“Manuale d’amore 2”, le morali della favoletta

  

Sabato, convinto da amici, sono andato al cinema a vedere un tipico film, di quelli al di fuori dei circuiti alternativi; era da tanto tempo che non mi avvicinavo a questa categoria di film e speravo che questo tipo di cinema italiano fosse cambiato almeno un p': le mie speranze sono state deluse da una discutibile proiezione che solo in un paese come il nostro poteva ottenere il posto numero uno negli incassi. Il film di cui parlo è "Manuale 'amore 2", un film diviso in 4 storie che mi ha fatto capire quanto sia ancora arretrato e bigotto il nostro paese, pieno di moralismo e di una visione pseudo-cattolica della famiglia.

1) La prima storia tratta di un ragazzo semiparalizzato per via di un incidente (Riccardo Scamarcio) ed una fisioterapista (Monica Bellucci): i due, ufficialmente fidanzati con le loro rispettive coppie, si innamorano, ma vivono solo una fugace avventura per poi tornare alle loro vite quotidiane con i loro fidanzati “legittimi” che lasciano intuire il futuro matrimonio. Morale della favoletta: non rischiare e tieniti ciò che hai anche se la tua vita sarà piena di rimpianti.

2) La seconda storia tratta di una giovane coppia (Barbara Bobulova e Fabio Volo) che si avvale della fecondazione assistita in Spagna per avere un figlio. A parte l’implicito messaggio di denuncia, sul fatto che 'Italia ha una posizione arretrata e moralista che ancor oggi obbliga molte coppie ad andare al'estero per poter avere un figlio, 'autore non considera che tutto l’insieme del film contribuisce largamente a dare un messaggio arretrato all’Italia e del'Italia. Per il resto è un episodio pieno di stereotipi sulle donne, isteriche e soggette a cambiamenti di umore dovuti agli ormoni che la protagonista deve prendere per restare incinta. Morale della favoletta: le donne sono isteriche, possibilmente stupide e non hanno una loro personalità essendo vittime di cambiamenti caratteriali dovute all’assunzione degli ormoni. Chissà cosa ne pensano le femministe.

3) La terza storia tratta di due gay (Sergio Rubini e Antonio Albanese) che decidono di sposarsi in Spagna tra mille complicazioni. Questa coppia gay sembra uscita dagli stereotipi dei film tipo “Il vizietto”, totalmente al di fuori della realtà odierna: anche qui l’atteggiamento della coppia è di tipo isterico, il padre di uno dei due non li accetta in nessun modo, 'ambiente gli amici e i locali gay vengono rappresentati come una macchietta inesistente nella realtà, dobbiamo assistere al'assurdo ed irreale pestaggio di uno dei due protagonisti da parte di un vicino di casa, il matrimonio in Spagna è squallido ed inoltre, ciliegina sulla torta, proprio lì, uno dei due conosce una ragazza e se ne innamora, abbandonando quindi il proprio "coniuge". Morale della favoletta: i locali gay sono un carnevale, i gay sono negativi, vengono picchiati e non meritano 'amare e 'unico amore "normale" è quello tra uomo e donna (possibilmente sancito dalla sacra romana chiesa), con buona pace di Ratzinger & C. Chissà cosa ne diranno le associazioni gay.

4) La quarta storia tratta di un uomo (Carlo Verdone) che nel pieno della maturità si innamora di una giovane spagnola (Elsa Pataky): la posizione della moglie di lui appena scoperto il tradimento è da tipica casalinga anni 50, sottomessa, mestamente perdona il marito da subito. Ques'uomo fa comunque la scelta di chiudere con la famiglia per vivere intensamente la storia 'amore che la vita gli ha offerto ma, zac, arriva un infarto “moralizzatore” che stronca il suo volo pindarico e lo fa ritornare all’istituzione “famiglia”, al'ovile, vivendo con il rimpianto di quel' amore, ma restando al'interno della norma sancita. Morale della favoletta: puoi anche permetterti amanti (chiaramente se sei uomo, da donna giammai), tanto la moglie ti perdona, ma 'importante è non rompere la famiglia istituzionale.

Oltremodo ridicolo è poi il ruolo giocato dall’”allegra” Spagna per tutta la durata del film; non a caso infatti tutti e tre gli elementi “devianti” arrivano da quello stato che per l’ennesima volta viene rappresentato come il paese dei balocchi in cui tutto può essere trasgredito; forse sarebbe utile ricordare agli addetti ai lavori di questo film che attualmente i paesi al mondo in cui due persone dello stesso sesso possono contrarre regolarmente matrimonio sono 4, di cui ben 3 in Europa e come se non bastasse la Spagna è stato proprio l’ultimo in ordine di tempo nell’approvare questa legge. Lo stesso dicasi per la procreazione assistita: in Europa questo è legale in ben tre stati e la Spagna l’ha legalizzata solo pochi mesi fa. Ma pare che quel che più affascini ed al contempo terrorizzi il “moralista medio italiano” non sia l’esistenza di leggi avanzate e moderne in paesi nordici od anglosassoni quanto piuttosto, in un paese considerato simile (leggi: latino e cattolico) ed a parer di certi “abili osservatori” persino più arretrato dell’Italia. Una ricetta perfetta per amplificare la sensazione di “italica frustrazione generale”, quella sensazione di paese che solo 30 anni fa aveva molto da dire, da cambiare e da rivendicare e che nel giro di poco si è svenduto e si è fatto svendere in beneficio di una destra che fa ridere tutte le destre del mondo e delle ingerenze dello Stato Vaticano in terra straniera. La Spagna invece ha dimostrato che, non una manciata di attivisti politici radicali ma semplicemente un monarca costituzionale come molti in Europa ed un presidente di governo della sinistra riformista, anche in questo caso come molti in Europa, hanno saputo non dar importanza alle “lamentele” di S. Pietro in materia di matrimoni tra persone dello stesso sesso e procreazione assistita.

Sarebbe ora che l’Italia ritrovasse il proprio immaginario perduto invece di affidare i propri sogni di cambiamento ad altri paesi (e sono diversi) che ben hanno saputo conquistarsi la loro identità degna di essere considerata e definita “contemporanea”.

Per concludere con la mia riflessione sul film in questione trovo che la contraddizione più grossa paradossalmente appaia proprio nei titoli di coda alla fine del film stesso; infatti possiamo leggere: “© 2007”. Ovvero: è mai possibile che nel 2007 si facciano ancora film così maschilisti e così moralisti; se ci fosse stato scritto “© 1939” allora forse…

Fabio Giuffrè – Roma

'articolo di arcigay.it sul'uscita di "Manuale 'amore 2"


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