Sesso, bugie e processi

  

La LILA – Lega Italiana Lotta all’AIDS rende disponibile sul sito www.lila.it la traduzione di "10 ragioni che spiegano perché la criminalizzazione della trasmissione dell’HIV è una pessima strategia di salute pubblica". LILA aderisce alla petizione di sostegno e invita tutte le associazioni ad aderire.

La criminalizzazione della esposizione alla trasmissione del virus HIV si sta diffondendo in tutto il mondo ‘come un virus’. Il dato epidemiologico del 2008 non è solo drammatico – per ogni persona che inizia un trattamento altre tre acquisiscono una nuova infezione – ma dimostra come le politiche scelte dalla maggioranza dei governi non abbiano arginato in modo efficace la pandemia.

La prevenzione è, ancora oggi, una delle questioni più controverse che i governi, e non solo, devono affrontare nella lotta all’AIDS. L’arco delle politiche scelte è molto ampio e va dai programmi di astinenza promossi da Stati Uniti e Paesi musulmani ai programmi educativi e/o di distribuzione gratuita di profilattici rivolti alla popolazione generica, ma anche a sex workers, a MSM (uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini) a consumatori di sostanze per via iniettiva promossi da Europa e Brasile.

Su un argomento specifico però, sembra che la maggior parte dei governanti si trovi d’accordo e cioè la criminalizzazione della trasmissione e/o esposizione dell’HIV. In alcuni paesi, infatti, si può essere processati per aver esposto qualcuno al rischio di contrarre il virus, in altri paesi (Ciad) si arriva addirittura a processare e condannare la trasmissione da madre a figlio. Ma anche in Europa la trasmissione dell’hiv può costituire un reato penale Sono più di 130 i casi di condanna in tutta l’Europa e in almeno 15 paesi esporre qualcuno al rischio di contrarre l’hiv – cioè avere dei rapporti sessuali (anche protetti) senza rivelare la propria condizione di sieropositività – costituisce un reato.

La questione della criminalizzazione non è semplice né nuova. Nel 2006 l’Ufficio Europeo dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) aveva convocato la prima di una serie di consultazioni tecniche sull’argomento con l’intento di fornire una guida politica e arginare il sempre maggior numero di procedimenti giudiziari e di nuove proposte di leggi ed emendamenti in corso in Europa. L’UNAIDS già nel 2000 aveva elaborato un documento dove erano delineati i principi che dovrebbero regolare lo sviluppo della politica in questo settore che andava nella stessa direzione.

Tuttavia, nonostante questo importante impegno istituzionale per la tutela dei diritti delle persone in HIV, c’è la sensazione che tali sforzi siano stati sopraffatti dalle scelte dei vari governi prese nel corso degli anni: la risposta alla pandemia sembra essere stata un sostanziale incremento del
numero di processi riconducibili alla trasmissione del virus da hiv
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Oggi è quindi necessario focalizzare l’attenzione anche su questo problema e, come attivisti, ci auguriamo che una sorta di sistema di sorveglianza possa nascere per monitorare il fenomeno. Un primo passo è già stato fatto con l’indagine europea finanziata dall’UNAIDS e condotta da THT (Terence Higgins Trust) e GNP+ (Global network of People Living with HIV/AIDS Europe) che
prende in esame le leggi e i processi nei paesi firmatari dell’ECHR (European Convention of Human Rights).


Per questo invitiamo a sottoscrivere e a diffondere il documento “10 ragioni che spiegano perché la criminalizzazione della trasmissione dell’HIV è una pessima strategia di salute pubblica”
scrivendo a

[email protected]

Per maggiori
informazioni vi invitiamo ad andare sul sito
www.soros.org


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