Nozze d’argento con James Ivory per «Da Sodoma a Hollywood». Il Torino Glbt Film Festival celebra i venticinque anni di vita attraverso una ricca edizione, com’è del resto ormai consuetudine, nobilitata dalla presenza del regista californiano in qualità di ospite.
Oggi il Torino Glbt è il più antico Festival d’Europa e terzo nel mondo solo ai celeberrimi «Frameline» di San Francisco e «Outfest» organizzato a Los Angeles. In occasione del venticinquennale il Festival si propone in una veste in parte rinnovata, con una nuova squadra di collaboratori (Fabio Bo in qualità di coodinatore artistico, Angelo Acerbi, Margherita Giacobino, Alessandro Golinelli) guidata dal direttore Giovanni Minerba.
Per festeggiare l’ambito traguardo, il Festival, in programma a Torino da giovedì 15 al 22 aprile (inaugurazione la sera del 15 all’Ideal, le proiezioni dal 16 si terranno all’Ambrosio), presenta una retrospettiva dall’eloquente titolo «I venticinque film che ci hanno cambiato la vita».
Nel cartellone spiccano «Bent» del britannico Sean Mathias, un film che ha fatto epoca sull’ amore ai tempi dell’Olocausto sulle note di Philip Glass, «A mia madre piacciono le donne » della coppia Inés Paris e Daniela Fejerman, effervescente commedia spagnola datata 2002 che ha giocato d’anticipo con l’era zapateriana, e «Lilies» di John Greyson, regista canadese con un passato da attivista, un’indole queer e una filmografia a dir poco eccentrica.
Come ogni anno il Festival propone tre sezioni competitive sottoposte al giudizio di tre giurie internazionali e del pubblico (concorso lungometraggi, concorso documentari, concorso cortometraggi).
Fra i temi in evidenza in questa edizione ci sono l’omofobia ovvero «L’odio mangia gli uomini» anche in paesi come Iran, Camerun e Uganda, dove essere omosessuali è un reato punibile con il carcere e la morte; il tormentato, intenso e a a volte morboso rapporto genitori e figli omosessuali; la bisessualità, non vissuta più come indecisione ma come scelta; i problemi dei gay anziani e soli.
Gli omaggi riguardano tre icone del cinema internazionale tra erotismo, femminismo e drag queen: Maria Beatty, filmaker newyorkese sperimentale che indaga i territori dell’ erotismo lesbico, Patricia Rozema, autrice di tre pellicole chiave («Ho sentito le sirene cantare», «When Night Is Falling » e «Mansfield Park») pietre miliari della cinematografia femminista e lesbica, e Holly Woodlawn, attrice, cantante, drag queen e performer portoricana cresciuta artisticamente nella Factory di Andy Warhol: fu a lei che Lou Reed si riferiva nel celebre intramontabile brano «Walk on the Wild Side».
A partire da questa edizione, il Torino Glbt Film Festival attribuisce un premio ad una personalità – un regista, un attore, un’attrice, un produttore – che si è particolarmente distinta, nel corso della sua vita o della sua carriera, nel cinema gay.
Il premio si chiamerà «Dorian Gray» (hanno dovuto rinunciare a chiamarlo «Oscar» Wilde per una questione di copyright), una statuetta realizzata sempre da Ugo Nespolo, che riproduce la silhouette del grande letterato e commediografo irlandese. Lo scrittore che per quell’amore «che non osa dire il suo nome » fu perseguitato, processato e imprigionato, simbolo della lotta contro i pregiudizi e le discriminazioni, probabilmente la più importante icona gay della storia. Il primo premiato sarà l’ottantaduenne James Ivory, atteso a Torino sabato 17 aprile alle 20,30 all’Ambrosio con la «prima» del suo ultimo lavoro «The city of Your final destination», opera del 2007 tratta dal romanzo dello scrittore Peter Cameron (in giuria quest’anno al Gay Festival) che, nonostante l’autore di rilievo («Camera con vista» e «Maurice» un paio di suoi successi) e il cast notevole (Anthony Hopkins, Omar Metwally, Laura Linney, Charlotte Gainsbourg) è tuttora inedita nel nostro Paese.
«Da Sodoma a Hollywood – Torino Glbt Film Festival» nasce nel 1986 ed è diretto da Giovanni Minerba. Dal 2005 è gestito e amministrato dal Museo Nazionale del Cinema con il sostegno degli assessorati alla Cultura della Regione Piemonte, della Provincia e della Città di Torino, con il contributo della Fondazione Crt, oltre al ministero per i Beni e le Attività Culturali che ha riconosciuto il Festival come «una tra le più importanti manifestazioni cinematografiche italiane a livello internazionale».