Innamorati a Sanremo

  

Sanremo 2009, dal 17 al 21 febbraio si è svolta la 59° edizione del Festival della Canzone Italiana. In quest’occasione le 4 maggiori associazioni nazionali omosessuali – Arcigay, ArciLesbica, Agedo e Famiglie Arcobaleno – e l’Arci Liguria hanno promosso ed organizzato la manifestazione Se M’Innamoro per le strade della cittadina.

L’evento è nato in risposta alla ormai famosa canzone Luca era gay, arrivata seconda, che attraverso una calcolata operazione di marketing, ha introdotto e diffuso attraverso la maggiore vetrina televisiva italiana, la promozione di scorretti pregiudizi sull’omosessualità come scelta determinata dai genitori e come comportamento carico di sentimenti di vergogna e innaturalità.

L’occasione di proporre un momento di manifestazione pubblica in una città di provincia che per una settimana si trasforma nel centro della cultura popolare italiana, ha fatto sì che questo evento si trasformasse in una grande festa per la città e per chi avesse voluto parteciparvi. Le 5 associazioni avevano ribadito i loro intenti nell’appello Guariamo l’Italia dal pregiudizio, che da tre settimane è diffuso in rete e tra i personaggi pubblici e sono partite per la città ligure con l’intenzione di coinvolgere tutte e tutti nel ribadire l’importanza della visibilità di tutti gli amori, dell’affermazione della dignità delle persone LGBT, della cultura dell’inclusione di tutte le identità.

Una festa per tutti e tutte, dunque, da proporre anche alla direzione artistica del Festival. Per questo era necessario un incontro di persona. Per questo la richiesta era stata inserita nell’autorizzazione del corteo: sarebbe stato possibile che una delegazione delle associazioni si portasse davanti all’Ariston per presentare un nostro documento a Bonolis…

Lunedì 16 febbraio

La Questura di Imperia, dopo avere autorizzato il corteo del sabato, con la gentilezza che la ha contraddistinta in tutti quei giorni, dimostra di avere interpretato in maniera più politica la nostra richiesta di incontro. Ci informa che la direzione artistica del Festival sarebbe disposta ad incontrarci il mercoledì pomeriggio per una sorta di conferenza stampa in cui Associazioni e Festival potevano esporre le loro ragioni e ci fornisce il numero di cellulare di Lucio Presta, manager di Paolo Bonolis e eminenza grigia di tutta la rassegna. Lo contattiamo subito e confermiamo da entrambe le parti la volontà di un confronto diretto. Da parte nostra richiediamo di spostare l’incontro a giovedì 19 alla stessa ora, sia per cause logistiche, sia per inserire questo incontro nel nostro calendario dopo la nostra conferenza stampa già fissata per il giovedì mattina. Sarebbe stato molto importante proporre nei tre giorni di rassegna un dibattito aperto alla stampa con la direzione di un evento simbolo del nostro sistema mediatico. Esporre le ragioni delle persone omosessuali e dei loro genitori, troppo spesso censurati, distorti, cancellati nella loro libera espressione da TV e stampa.

Martedì 17 febbraio

Definiamo gli ultimi dettagli del programma della rassegna, lanciamo la conferenza stampa di giovedì, confermiamo l’incontro con la RAI, decidendo di sentirci il giorno successivo per definire precisamente l’orario.
Nel frattempo la sera comincia il Festival. Tutti potranno ascoltare la canzone, il cui testo era stato diffuso da alcuni giorni. Finalmente sarà svelata a tutti l’operazione culturale proposta sulla pelle di migliaia di persone LGBT e delle loro famiglie. Per questo abbiamo deciso di guardarci questa prima serata dal salotto di casa, senza organizzare nessuna protesta prima dell’inizio: tutti possono esprimersi. Noi vogliamo farlo solo dopo che il festival è partito, in modo che la canzone sia già conosciuta da tutti.

Ma la prima serata del Festival riserva due sorprese. La prima – commovente e meravigliosa – è stata l’intervento di Roberto Benigni sull’amore omosessuale, una piccola grande rivoluzione culturale, un messaggio universale con le parole schiette e pungenti dell’attore toscano. La seconda è la furbata di Bonolis, che scorge tra il pubblico Franco Grillini, presente al Festival a titolo personale, e gli porge il microfono appena terminata l’atroce esibizione di Povia. La rabbia è tanta, è difficile non farsi prendere dall’emotività: Grillini ringrazia Benigni, legge un SMS di un amico che ricorda il suo compagno scomparso, attacca Povia ribadendo che gli omosessuali sono felici, ricorda la manifestazione di sabato.

Nella notte e i giorni successivi le nostre caselle di posta scoppiano, mai come negli ultimi anni, decine di lettere di sostegno, di adesione all’appello, di indignazione per Povia, di rabbia. Mai nulla come Sanremo aveva mai mosso le persone LGBT fuori dalle associazioni a dire la loro.

Mercoledì 18 febbraio

La potente macchina da guerra – organizzatrice della rassegna e della manifestazione – parte per la Liguria. Con il solito viaggio della speranza attraverso treni e ripide autostrade, la delegazione promotrice si stanzia ad Apricale, paesino arroccato su una collina a 25 km circa da Sanremo, dove la signora Mariella, grazie alla sua amicizia con Rita De Santis, presidente nazionale Agedo, decide di ospitare gratuitamente il comitato come offerta per una buona causa per il movimento. Oltre all’infaticabile Rita, la delegazione è composta da Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay, da Emanuele e Matteo del comitato promotore Arcigay di Cuneo, dal sottoscritto. Accolti e accomodati in questo nido di montagna, dovremo però combattere per 4 giorni anche con le connessioni telefoniche ed internet, un po’ vaghe e insicure in quell’angolo incantato di frontiera.

La sera guardiamo nuovamente il Festival: Povia stavolta canta alle 21.30, continua a mandare messaggi in codice attraverso i suoi cartelloni pubblicitari. A noi non ce ne frega nulla, vogliamo che questo evento sia una festa della città e del Festival, vogliamo portare il nostro messaggio, non cedere alle provocazioni di un cantante.
Nel frattempo richiamiamo il signor Presta… guarda caso la segretaria ci dice che l’indomani proprio non ce la fanno Bonolis e Mazzi a incontrarci e che ci avrebbero chiamato per ridefinire l’incontro per venerdì. Che strana coincidenza…

Giovedì 19 febbraio

Alle 11 siamo alla Federazione Operaia, nel centro storico di Sanremo per la conferenza stampa di presentazione di Se M’Innamoro. Con noi ci sono Francesca Polo, presidente nazionale ArciLesbica, Walter Massa, della presidenza nazionale Arci, Riccardo Gottardi, segretario nazionale Arcigay, Matteo Lupi di Arci Imperia, Franco Fusco, leader del gruppo musicale Novena e autore della canzone Io piaccio a Luca. La segretaria di Presta nicchia ancora. Noi siamo comunque carichi e propositivi, i giornalisti un po’ meno. I nostri messaggi vengono raccolti correttamente, ma la stampa è un po’ poca, comunque troviamo begli spazi su Repubblica.it, Secolo XIX e La Stampa.

Sanremo sembra Las Vegas, l’isteria collettiva è tangibile a fior di pelle, per una settimana all’anno è come se arrivasse la vita a svegliare una città di provincia addormentata tra mare e monti. Ci sono reporter di ogni nazione ad ogni angolo, i ristoranti straboccano di persone, i fan cacciano autografi ovunque. Incontriamo Paolo Belli che ci ringrazia, ci stringe la mano, firma l’appello contro il pregiudizio e ci dice di continuare così.

Nel pomeriggio proviamo a fare gli ingenui e tentiamo di recuperare un pass stampa all’ufficio accrediti. Lo staff della RAI si dimostra molto gentile, ma le regole sono ferree: bisognava accreditarsi entro gennaio. Per portare a termine quest’operazione, io e Rita De Santis ci rechiamo in questo ufficio accrediti, crocevia dell’isteria collettiva, che raccoglie personaggi di ogni sorta, dove restiamo sorpresi nel conoscere e raccontare la nostra storia alla signora che ci aveva condotto dentro, ma dove non otteniamo nulla di più.
È in quel momento che proviamo a fare l’ultimo tentativo con la direzione artistica del festival. Come da ultimi accordi, provo a chiamare Presta tre volte, a distanza di 5 minuti. La prima volta mi viene spento il telefono, le altre due non ricevo risposta. Dopo altri 10 minuti è Rita De Santis che prova con il suo telefono: la segretaria risponde prontamente e si barcamena per un quarto d’ora di telefonata cercando di rimandare ancora l’incontro in ogni modo e promettendo pass stampa che non ci arriveranno mai. Rita mette al centro i suoi sentimenti di mamma, prova a spiegare le sue ragioni alla segretaria di Presta, ma the show must go on…

Torniamo stanchi ad Apricale, ricevendo telefonate da parte di ogni sorta di giornalista, tra cui anche la chiamata di un misterioso maestro che vorrebbe venderci la notizia che la musica della canzone di Povia è copiata da un brano cantato da una starlette di serie B con un titolo molto simile ai Bambini che fanno ooh. Povia si sarebbe arrabbiato e avrebbe riutilizzato la musica per fare un dispetto!

Schiviamo tutto, respiriamo profondamente e alla sera siamo ad Imperia al circolo Arci Camalli, dove è in programma la presentazione del libro Ecce Homo di Grillini. È il momento adatto per raccontarci con molti imperiesi giunti in questo angolo di città che accoglie ancora spiriti liberi e desiderosi di un confronto. Conosciamo meglio la realtà Arci ad Imperia, i ragazzi del Centro sociale La Talpa e l’Orologio che ci stanno sostenendo nell’organizzazione della manifestazione, alcune ragazze che vorrebbero aprire un comitato Arcigay a Ventimiglia. Facciamo rete in un angolo di Italia, troppo lontano da ogni realtà LGBT esistente. Mancuso interviene al dibattito in maniera forte: il cambiamento culturale deve ripartire dalle persone, dalla visibilità, dalla conoscenza diretta. La politica italiana è ormai sedata. Ci sentiamo deboli contro il sistema dei media e della politica, eppure siamo lì, in prima linea a fare conoscere le nostre esperienze.

Venerdì 20 febbraio

Si prospetta la giornata più calma, ma non sarà così… il telefono continua a squillare ininterrottamente, parte l’ultimo comunicato per lanciare la manifestazione.
Nel frattempo dalla RAI solo silenzio. Contemporaneamente ci sono arrivate decine di segnalazioni sui siparietti omofobi , maschilisti, ma soprattutto volgari che Laurenti e Bonolis hanno propinato sul palco dell’Ariston la sera prima. Scenette degne della peggiore caserma portate davanti a 15 milioni di telespettatori. Bizzarro che questo accada proprio il giorno in cui realizziamo che la RAI si è messa il cuore in pace mandando in scena Benigni e Grillini, e adesso cerca solo di liberarsi di queste 5 pedanti associazioni nazionali che vogliono incontrarla. Il tutto suona ancora come una provocazione orchestrata per farci reagire rabbiosamente. Noi ce ne freghiamo ancora, vogliamo che la manifestazione sia un mini-Pride sanremese aperto a tutti e a tutte. Per questo invitiamo tramite stampa Bonolis, Laurenti, Maria De Filippi e tutti i cantanti, nessuno escluso.

Il comitato organizzatore nel pomeriggio si divide. Io e Matteo di Cuneo ci rechiamo a Sanremo per un sopralluogo sulle strade del corteo, scopriamo che il concentramento sarà davanti al Bagno Morgana, rilasciamo un’intervista a Paolo Crecchi per Il Secolo XIX, andiamo alla sede dell’Arci per aggiornare siti web e rispondere a qualcuna delle centinaia di mail che stanno arrivando.
Parlando telefonicamente con i giornalisti confermiamo i nostri sospetti: realizziamo che buona parte della stampa nazionale ha chiuso l’argomento omosessualità, non siamo più in, Benigni e Grillini hanno già avuto spazio nella prima serata. Siamo alla vigilia di una manifestazione che non ha mai avuto precedenti nei giorni del Festival, ma buona parte del sistema mediatico ha già deciso che adesso tirano più copie gli operai di Secondigliano o l’eliminazione di Iva Zanicchi. Il nostro percorso però non si ferma… anche se abbiamo l’impressione di lottare contro i mulini a vento, noi continuiamo a promuovere, invitare, volantinare, telefonare…

Alle 18.30 siamo alla Libreria Mondadori per la presentazione del libro di Maura Chiulli Piacere, Maria, secondo evento culturale della rassegna. Prima di cena, facciamo un giro di chiamate ad alcuni comitati Arcigay per verificare la partecipazione al corteo: sono previste coraggiose delegazioni da Genova, Pisa, Milano, Torino e Aosta, oltre che naturalmente dal grandioso comitato di Cuneo.
In serata arrivano a Sanremo gli altri genitori Agedo: Felice, Flavia, Ileana, Cornelio. Sono incazzati, sono desiderosi di raccontare a tutti che loro non c’entrano nulla con l’orientamento sessuale dei loro figli. Etero o gay o bisessuali sono sempre figli miei.
Ma Povia non demorde e continua a seminare provocazioni: questa volta porta sul palco una coppia di sposi eterosessuali, dimenticando che in altri paesi del mondo il matrimonio è per tutti e tutte. Risponde con un cartello che è un manifesto politico: La serenità è meglio della felicità. Come a dire meglio un finto matrimonio stabile e sereno che l’effimera felicità data da un rapporto sessuale contro natura…
Respiriamo forte e andiamo a dormire convinti di fare una manifestazione ironica, gioiosa e soprattutto felice.

Sabato 21 febbraio

Partiamo la mattina da Apricale, ci concediamo una sosta meditativa a Dolceacqua, controlliamo i giornali: la stampa locale promuove ampiamente la manifestazione del pomeriggio. Il concentramento è davanti al mare, c’è il sole e un po’ di vento. Stendiamo striscioni, allestiamo il carro, issiamo bandiere, attendiamo.

Il delegato della Questura ci spiega che la parte dell’autorizzazione che avrebbe permesso ad una delegazione di andare all’Ariston non era più valida. Che non si sa se il Questore l’ha letta… che insomma è meglio se facciamo il nostro corteo sul lungomare e  poi tutti casa. Noi spieghiamo che la direzione artistica ci aveva promesso un incontro e poi si è rifiutata di farlo e che se questo incontro si fosse fatto, avremmo potuto spiegare in quella sede le nostre idee. Perciò vogliamo andare adesso all’Ariston. Così, sempre grazie alla polizia che ci fa da intermediaria, sistema piuttosto strano per uno stato democratico, diamo una copia dell’appello Guariamo l’Italia dal pregiudizio da far recapitare a Bonolis, promettendo che in questo modo il corteo ufficiale si sarebbe sciolto in Piazzale Dapporto. Dopo due ore uscirà un’agenzia dove si narra che Bonolis ci avrebbe fatto salire sul palco durante la serata… un’altra bugia per rabbonirci.

Alle 15 parte la musica, una compilation di canzoni italiane dedicate all’amore, alla felicità e al divertimento: dai Ricchi e Poveri a Viola Valentino, da Giuni Russo a Daniele Silvestri…
Arrivano i partecipanti, e soprattutto, sorpresa gradita!, arrivano i giornalisti: TG1, TG2, TG3, TG5, Studio Aperto, Ansa, Repubblica, Stampa, Secolo XIX, moltissimi fotografi, interviste, la grande possibilità di ribadire che le nostre esistenze sono felici, che l’omosessualità è una variabile naturale, che l’amore è universale, che i genitori vogliono bene ai loro figli comunque. Basta omofobia, basta piccole volgari allusioni in TV, basta offendere madri e padri! Arrivano anche alcuni VIP, tra loro Luca Giurato, che dice alla stampa che non si può mica tornare a 30 anni fa, ai tempi di Milk con ‘sta storia delle guarigioni…

Alle 15.40 il corteo parte, alcune centinaia di persone in marcia dietro la musica, molte di più lungo i lati delle strade che percorriamo, piuttosto periferiche rispetto al centro cittadino. L’emozione è forte, il movimento LGBT torna in piazza a Sanremo dopo 37 anni, la gioia dei partecipanti è tangibile… iniziano balli, scambi collettivi di baci. Parlano al microfono Mancuso, Gottardi, Cristina Gramolini di ArciLesbica, Rita de Santis, Flavia Madaschi e papà Felice dell’Agedo. Emanuele di Cuneo incita la folla dal carro, io continuo ad inseguire i giornalisti ritardatari. La sensazione è che quello è il nostro spazio, lo spazio delle associazioni che vogliono parlare alla cittadinanza, attraverso la nostra voce, magari con i volantini di Agedo che copiosi vengono distribuiti ai bordi del corteo. La maggior parte li prende un po’ terrorizzata, ma molti lo leggono.

Alle 17.20 il corteo, dopo molte soste lungo il cammino e due ore di canti e balli, arriva al termine. Ringraziamo tutte e tutti, ancora 15 minuti di musica e poi ognuno è libero di andare dove vuole e di mescolarsi alle strade del Festival. Nulla dovrebbe impedire ad una ventina di partecipanti di muoversi verso corso Matteotti per andare davanti all’Ariston.
E invece non è così. Appena giunti a 50 metri dalla meta, scopriamo un cordone di poliziotti pronti a bloccare chiunque avesse in mano una bandiera di Agedo o Arcigay. Il solito delegato del Questore spiega a Rita e a Flavia, energiche 70enni, che non possiamo portare le bandiere all’Ariston, perché ci sono anziani e bambini che ci vedrebbero!!!
La situazione si fa un poco più tesa, chiunque può passare davanti al teatro, tranne noi. Ci viene rifiutata anche la possibilità di una foto ricordo, scortati dalla polizia stessa, ad un certo punto vola anche una minaccia di denuncia da parte della polizia.
Poi arriva il fotografo del Secolo XIX, improvvisiamo un Crossing Kisses, ci baciamo perché ci amiamo, sventoliamo le bandiere, facciamo alcuni scatti, e poi stremati ci rifugiamo in un bar.

È stato un successo, lo scriviamo nel comunicato
, raccontando anche gli ultimi fatti accaduti. Forse è una resa,  ma l’importante è stato che tutta la giornata rimanesse una festa inclusiva per tutti, sia chi ha partecipato, sia chi ha guardato o passava di lì. Sanremo, terra di frontiera sotto i riflettori per un giorno, ha visto la nostra presenza, i nostri pensieri, i nostri amori, il movimento LGBT.

Torniamo ad Apricale per la cena, ci emozioniamo e ci divertiamo ascoltando la radiocronaca su Radio 2 della Gialappa’s Band che aveva distribuito a tutti i cantanti triangoli rosa di solidarietà da esibire sul palco. Ce l’ha Paolo Belli, come ci aveva promesso in strada, ce l’hanno Arisa e gli Afterhours quando ritirano i loro premi. Crediamo che sia anche merito delle Associazioni che hanno sensibilizzato su questo tema e che in una settimana hanno raccolto centinaia di sottoscrizioni all’appello.
Finiamo la serata davanti alla TV, seguendo il gran finale, sperando che i giovanissimi televotanti italiani abbiano almeno uno scatto di intelligenza. E così è… vince Marco Carta, un giovane bravo ragazzo reso famoso dalla TV, che canta un’orecchiabile storia d’amore senza declinazioni di genere, che qualcuno dice essere gay, ma che non fa certo dell’omofobia e del pregiudizio una bandiera della sua popolarità.
Festeggiamo tutti assieme, genitori e figli, per Marco Carta e per noi, che abbiamo riportato al centro le nostre vite, il nostro sudore e le nostre emozioni, senza cadere nelle provocazioni mediatiche che l’ambiguo intreccio religioso-politico-mediatico ha disseminato per la settimana del Festival. È stato un esempio di quello che il nostro movimento dovrebbe continuare a fare, non solo reagendo, ma anche e soprattutto agendo: essere là dove sono le persone, dove sono i media, dove si trova purtroppo adesso l’interesse popolare. Essere presente e propositivo con le proprie persone, le proprie voci, i proprio amori.

Matteo Ricci
Ufficio Stampa Arcigay
[email protected]

Fonte Gay.tv
http://www.gay.tv/ita/magazine/we_like/dettaglio.asp?chan=161&i=6874


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