Tra discariche esauste o al collasso, centri di compostaggio fermi, piano rifiuti mai partiti in 13 anni di emergenza, la Campania è paralizzata dalla spazzatura, e non solo metaforicamente visto che in molti centri le strade sono invalicabili per le montagne di pattume, decine di migliaia di tonnellate che aumenta ogni giorno sotto gli occhi dei cittadini inermi. L’associazione albergatori partenopei ha lanciato l’allarme per le numerose disdette registrate dai turisti, e i sindaci aderenti all’Anci, da Frattamaggiore a Castellammare, minacciano di dimettersi e chiudono scuole ed uffici a causa dell’abnorme proliferazione di ratti ed insetti. Ma quello che appare un bollettino di guerra non si ferma qui. Nelle città divampano i roghi appiccati per opera di malviventi e sono centinaia le chiamate ai vigili del fuoco che ogni notte si prodigano per arrestare le emissioni contaminanti dai sacchetti combusti. Sempre più agitate le proteste dei cittadini, spesso donne e mamme, con sit in e presidi sgomberati con la forza, come il 26 aprile all’apertura de “Lo Uttaro”, la discarica provinciale di Caserta, o davanti al municipio di Napoli qualche giorno fa, o a Terzigno, comune vesuviano molto colpito dal’emergenza, dove per poco non scoppia una guerriglia urbana.
Il termovalorizzatore di Acerra, benchè avversato dalla popolazione, aprirà ad ottobre, ma l’emergenza ha già assunto i contorni di un disastro ecologico. In diverse zone della regione centri di salute pubblica hanno rilevato livelli costanti di diossina nel’aria più alti di quelli che si registrarono a Seveso dopo il disastro ecologico del’76. Nelle aree urbane vicine ai Centri di Raccolta è altissima ‘incidenza di tumori al’apparato respiratorio, come documenta il rapporto del’OMS e del’ISSN del 16 aprile 2007 (http://www.epicentro.iss.it/focus/discariche/report_rifiuti07.asp) che rileva anche una percentuale superiore alla media nazionale di deformazioni fetali congenite. Situazione nota agli osservatori sanitari, tanto che già nel 2004 la rivista scientifica "The Lancet" aveva definito la provincia napoletana un «triangolo della morte». Sebbene Guido Bertolaso, medico 57enne capo della Protezione Civile, resti al suo posto come commissario straordinario per ’emergenza rifiuti, quinto per la cronaca, (http://www.emergenzarifiuticampania.it), dopo il no di Prodi alle sue dimissioni (presentate già due volte in due mesi), si teme per l’ordine pubblico. Il 22 maggio anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come il 21 in consiglio comunale il sindaco Jervolino, ha definito la situazione in Campania "tragica".
Arcigay Napoli ha partecipato con una folta delegazione al corteo di sabato 19 maggio che ha visto sfilare ambientalisti, comitati della rete “Rifiuti zero”, sindacati di base, gruppi “No-Tav” della Val di Susa, centri sociali, gruppi di disoccupati e cittadini di comuni in cui sorgono o dovrebbero sorgere discariche come Villaricca, Giugliano e Serre.
“E’ stata una manifestazione bella e partecipata nonostante fosse boicottata dai politici e quasi osteggiata dai nostri amministratori”, osserva Stefano Vitale del’Arcigay di Napoli, da poco eletto consigliere nazionale Arcigay, "ma noi non ci arrendiamo, noi saremo sempre dove sono persone che chiedono diritti". L’Arcigay "Antinoo" di Napoli è presente nel Comitato civico “Allarme rifiuti tossici”, su iniziativa del medico Manlio Converti, già coordinatore della Commissione Salute. Riunioni del comitato, a cui ha preso parte Alex Zanottelli, sono state ospitate presso la sede del’associazione. “Arcigay Napoli condivide con le altre associazioni l’idea di non aprire inceneritori e discariche ma di percorrere altre strade meno inquinanti”, afferma Salvatore Simioli, presidente dell’Arcigay di Napoli, "Oltre a soffrire gli stessi problemi dei nostri concittadini, ci mobilitiamo perché questa è prima di tutto una lotta per la salute, per il benessere delle persone, per il diritto di essere in armonia con la natura. Una delle finalità di Arcigay".