Genova. Alberto Villa è membro del consiglio nazionale dell’Udc di Casini e Cesa. Tra il 2000 e il 2005 è stato a capo dello staff politico dell’assessore ai Trasporti Vittorio Adolfo (Udc) nella giunta ligure di centrodestra. Da poco ha lasciato la presidenza della Ferrovia Genova-Casella, dove ha unanimemente lasciato un buon ricordo. Ha coordinato le campagne elettorali di diversi "campioni" del Pdl, da Sandro Biasotti a Enrico Musso (oggi entrambi parlamentari). Ieri ha annunciato la sua presenza al Gay Pride nazionale di Genova, il 13 giugno 2009.
Villa, lei al Gay Pride. Sa che in molti a destra e sinistra, hanno chiesto di boicottare la parata?
«La verità è che per quanto mi riguarda, da politico impegnato da sempre per Genova e la Liguria, sono contento. Il fatto che si scelga Genova come sede del Gay Pride suscita in me una grande soddisfazione. Perché questa cittàè sicuramente pronta a ospitare un evento del genere».
La sua tesi contrasta con quella di tutto il centrodestra, ma pure con parte di centrosinistra.
«Ma io sono omosessuale».
E come fa, allora, a essere membro del consiglio nazionale Udc?
«Ritengo che le tendenze e i gusti sessuali, come le altre "diversità", non incidano sull’impegno politico. E non mettono in contraddizione le idee che una persona esprime. Evidentemente, in particolare sull’omosessualità, all’interno dell’Udc non tutte le sensibilità sono come le mie. Ma secondo me questo è un arricchimento del partito e del dibattito politico in genere».
Certo che a sentire le dichiarazioni su gay e coppie di fatto…
«È per questo che gli omosessuali in politica possono essere utili. Anche per discutere di temi importanti come il matrimonio gay e le adozioni»
Matrimonio e adozioni.
«Il matrimonio è un istituto nato per le coppie eterosessuali, indiscutibilmente. Credo che per gli omosessuali sia giusto trovare una nuova formula: sono persone dello stesso sesso che si amano e che chiedono giustamente diritti da esercitare e doveri da rispettare. È ingiusto non riconoscere che esistano persone dello stesso sesso che vivono insieme e si amano».
E sulle adozioni ai gay?
«La natura ha voluto che i figli fossero solo per gli eterosessuali. Ma Dio ha creato anche noi omosessuali. Giusto darci un bimbo in adozione? Me lo chiedo anche io e quando penso agli orfanotrofi pieni di bimbi penso sia giusto. Ma il discorso è molto più ampio e complicato. Dovremmo andare a vedere cosa è successo in quei Paesi in cui l’adozione è possibile. Se ci accorgiamo che le cose funzionano bene, allora potremmo iniziare a discuterne».
Un gay può essere cristiano?
«Eccomi»
E cattolico?
«Eccomi, battezzato e cresimato».
Non negherà che la Chiesa ha posizioni rigide sull’omosessualità.
«Io penso che sull’omosessualità non dovrebbero neppure esistere le posizioni. Le diversità sono in ognuno di noi. Per mille anni c’è stata la discriminazione dei bianchi sui neri. Pensate se fossimo tutti uguali: no, le diversità arricchiscono. E se guardate bene anche nel centrodestra esistono posizioni differenti. Altro discorso se si tratta di posizioni strumentali».
Strumentali quanto vuole, ma le ultime dichiarazioni di alcuni Pdl sono state molto violente.
«Magari chi ha posizioni pubbliche così contrarie in privato dice altro. O sennò ci sono "i più realisti del re": se ascoltate le parole del cardinal Bagnasco si capisce questo fatto. Lui ha usato toni e parole molto diverse».
Il Gay Pride nella città del presidente Cei non è una provocazione?
«Credo che il Gay Pride si debba fare dove decidono gli organizzatori. Vero è che le manifestazioni devono essere a favore, non contro. Non dobbiamo sfilare "contro" ma "per". Per i diritti, e far vedere che i gay sono persone come le altre, che lavorano, che partecipano alla crescita della società e che vivono tranquillamente la loro diversità. Sarà una grande festa, colorata e viva come al solito. Se posso dirlo, Genova avrà anche forti ritorni economici».
Sfilerà con vestiti appariscenti?
«Vestito come al solito. In cravatta quando lavoro, in jeans nel tempo libero. Non devo dimostrare niente a nessuno. Tanti giovani gay hanno paura a uscire allo scoperto, soffrono perchè non possono dirlo ad amici e famiglie. Il Gay Pride aiuta tutti quei giovani che hanno paura di ciò che sono. È la cosa peggiore per un essere umano».
Ma i suoi colleghi Udc sanno?
«A livello locale si, mi sono dichiarato da tempo. La maggioranza deve ascoltare la minoranza. Solo in Italia, Grecia e Irlanda non c’è una legge sui diritti degli omosessuali. Andava bene il dibattito sui Pacs, stavo male, a quel tempo, perché la linea del mio partito era molto diversa dalla mia».