È online il bando del Corso di Perfezionamento e Aggiornamento professionale in Identità e Orientamento Sessuale nel Welfare State.
Lo propone l’Università di Trieste ai laureati in discipline umanistiche, mediche, ma anche agli operatori dei servizi socio-sanitari degli enti e delle amministrazioni pubbliche.
Le lezioni inizieranno il 4 aprile 2008 (50 i posti disponibili, quota di iscrizione 500 euro circa). Tra i docenti: Luca Trappolin, Luca Pietrantoni, Margherita Graglia e Raffaele Lelleri. Li ricordiamo al Corso di alta formazione su Welfare State e cittadinanza glbt promosso lo scorso anno dall’Università di Bologna.
Margherita Bottino,laureata in Scienze della Comunicazione e in Psicologia socio-culturale, era tra i partecipanti del corso bolognese. Sua l’idea di questa nuova iniziativa a Trieste: «Il corso – spiega – rappresenta il secondo momento di riflessione e formazione da parte del mondo accademico su temi che difficilmente trovano spazio nelle nostre università».
In cosa si differenzia il programma dell’Università di Trieste rispetto al corso che abbiamo seguito a Bologna?
Un aspetto innovativo è la rete di collaborazioni con gli enti e le associazioni che sta nascendo attorno al corso. L’obiettivo è affiancare alla formazione teorica una formazione operativa traducibile in abilità di progettazione, in modo che al sapere si unisca un saper fare.
Hai pubblicato un volume e alcuni articoli sulle famiglie omogenitoriali. Nel corso di Trieste terrai una lezione sulle cosiddette teorie
riparative.
Mi baserò sull’ottimo capitolo scritto da Paolo Rigliano per il libro da lui curato con Margherita Graglia, Gay e lesbiche in psicoterapia, e su quanto dichiarato dall’Ordine Nazionale degli Psicologi: ogni psicologo deve astenersi dall’imporre il suo sistema di valori riguardante etnia, estrazione sociale, orientamento sessuale. Le terapie riparative si sono rivelate, grazie a un controllo clinico periodico, non solo inutili sul lungo termine, ma anche dannose per la salute psichica dei pazienti.
Quali sono, al momento, i risultati delle tue ricerche?
Le mie ricerche concordano con la letteratura internazionale: i figli cresciuti in famiglie omogenitoriali non presentano differenze a livello di sviluppo psicologico e di funzioni cognitive, né di abilità nella socializzazione, rispetto ai figli cresciuti in famiglie eterogenitoriali.
Quali sono i fattori che nuocciono al benessere di queste famiglie?
È importante che la società riconosca e rispetti queste famiglie. I problemi possono sorgere dal rifiuto dell’ambiente circostante, ad esempio da parte dei genitori della coppia, o da parte della scuola; possono sorgere anche dalla mancanza di un dialogo schietto e sereno con i figli. Anche la società può influire negativamente, ad esempio quando invia costantemente messaggi negativi sull’essere gay o lesbica, oppure non riconoscendo i diritti delle persone omosessuali. Ciò è comprovato dalle ricerche che confrontano non solo diversi Stati con diversi ordinamenti, ma anche gli stessi Stati prima e dopo l’introduzione di norme che tutelano le coppie omosessuali e le famiglie omogenitoriali.
Come ha risposto l’Università di Trieste alla tua proposta didattica?
Il Preside Walter Gerbino e il professore Riccardo Luccio hanno subito promosso il corso presso la Facoltà di Psicologia e presso l’Ateneo, grazie anche a Francesco Bilotta che ha lavorato con me alla progettazione del corso.
Dato che questo corso ha ottenuto importanti patrocini, quali prospettive future hai?
Collaborare sia su progetti a livello locale e nazionale, sia su un percorso di formazione mirata permanente. Mi sto occupando di una ricerca sull’omofobia interiorizzata e mi sto interessando agli effetti che la discriminazione subita dalla popolazione omosessuale, così come la situazione socio-normativa di uno Stato, ha sulla salute psicofisica.
Per tutte le informazioni, compreso il programma del corso, contattare: [email protected]
Le preiscrizioni scadono il 17 marzo 2008.