“Transizione” al lavoro

  

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la nuova inchiesta di Bandiera Gialla, il portale di informazione sociale dell’area metropolitana bolognese, questa volta dedicata al tema dell’inserimento lavorativo delle persone transessuali. Un’analisi del territorio bolognese sulle risorse, i progetti e i pregiudizi che ancora permangono.

Iniziare un percorso di transizione verso l’identità di genere che ci si sente, e non in cui si è nati, significa compiere il cosiddetto percorso MtF, cioè Male to Female, da uomo a donna, o al contrario FtM, Female to Male, da donna a uomo.

Sono 20.000 le persone in Italia che hanno intrapreso questa transizione. Come si concilia questo aspetto così privato della vita quotidiana con la ricerca di un lavoro? Cosa significa cercare un lavoro quando il proprio aspetto è cambiato, quando i documenti di identità non corrispondono più a ciò che si è, quando i mass media tendono a confermare lo stereotipo della persona trans come prostituta? Cosa succede se si inizia un percorso di transizione quando, invece, si sta già lavorando? Come mantenere il posto di lavoro e il rispetto dei colleghi?

Porpora Marcasciano, vicepresidente del MIT, il Movimento Identità Transessuale, dichiara: “L’inserimento lavorativo deve sempre combattere con il pregiudizio. Quindi il processo d’inserimento lavorativo va portato avanti su due livelli: uno pratico, perché alle persone serve mangiare, e uno più radicale e più profondo che è la battaglia culturale contro il pregiudizio. Fondamentalmente si tratta di un problema di diseducazione e disinformazione”.

Per questo Bandiera Gialla propone un’articolata inchiesta, passando sia dai canali più istituzionali, come il MIT e la CGIL, sia dalle storie di vita di alcune persone transessuali che vivono e lavorano a Bologna. Un dato emerge tra tutti: Bologna è considerata una città più attenta a queste tematiche, proprio per la presenza forte del MIT e per tutti i progetti di inserimento lavorativo che il MIT mette in campo, ma anche per la presenza dell’Ufficio Nuovi Diritti della CGIL, l’unico dei tanti Uffici Nuovi Diritti nato appositamente per la tutela delle persone transessuali.

Tutte le persone transessuali intervistate hanno avuto percorsi di inserimento lavorativo molto diversi, dalla borsa lavoro, per esempio, ai corsi professionalizzanti, e sono tutti andati a buon fine. Ma non sempre è così: ancora non ci si fida, si fanno battutine e risatine, esiste il mobbing, c’è il problema dei documenti, e anche il problema di conciliare i tempi di lavoro con quelli di salute.

L’inchiesta fa il punto su tanti problemi pratici, a volte piccoli ma che fanno la differenza, e sui tanti problemi culturali di accettazione della diversità. Infine propone uno sguardo alla legislazione in Europa, dato che il 2007 è stato dichiarato l’Anno europeo delle Pari Opportunità.


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