Arcigay: un muro alzato contro di noi

  

Arcigay: un muro alzato contro di noi
Leporatti bacchetta il sindaco, ma sull’assenza al congresso Bonifazi replica: «Non mi hanno invitato»
GROSSETO Voci interne all’Arcigay maremmana avevano figurato il commissariamento dell’associazione come un passaggio procedurale, scaturito dall’assenza di un candidato disposto a caricarsi sulle spalle l’onere della presidenza. Dopo il congresso straordinario di domenica e la successiva elezione di Maurizio Tondi, il cerchio sembrava essersi chiuso. Ma a sconfessare parzialmente questa ricostruzione è lo stesso commissario, nonché coordinatore regionale dell’Arcigay, Daiana Leporatti. «L’associazione era impegnata a portare avanti azioni efficaci sul territorio, ma aveva perso di vista il passaggio di competenze alle direzioni future. Durante il commissariamento abbiamo formato il nuovo gruppo dirigente per quanto riguarda i compiti, gli scopi ed i mezzi di comunicazione». All’obiezione che questo processo “maieutico” si sarebbe potuto svolgere sotto una normale presidenza, e non con un commissario, Leporatti risponde parlando di «una decisione della base che ha scelto di autocommissariarsi per avere un periodo di riflessione e formazione». Così dal direttivo nazionale è stato deciso di fornire questo “strumento”, come si definisce la 37enne di Monsummano, «perché sono anche coordinatrice della rete nazionale “Politiche di genere”, ho un’esperienza adeguata ad affrontare una sfida difficile come quella di Grosseto dove è stato alzato un muro nei confronti della comunità Lgbt». La prova tangibile sarebbe stata la bocciatura in consiglio comunale della mozione per il registro delle unioni civili. Un terreno sul quale si gioca il secondo tempo della polemica con il sindaco Bonifazi che non ha partecipato al congresso. «Evidentemente è oberato di impegni in quanto l’invito è stato inviato insieme a quelli per il presidente della commissione provinciale pari opportunità, Reana De Simone, e per l’assessore comunale, Luca Ceccarelli. Entrambi hanno portato il loro contributo e ci dispiace che il primo cittadino non sia intervenuto, ma questo non preclude la volontà di dialogo». In realtà il sindaco assicura che quell’invito «non l’ho mai ricevuto. Del congresso ho letto solo sui giornali ma ormai avevo preso altri appuntamenti». Al di là del deficit di comunicazione, le rispettive posizioni sul registro delle unioni civili restano agli antipodi. A Bonifazi che aveva motivato il proprio diniego «non per un pregiudizio ma perché concretamente non aggiungerebbe diritti alle coppie di fatto, la questione deve essere legiferata dal Parlamento», Leporatti replica duramente: «i diritti umani sono materia di tutti. Il registro delle unioni civili avrebbe eccome un valore pratico, ad esempio nell’assegnazione degli alloggi popolari. Inoltre gli amministratori locali possono lanciare un segnale sociale che a Grosseto non c’è stato». (l.s.)


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