La relazione sulla discriminazione in Italia, inviata da UNAR, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, al Parlamento è un forte campanello d’allarme per il legislatore. Stando ai dati infatti, il ricorso alla Legge Mancino per le condotte discriminatorie è in netta crescita soprattutto per comportamenti razzisti sul web. Il razzismo verbale, però, è tallonato da vicino da sessismo e omofobia, che trovano nell’anonimato di internet massive modalità di espressione, ma sono privi di qualunque previsione normativa e sanzione specifica.
Non passa giorno che un nuovo gruppo sui tanti possibili social network, ovvero un commento o un sito, non inneggi all’odio, alla violenza fino allo sterminio degli omosessuali. E’ uno stillicidio continuo di insulti, che gravano pesantemente su cittadini inermi e adolescenti che chiedono solo la serenità di vivere se stessi, la propria vita, le proprie inclinazioni e i propri affetti.
Gli omofobi, a differenza dei razzisti, sanno di poter agire impunemente tanto i codici italiani sono privi di qualsivoglia tutela per le vittime. I dati che le Istituzioni stesse cominciano a restituirci parlano in modo chiaro e oggettivo: è necessario estendere la Legge Mancino ai reati commessi contro le persone omosessuali, lesbiche e trans. Il legislatore metta da parte l’ideologia e si curi del bene autentico delle persone, garantendo l’uguaglianza nelle tutele alle persone gay, lesbiche e transessuali.
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay