però, cercano a volte un accordo, danzano ma poi lo scontro riprende.
Agony cerca una rivalsa che non avrà mai, cerca di fare un appello all’umanità ma ha la bocca incerottata; chiede al marito di andare verso di lei, anche se è un invito rivolto al mondo sempre meno disponibile.
Come in ogni omicidio si cerca il colpevole e l’arma (questa nel lavoro drammaturgico è un punto interrogativo che finisce in un altro punto interrogativo, quindi un nodo di interrogativi); ma tutti alla fine siamo colpevoli e nella messa in scena c’è un travaso di colpe.
E’ colpevole chi uccide ma anche chi nasconde e chi pubblica un’ipotetica colpa.
La famiglia tradizionale, tanto tutelata, ha completamente fallito; i bambini che in esse dovrebbero crescere serenamente vengono maltrattati e massacrati.
Il cervello si spappola, il cervello è caldo e brucia.
Il delitto viene ridotto a brandelli e in ugual modo viene trattato nella messa in scena.
Il bambino che è vittima prima dell’infanticidio e carnefice dopo di esso, come a vendicarsi della mamma per quello che ha subito, è vestito di una testa enorme ingombrante e calda (ossessione fobica della mamma che nella drammaturgia diventa reale); entra in scena già ucciso e vendicatore quando ancora la vicenda deve entrare in scena.
Dov’è il mio nanetto? È la ricerca di una mamma in colpa mentre il marito con il rito della pettinatura cerca di ricomporla e nello stesso tempo strangolarla per ritornare un uomo tranquillo senza più sensi di colpa a nascondere una possibile verità.
L’anima indolente del bimbo ucciso trasmigra dal fantoccio con la testa enorme al marito-padre, al giornalista, scherza con Beautiful and Agony, a volte colpevolizzati anche loro che incolpano.
Una contrazione di tutta l’energia iniziale si esautora in una danza finale che ha funzione di esorcizzare tutto questo sistema di colpe per concludere con un perdono scorrente sul display; quasi come se nessuno avesse il coraggio di chiedere perdono ma affidando questo grave compito ad un marchingegno elettronico; quando è il mondo intero che dovrebbe chiedere perdono.
……Ogni responsabilità emotiva rimandata al marchingegno elettronico, il computer……..

Giugno 2006
Tommy Muto

PERSONE DEL DRAMMA

MEDEA DI INIZIO MILLENNIO- PAOLA DANIELE
MARITO DI INIZIO MILLENNIO-RAPHAËL CORREIA RIBEIRO
BEAUTIFUL-FEDERICO CERMINARA
AGONY-LUIGI AIELLO
IL PORTADRAMMA-LA NUOVA GIORNALISTA-GRAZIELLA COSENZA
VITTIMA E CARNEFICE ILLUSTRE-TOMMY MUTO

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