L’autrice Maura Chiulli presentarà domenica sera alla festa del Pd di Ravenna il libro “Maledetti froci & maledette lesbiche”
RAVENNA – Maura Chiulli, pescarese di nascita ma riminese d’adozione, fa parte della nuova segreteria nazionale Arcigay per la quale segue il settore scuola, giovani e politiche di genere. Classe ’81, la Chiulli è in primis attrice e sceneggiatrice per il teatro ma, allo stesso tempo, si occupa anche di scrittura e letteratura. Dopo aver esordito nel 2008 con il romanzo lesbo “Piacere Maria”, nel 2010 la Chiulli ha pubblicato il primo vero “libro bianco” sulle aggressioni omofobe, battezzato provocatoriamente “Maledetti froci & maledette lesbiche”. L’autrice – che a seguito della pubblicazione del volume ha ricevuto diverse minacce di morte – domenica sera (ore 21) sarà ospite della rassegna “Romagnamente” alla Festa Pd dove sarà intervistata dalla presidente Arcigay Ravenna Tania Moroni e dall’assessore alla Sicurezza e immigrazione Martina Monti. In previsione del suo arrivo a Ravenna – città scossa pochi mesi fa da un presunto caso di omofobia avvenuto tra le mura scolastiche – abbiamo scambiato quattro chiacchiere con l’autrice del discusso volume.
Chiulli, da anni combatte il pregiudizio e la discriminazione e lo fa mettendoci la faccia, i fatti, oltre – ovviamente – alle sue parole abrasive. Che ci dice di questo libro?
“L’ho sempre definito un libro del coraggio, il coraggio di chi ha il fegato di esporsi per raccontare il dolore vissuto, ma anche il libro dell’orrore, perché fa emergere un quotidiano che la nostra società ‘civile’ preferirebbe insabbiare”.
Perché questo titolo e perché questo libro?
“Il titolo è volutamente provocatorio, suona come uno schiaffo in faccia, quello di cui ha bisogno un paese culturalmente arretrato come il nostro. Un paese – e qui rispondo – alla domanda sulla necessità di questo volume, dove negli ultimi due anni si sono moltiplicati e accresciuti i casi di intimidazioni, insulti, persino selvaggi pestaggi contro omosessuali”.
Nelle sue pagine racconta l’omofobia vissuta in prima persona. Da lei e da suoi concittadini…
“L’idea del libro, infatti, nasce alla luce di diversi episodi di cronaca avvenuti a Rimini, tra questi anche uno stupro ad un ragazzo omosessuale, caso conclusosi finalmente, dopo mesi e mesi di battaglia, con una condanna esemplare. Tutti episodi, purtroppo, che la cronaca liquida in una giornata”.
Lei ha definito il volume un libro ‘terapeutico’…
“In effetti è un libro terapeutico, c’è la terapia d’urto, lo schiaffo morale che fa bene all’Italia benpensante, ma che allo stesso tempo apre una via alla libertà ai protagonisti: allo sottoscritta, che ha ascoltato e trascritto queste storie terribili, ma anche a chi le ha vissute direttamente e attraverso queste pagine ha il giusto spazio e la voce per raccontarle”.
Domenica sarà a Ravenna, città che nel luglio scorso è stata al centro di un caso di presunta omofobia, peraltro avvenuto tra le mura scolastiche e finito sotto inchiesta da parte del provveditorato…
“Mi sono interessata personalmente al caso della 17enne ravennate. Purtroppo quella vicenda è lo specchio di ciò che ancora accede in tante scuole italiane dove il bullismo omofobico e gli episodi di discriminazione che coinvolgono direttamente insegnanti e docenti sono in crescita”.
Che idea si è fatta dell’accaduto?
“Non mi stupisce che ancora ci siano docenti in grado di affermare che l’omosessualità è una malattia o di minimizzare eventi dicriminatori di notevole portata. Non a caso, infatti, l’Italia è il secondo paese in Europa per episodi di violenza omofobica contro trans e una delle poche nazioni dove non esiste una legge anti-omofobia. Siamo culturalmente arretrati e questo è il triste risultato”.
Andrea Conti